DAL NOSTRO INVIATO
BET HANINA (Gerusalemme Est) — Diffidenza, sfiducia, crescente simpatia per Hamas: possiamo riassumere cos� i sentimenti prevalenti tra i palestinesi scarcerati nel contesto dello scambio per la liberazione degli ostaggi israeliani a Gaza. �Gli israeliani non vogliono che noi si faccia alcun discorso politico e certo esigono che con la stampa non si esprima alcun sostegno o ringraziamento per Hamas. In caso contrario, minacciano di rimettermi in cella o di arrestare mio padre�, ci diceva ieri nel pomeriggio Marah Bakir nella sua abitazione nel quartiere musulmano-cristiano di Bet Hanina, che � parte della Gerusalemme orientale annessa da Israele dopo la guerra del 1967.
Gli elogi ad Hamas e le «spie» trucidate: così in Cisgiordania cresce la rabbia
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Il gruppo islamico tenta di imporre la sua propaganda. L’ex prigioniera liberata: Israele ci ha proibito discorsi politici. I corpi di due �collaborazionisti� esposti in piazza

Dopo le difficolt� dell’ultima ora, in serata Hamas ha appellato la gente a radunarsi a Ofer, la stessa prigione, pochi chilometri da Bet Hanina, dove due giorni fa sono stati liberati i primi 39. Ora ne arrivano altrettanti, sino all’ultimo sono rimasti segreti le loro identit� e il luogo preciso del rilascio. In questa tornata la maggioranza � composta da minorenni accusati di avere tirato pietre ai soldati e almeno 6 donne. Israele intendeva evitare la festa popolare con lo sventolio delle bandiere verdi di Hamas. Ma il gruppo islamico sta facendo di tutto per imporre la propria propaganda.
Marah ha oggi 24 anni. Nel 2015 venne accusata di avere tentato di accoltellare un soldato israeliano mentre stava andando al suo liceo. Le spararono una dozzina di colpi al braccio sinistro: aveva 16 anni, processata in direttissima, fu condannata a 8 anni e mezzo di carcere. �Avevo quasi scontato tutta la mia pena, mi mancavano quattro mesi alla liberazione. Comunque, sono felice, ho ottenuto quattro mesi di vita in pi�. Nel Damon, il carcere di massima sicurezza dove stavo con altre 34 donne palestinesi, la nostra esistenza era come sospesa. Sono riuscita a finire il liceo via remoto.
Per� era difficilissimo comunicare con l’esterno, i miei famigliari potevano vedermi solo due volte al mese. Ma dal 7 ottobre ogni visita era stata sospesa. Due giorni fa hanno detto a sei di noi che dovevamo prepararci per lo scambio di prigionieri, che � avvenuto cinque ore dopo�. Mentre parliamo amici e parenti arrivano in visita. Ma il padre si preoccupa che il tutto avvenga nel modo pi� discreto possibile. �La polizia � venuta anche questa mattina, hanno ripetuto che non vogliono nessuna manifestazione pubblica�, ribadisce preoccupato. Quando la figlia accenna ad Hamas � lui il primo a zittirla.
Per loro parlano comunque alcuni studenti del vicino Collegio per periti elettronici. �Hamas � stata in grado di liberare palestinesi di ogni fazione, i suoi combattenti sono eroi�, affermano diretti. Sono l’ennesima prova del vento della militanza che soffia anche in Cisgiordania. Da tempo ormai sia gli osservatori locali che gli esperti americani paventano l’apertura di un nuovo fronte di scontro e addirittura l’inizio della Terza Intifada, come chiamano le rivolte popolari.
L’assassinio crudele l’altra notte di due uomini accusati di essere spie dei servizi d’informazione israeliani nella citt� di Tulkarem ricorda da vicino le dinamiche delle due Intifade precedenti alla fine degli anni Ottanta e nel Duemila. I cadaveri dei due collaborazionisti sono stati trascinati per la strada, presi a calci e appesi per i piedi a un palo della luce.
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25 novembre 2023 (modifica il 25 novembre 2023 | 22:05)
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