Tra bombe guidate e lanciarazzi, a Chasiv Yar assediata dai russi la resistenza ucraina vacilla

Kostiantynivka (Donbass) — Chasiv Yar è una piccola città del Donbass con una pianta ordinata fatta di krusciovke, quei palazzoni residenziali anni Sessanta tirati su al tempo del segretario sovietico Krusciov, e di strade che s’incrociano con angoli retti precisi. Per più di un anno è stata usata come retrovia per prendere il fiato e fare gli ultimi cinque chilometri prima di entrare a Bakhmut, dove migliaia di soldati russi e di ucraini sono morti nell’assedio più duro dall’inizio dell’invasione ordinata da Putin. La propaganda russa adesso annuncia che le truppe di Mosca che un anno fa avevano preso Bakhmut sono entrate nelle prime file di case di Chasiv Yar e questa volta ha ragione, ma omette la seconda metà della notizia: le forze speciali ucraine e altre unità asserragliate nelle krusciovke le hanno spinte di nuovo fuori dalla città. Eppure, spiega a Repubblica un gruppetto di soldati ucraini che è appena tornato dalla linea dei combattimenti, è soltanto questione di tempo e «entreranno di nuovo, anche per dieci volte, fino a quando non terranno il piede dentro e cominceranno le sparatorie tra palazzo e palazzo come a Bakhmut». I nomi di questi soldati non sono riportati qui perché non erano autorizzati a parlare se non in presenza di un uomo dell’ufficio stampa militare, che però non era presente.

Chasiv Yar e Avdiivka sono due piccole città ucraine così vicino alla linea del fronte che nel 2022 e 2023 facevano pensare: “Com’è possibile che le truppe russe, con il loro numero e i loro pezzi di artiglieria, non siano ancora riuscite a inghiottirle?”. È quello che sta succedendo. Avdiivka è caduta a metà febbraio in circostanze speciali – un nebbione fitto durato per giorni ha permesso ai soldati russi di muoversi come volevano. Chasiv Yar ha l’esercito russo a ottocento metri e questa distanza si sta accorciando. Sono aggressioni che cominciano e finiscono nello spazio di pochi chilometri. La Russia rosicchia pezzetti di Donbass in attesa, si dice, di scatenare un’offensiva che coinciderà con l’inizio dell’estate.

Il gruppetto di soldati ucraini spiega che due giorni fa i soldati russi hanno piazzato in un campo venti lanciarazzi Grad, i grandi autocarri a sei ruote che hanno sulla schiena quaranta tubi per tirare razzi. Poi li hanno fatti sparare tutti assieme su Chasiv Yar. «Ci hanno tirato anche munizioni al fosforo. E gli aerei russi hanno lanciato tre Kab». Le Kab sono bombe guidate e quest’anno il loro uso sta diventando massiccio – più di mille soltanto a marzo secondo il conteggio ufficiale del governo di Kiev. Un tempo gli aerei russi non riuscivano ad alzarsi e a lanciarle per timore delle batterie di missili ucraini, ma adesso le batterie di intercettori sono diventate merce rara perché gli aiuti dei governi occidentali si stanno esaurendo, consumati dal ritmo della guerra. Le batterie rimaste servono a proteggere le città – sono poche pure per quello scopo – e i piloti russi si sentono più liberi di muoversi. Inoltre le Kab adesso sono spesso munite di un paio di pinne che permettono loro di planare nell’aria per decine di chilometri dopo essere state sganciate dai bombardieri, sempre senza perdere di vista il bersaglio finale, e quindi di cominciare il loro viaggio al di fuori dello spazio aereo dell’Ucraina. È la stessa tecnologia, non recentissima, che Israele usa per bombardare Damasco senza entrare nello spazio aereo siriano.

L’anno scorso le truppe ucraine si erano sistemate nelle grandi cantine delle krusciovke, dove le cannonate russe non potevano raggiungerle, ma quest’anno, raccontano, le bombe guidate Kab da duecentocinquanta oppure cinquecento chili fanno crollare i palazzi interi sulle teste di chi si nascondeva ai piani sotterranei. Un soldato ucraino con gli occhi mogi tira fuori il telefono e mostra una foto: c’è lui e sopra di lui la cornice miracolosamente in piedi di un palazzo di molti piani. «Vedi questa porticina qui in basso? È l’ingresso della cantina dove ci siano riparati io e gli altri. Fortuna che il palazzo era di mattoni che offrono poca resistenza, la Kab è arrivata di lato, è esplosa e li ha fatti volare lontano in tutte le direzioni, ma il palazzo attorno al buco dell’esplosione è rimasto in piedi. Fosse stato in pannelli di calcestruzzo ci sarebbe caduto in testa».

«Il nemico continua ad attaccare giorno e notte e sfrutta il suo vantaggio in aria, con i missili e con i proiettili di artiglieria», dichiara il generale Sirksy, chiamato due mesi fa a sostituire il comandante in capo Zaluzhny, che era amatissimo dai soldati ucraini ma non dalla politica. E conferma: «Chasiv Yar è ancora sotto il nostro controllo». Per ora.

Anche il fatto che i soldati russi abbiano piazzato venti lanciarazzi Grad, a mo’ di plotone d’esecuzione, contro Chasiv Yar è un effetto della mancanza di artiglieria dal lato ucraino. Un anno fa non lo avrebbero fatto, oggi per loro c’è più libertà di movimento a terra e nei cieli. Gli effetti di questa nuova situazione si vedono a Kharkiv, la grande città nel Nord-Est ad appena trenta chilometri dal confine con la Russia. Dopo una fase di normalità, adesso ogni notte finisce sotto le bombe che planano da Nord e i droni di fabbricazione iraniana, sempre più veloci e precisi. La campagna di bombardamenti russi contro le centrali elettriche e le zone residenziali per lasciare al buio la popolazione ucraina che era fallita nel 2023 grazie ai sistemi di difesa missilistici oggi sta avendo successo – in cinque regioni dell’Est la rete elettrica funziona soltanto per qualche ora al giorno – e a Kharkiv negli ultimi due giorni ha ucciso otto civili.

Le ondate di aiuti militari che hanno permesso all’Ucraina di affrontare e gestire con una sicurezza da pari a pari l’invasione sono finite oppure stanno finendo. Negli Stati Uniti il partito trumpiano ha bloccato un pacchetto di aiuti annunciato dall’Amministrazione Biden del valore di sessanta miliardi di dollari. È successo il 6 dicembre, sono passati cinque mesi.