I malati di tumore devono vaccinarsi contro herpes, pneumococco, influenza e Covid: ecco perché
Le infezioni causate da questi virus, poco pericolose per la maggior parte della popolazione, possono avere conseguenze molto gravi nelle persone anziane, fragili e in chi è immunodepresso, come molti pazienti oncologici

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I tumori e spesso anche le terapie per combatterli indeboliscono il sistema immunitario, rendendo i pazienti particolarmente «fragili» e vulnerabili ai pericoli provenienti da altre patologie, più o meno gravi. Come nel caso dei virus, da quello influenzale di stagione al Sars-CoV-2, dallo pneumococco fino all'herpes zoster e al virus respiratorio sinciziale: il rischio derivante dai loro attacchi per i malati oncologici può essere di gran lunga più grande rispetto al resto della popolazione in termini di maggiore gravità dei sintomi e delle possibili conseguenze a lungo termine, necessità di ricoveri ospedalieri e persino possibili interferenze o ritardi con le terapie anticancro.
Ed è per questo che è fondamentale che siano protetti, ma la vaccinazione in Italia è ancora lontana da una copertura ottimale.
L'Oms: vaccini prevengono milioni di morti ogni anno
La questione è stata al centro di un incontro organizzato al Ministero della Salute dal titolo «La protezione vaccinale nei pazienti fragili e a rischio. Focus sui pazienti oncologici», durante il quale comunità scientifica e associazioni dei pazienti hanno lanciato un appello per diffondere consapevolezza e accesso alle vaccinazioni tanto sul territorio quanto in ospedale, in linea con quanto già prescritto dal Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale, che al quinto punto promuove interventi vaccinali nei gruppi di popolazione ad alto rischio per patologia, favorendo un approccio centrato sulle esigenze del paziente.
Secondo l'Organizzazione Mondiale di Sanità le vaccinazioni prevengono 2-3 milioni di morti l’anno, ma molti decessi sono ancora causati da malattie infettive prevenibili con vaccinazione, soprattutto tra i pazienti immunocompromessi e con altre patologie concomitanti. Tra questi, i pazienti oncologici rappresentano una delle popolazioni a maggior rischio.
«È necessario avvicinare il più possibile le vaccinazioni ai pazienti fragili – ha sottolineato Roberta Siliquini, presidente SItI, Società Italiana di Igiene Medicina Preventiva e Sanità Pubblica –. Infatti, una malattia infettiva in pazienti immunocompromessi o con malattie croniche come le neoplasie potrebbe aggravare la situazione di base o, in alcuni casi, costringere a interrompere delle cure salvavita. Serve anche che i percorsi vaccinali privilegiati per questi pazienti siano correttamente organizzati, uguali su tutto il territorio nazionale e abbiano una governance sostenuta dai dipartimenti di prevenzione».
Effetti gravi
I nuovi casi di tumore registrati nel 2023 in Italia sono stati 395 mila, oltre 1.080 al giorno, con circa 190 mila decessi annui e diverse ricerche scientifiche hanno dimostrato come i vari virus (a partire da quello influenzale) possono portare a complicanze persino letali nei malati di tumore più fragili. Un’indagine condotta dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) ha però evidenziato che il 20% degli italiani con una diagnosi di tumore non ha mai parlato di vaccinazioni con il proprio oncologo e non si sente abbastanza informato su questo tema. Il 56% non conosce i rischi di una mancata immunizzazione. L’80% non è consapevole del fatto che una corretta vaccinazione può contribuire a migliorare i risultati delle terapie anticancro.
«Per questo Aiom ha lanciato una nuova campagna informativa, rivolta anche ai caregiver, che promuove la consapevolezza sull’importanza dei vaccini, come quelli contro influenza, pneumococco, SARS-CoV-2, Herpes Zoster, Virus Respiratorio Sinciziale - ha detto Giuseppe Tonini, delegato Aiom -. Sono in procinto di essere pubblicate le Linee Guida sulle vaccinazioni nei pazienti oncologici. Gli effetti di queste patologie possono essere particolarmente gravi: l’Herpes Zoster, ad esempio, nel paziente oncologico può anche ritardare la cura della patologia di base e i soggetti fragili che contraggono il Virus Respiratorio Sinciziale sono ad alto rischio di malattie gravi».
Virus respiratorio sinciziale
In particolare per herpes zoster e virus respiratorio sinciziale sono da poco disponibili nuovi vaccini. Quest'ultimo è molto diffuso ed estremamente contagioso: si trasmette per via aerea (attraverso l'inalazione di goccioline generate da uno starnuto o dalla tosse) o per contatto diretto delle secrezioni nasali infette con le membrane mucose di occhi, bocca o naso. Attacca le alte vie respiratorie e, successivamente, allargandosi al tratto respiratorio inferiore, può provocare bronchiolite e polmonite.
È uno dei virus più comuni nei bambini ed ora è sempre più riconosciuto come patogeno nella popolazione anziana e immunocompromessa. Nei Paesi industrializzati, negli adulti, provoca oltre 420mila ricoveri ogni anno e 29mila decessi. Finora non sono state disponibili terapie e vaccinazioni, ma è da poco approvato in Italia il primo vaccino per gli adulti, con particolare validità nei soggetti con patologie concomitanti: ha, infatti, mostrato una riduzione del 94,1% della malattia grave e un'efficacia complessiva del vaccino dell'82,6%.
«La maggior parte delle persone guarisce entro un paio di settimane, ma il virus può determinare gravi espressioni di malattia nelle persone fragili, in cui può portare a esiti gravi, come polmonite, ospedalizzazione e morte – ha spiegato Roberto Parrella, presidente della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT) –. In generale, chi ha patologie pregresse rischia un aggravamento delle proprie condizioni e va incontro a tassi di ospedalizzazione più elevati. In Europa vengono stimati almeno 33mila decessi nei pazienti ospedalizzati a causa di questo virus».
Herpes zoster
L’herpes zoster, comunemente chiamato fuoco di Sant’Antonio, è la conseguenza di una riattivazione del virus varicella-zoster che, al momento della prima infezione, è all’origine della varicella. La sua incidenza aumenta con l'età e può essere responsabile di quadri clinici molto gravi nel paziente immunocompromesso, in particolare nei pazienti oncologici, specie in quelli con tumori del sangue. «Le conseguenze possono essere numerose e persino letali – ha concluso Massimo Andreoni, direttore scientifico SIMIT –. L’Herpes Zoster comporta una fastidiosa fase acuta e delle sequele, come la nevralgia post-erpetica, un dolore che colpisce la zona dove si è manifestata l’infezione e che può persistere anche per mesi. La letteratura scientifica più recente ha evidenziato anche complicanze cardio e cerebro-vascolari. La varietà e la gravità di queste conseguenze ci inducono a raccomandare fortemente la vaccinazione, tanto più che il nuovo vaccino ricombinante adiuvato, a differenza del precedente a virus attenuato, si può somministrare anche nei soggetti immunocompromessi. Inoltre, ha dimostrato un rapporto rischio/beneficio nettamente favorevole, oltre che una persistenza d’effetto per 10 anni».