Kim potrebbe davvero mandare soldati nordcoreani in aiuto dei russi in Ucraina?
La Nord Corea ha una storica presenza di mano d’opera in Russia e il regime l’ha utilizzata per ottenere in cambio valuta e forniture commerciali. Pyongyang mandò piloti di aerei da caccia alla guerra del Vietnam e recentemente un piccolo contingente in Siria
Quando la settimana scorsa a Pyongyang Vladimir Putin ha annunciato di aver firmato con Kim Jong-un una «intesa rivoluzionaria» di reciproca assistenza militare in caso di aggressione, gli analisti hanno pensato a una mossa per destabilizzare la penisola coreana e impegnare gli Stati Uniti in un altro fronte. Ma la situazione attuale fa pensare anche al fronte ucraino.
Fonti governative di Seul hanno detto alla Chosun Tv che la Nord Corea potrebbe spedire nei territori dell’Ucraina occupati dai russi un contingente del suo genio militare per lavori di ricostruzione. Un piano dai contorni poco chiari, al momento senza conferme, che però ha spinto il Pentagono a reagire: il generale Pat Ryder ha ammonito che si tratterebbe di «carne da cannone» nordcoreana da bruciare nella guerra di Putin.
L’ipotesi di un interesse di Kim al lontano teatro ucraino non è nuova.
Pyongyang ha riconosciuto a luglio del 2022 le autoproclamate repubbliche separatiste del Donetsk e di Lugansk e l’ambasciatore nordcoreano a Mosca, Sin Hong Chol, sempre nel 2022 ha affermato che il suo governo era pronto ad inviare lavoratori in quelle regioni strappate all’Ucraina per aiutare nella ricostruzione delle infrastrutture colpite nei combattimenti.
La Nord Corea ha una storica presenza di mano d’opera in Russia e il regime l’ha utilizzata per ottenere in cambio valuta e forniture commerciali. Nel 2019 il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, nel quadro delle sanzioni per la corsa nucleare e missilistica di Kim ha proibito ai Paesi membri di ingaggiare lavoratori nordcoreani: quell’anno la Russia dichiarò di averne espulsi 18 mila in osservanza dell’embargo. Ma ci sono informazioni di intelligence secondo le quali molti operai nordcoreani sono rimasti a guadagnarsi il soldo di Mosca e in altri Paesi dell’Asia e del Medio Oriente (gran parte del loro salario finisce direttamente nelle casse di Pyongyang). Oltretutto, ora Vladimir Putin dice apertamente che le sanzioni (che pure Mosca aveva votato all’Onu) sono illegittime e non meritano più di essere osservate.
Lo Zar si è impegnato in un grande baratto con il Maresciallo: dall’autunno del 2023 i nordcoreani hanno venduto ai russi almeno 5 milioni di proiettili d’artiglieria impiegati sul fronte ucraino. In più, ora i due hanno firmato il patto di mutuo soccorso in caso che Russia o Nord Corea «siano aggredite da forze esterne».
Un interrogativo «giuridico»: potrebbe Mosca sostenere di essere aggredita da Kiev? E potrebbero davvero partire soldati nordcoreani per appoggiare la «difesa» della Russia?
Gli ucraini fanno fuoco contro le retrovie dell’Armata russa a Belgorod, che è all’interno del territorio russo; e Zelensky vorrebbe recuperare almeno parte delle regioni orientali annesse da Mosca. Ci sarebbe spazio per interpretazioni da parte di avvocati militari. Le leggi internazionali comunque non rappresentano un problema né per Putin né per Kim.
Nel 2022 l’esperto di questioni militari Igor Korotchenko disse alla tv russa che Pyongyang avrebbe potuto spedire fino a 100 mila soldati sul campo di battaglia in Ucraina per sostenere i «fratelli in armi» russi. Secondo Korotchenko, l’esperienza dell’esercito nordcoreano nel fuoco di controbatteria avrebbe potuto spezzare la resistenza ucraina: fuoco di controbatteria descrive individuazione e distruzione dei cannoni e lanciarazzi nemici (e sul 38° Parallelo gli artiglieri nordisti si esercitano in questo tipo di azioni).
Non sembrò credibile allora che Kim si potesse azzardare a muovere un contingente di 100 mila uomini, né che Vladimir Putin potesse umiliarsi fino a richiedere un appoggio così clamoroso.
Ma poi si è scoperto che diverse migliaia di nepalesi sono partiti per il fronte ucraino: a febbraio del 2024 l’ex ministro degli Esteri del Nepal e oggi deputato di opposizione Bimala Rai Paudyal ha detto in Parlamento che i combattenti nepalesi nella guerra europea sono tra i 14 e i 15 mila e ci sono centinaia di dispersi. Il governo di Kathmandu ha ammesso che i volontari nepalesi al fianco dei russi sono circa 200, dei quali 12 caduti al fronte e almeno 5 catturati dagli ucraini. Ma molte testimonianze sostengono che i numeri sono sottostimati. Duemila famiglie nepalesi si sono rivolte alle autorità per conoscere la sorte di loro familiari partiti per la Russia e mai tornati. Il governo nepalese ha sospeso la concessione ai suoi cittadini di permessi di lavoro per la Russia, ha chiesto a Mosca di sospendere il loro arruolamento, di restituire i corpi di quelli morti in azione, di pagare la liquidazione alle famiglie. Nessuna risposta dal Cremlino.
Nel 2022 il Ministero degli Esteri russo disse che le voci diffuse dal signor Korotchenko sull’armata dei 100 mila nordcoreani erano prive di fondamento. Ma ora l’ipotesi torna, sotto forma di «contingente del genio». E c’è il famigerato «patto rivoluzionario» firmato da Putin e Kim la settimana scorsa a Pyongyang.
I reparti del genio militare, in tutti gli eserciti, non si occupano solo di ricostruzione, ma anche di incursioni per demolire obiettivi nemici. Sono uomini addestrati al combattimento.
Anche senza muovere grossi contingenti, gli esperti non escludono che Pyongyang potrebbe inviare qualche centinaio di militari in qualità di «osservatori» e «consiglieri». I nordcoreani otterrebbero così informazioni di prima mano sui sistemi d’arma forniti dagli Stati Uniti e dagli europei all’Ucraina (gli stessi schierati a Sud del 38° Parallelo). E Kim Jong-un centrerebbe due obiettivi strategici: riceverebbe valuta da Mosca e forse il «bonus» di tecnologia russa per il suo progetto bellico, in particolare per sottomarini lancia-missili, campo nel quale la Nord Corea è molto arretrata. E poi, come dimostra il monito del Pentagono sulla «carne da cannone», intervenendo in Ucraina anche in modo simbolico, la Nord Corea si ripropone all’attenzione degli Stati Uniti che con l’Amministrazione Biden l’hanno messa in terz’ordine nella lista delle priorità di politica estera.
In passato, la Nord Corea ha impegnato un piccolo contingente nella guerra del Vietnam, tra il 1967 e il 1968, per contrastare gli odiati americani: allora erano stati inviati un centinaio di addetti alla contraerea e piloti di aerei da caccia, che secondo Pyongyang avevano abbattuto 26 apparecchi della US Air Force in due anni. Più di trent’anni dopo Hanoi confermò la storia, dichiarando che la squadriglia nordcoreana Doan Z (Gruppo Z) si era fatta onore, aveva avuto 14 caduti che erano stati seppelliti in un cimitero nella provincia di Bac Giac e poi rimpatriati nel 2002.
Recentemente, Kim ha sostenuto Bashir Assad nella guerra civile siriana: secondo fonti di intelligence ha operato in Siria una unità nordcoreana di supporto all’aeronautica, stimata tra i 300 e i 3.000 militari, compresi diversi piloti.