
Il generale Roberto Vannacci indagato per peculato e truffa
La permanenza a Mosca del generale Roberto Vannacci finisce sotto la lente d’ingrandimento del Ministero della Difesa prima e della procura militare e ordinaria di Roma successivamente. Il cuore dell’inchiesta ruota attorno a delle “spese pazze” che si ipotizza abbia sostenuto in qualità di addetto militare italiano nella capitale russa dal 7 febbraio 2021 al 18 maggio 2022. Periodo terminato con l’espulsione dell’alto ufficiale dalla Russia per volontà del Cremlino, che mandò via dal Paese 24 tra diplomatici ed esperti militari italiani per rispondere a un’analoga mossa del governo guidato da Mario Draghi che aveva preso la decisione di mandare via dall’Italia trenta fedelissimi di Vladimir Putin.

L’informativa del ministero inviata alle due magistrature che mette nel mirino l’alto ufficiale, diventato noto grazie alla pubblicazione del libro “Il Mondo al Contrario”, riguarda tre diversi aspetti. Da questa relazione sarebbe stata aperta un’inchiesta per peculato e truffa.
Il primo è relativo "alle autocertificazioni in virtù delle quali il generale Vannacci ha percepito l'indennità di servizio all'estero che, come è noto, è attribuita in base all'effettiva presenza dei familiari a carico nella sede estera". Ma gli ispettori contestano che la moglie e le figlie di Vannacci fossero effettivamente a Mosca, mentre i soldi sono stati versati.
Il secondo capitolo riguarda feste e cene. Anche in questo caso Vannacci ha presentato l'elenco delle spese sostenute ma nella relazione viene scritto: "Risulta che il generale Vannacci avrebbe chiesto ed ottenuto rimborsi per spese sostenute impropriamente per organizzare eventi conviviali per la 'Promozione del Paese Italia' presso ristoranti di Mosca piuttosto che presso la propria abitazione".
Infine un possibile danno erariale (il dossier stato affidato alla Corte dei Conti), è stato contestato per l'uso dell'auto di servizio, una Bmw: 9 mila euro sarebbe stati spesi senza giustificazione.