L'italiano star della tv in Corea del Sud: «Ci ho messo 10 anni a imparare la lingua»
Ex manager, oggi conduttore, 40 anni, vive nel Paese dal 2007: «Mi sono trasferito qui per mia moglie. Nei miei programmi tour tra Dolomiti e città d'arte venete. Ai miei figli parlo in italiano, un giorno mi piacerebbe tornare»
L'italiano Alberto Mondi, 40 anni, è una star della TV coreana. Originario di Mirano, provincia di Venezia, si è trasferito a Seul 17 anni fa dopo essersi laureato all’università Ca’ Foscari di Venezia in Lingue e culture dell'Asia orientale. Lavora da 10 anni alla JTBC, una delle principali emittenti televisive del Paese, e con i suoi programmi televisivi, spesso nei panni di conduttore, ha fatto conoscere ai coreani alcuni luoghi italiani e della sua amata regione. Dalle Dolomiti bellunesi alle colline del Prosecco, dalle città di Venezia e Padova a Bassano del Grappa, dove ha portato in visita alcune star coreane con troupe al seguito. Negli ultimi 6 anni Alberto Mondi è diventato una figura chiave per molte aziende italiane che si avvalgono della sua conoscenza della lingua e cultura coreana per stringere rapporti commerciali nell’Asia orientale. Un ruolo che gli è valso l'onorificenza di Cavaliere dell'Ordine della Stella d'Italia.
Alberto Mondi, come è arrivato in Corea del Sud?
«A Venezia ho studiato cinese e ho passato l’ultimo anno dell’università in Cina. Lì ho conosciuto quella che oggi è mia moglie e altri studenti coreani come lei. Mi ha molto incuriosito il loro Paese: una volta conseguita la laurea ho allora deciso di partire per la Corea del Sud, dove ormai vivo dal 2007».
Il suo primo lavoro lì?
«All’inizio mi trovavo al Korea Institute of Public Finance. Dopodiché ho iniziato a promuovere dei brand italiani. In Corea viene data molta fiducia e responsabilità ai giovani e a 27 anni ero già brand manager della Peroni Nastro Azzurro e assieme a un’altra ragazza avevo lanciato il marchio in Corea del Sud. Poi ho lavorato per la Fiat Chrysler Automobiles, diventata poi Stellantis, e poi con Ferrari e Maserati, facendo sempre da ponte tra Italia e Corea nel promuovere marchi italiani».
Da manager neolaureato a star della televisione il passo è tutt'altro che breve.
«È successo per caso. Un giorno ho incontrato un mio ex cliente della Peroni che mi voleva far conoscere il responsabile casting di un programma televisivo. Voleva che partecipassi come ospite a una trasmissione che era una sorta di parodia delle Nazioni Unite dove tre celebrità coreane e 11 persone straniere si trovavano per discutere in coreano su temi di attualità ed economia, un po’ in modo serio e un po’ in modo satirico. Quel programma è stato il mio trampolino di lancio nel 2014».
Come faceva a conciliare il programma con il lavoro in azienda?
«All’inizio l’ho tenuto. Lavoravo alla Fiat durante la settimana e nei weekend registravo le puntate per la tv. Dopo un po’ però era diventata una vita insostenibile e ho deciso di dedicarmi alla televisione man mano che le opportunità aumentavano, anche come conduttore».
Quanto tempo ci ha messo per imparare il coreano?
«Conoscere il cinese mi ha agevolato, ma per parlarlo molto bene e imparare anche a scriverlo mi ci sono voluti 10 anni. Ancora oggi quando leggo i miei copioni mi sembra di dover continuare a perfezionare la lingua».
Che tipo di programmi conduce?
«Il mio primo programma da conduttore è partito 7 anni fa e si intitola “Welcome first time in Korea”, dove una persona straniera che vive in Corea invita i propri amici a visitare il Paese. Per la prima puntata avevo invitato 3 miei amici di Mirano che dovevano viaggiare e conoscere Seul. Era il 2017 e quella volta iniziavano i primi viaggi turistici degli occidentali in Corea. Gli spettatori si divertivano a vederli mangiare con le bacchette o a bere il liquore soju prima di cena come aperitivo. Oltre a questo conduco il format “Inviato Speciale 25esima Ora”, dove i coreani in giro per il mondo mandano dei loro video e noi poi li commentiamo in studio».
Tra i diversi luoghi, lei ha portato nella TV coreana anche un po’ di Veneto…
«Tutto è nato dai coreani che, non conoscendo bene l’Europa, erano convinti che le Alpi ci fossero solo in Svizzera. Io invece ho fatto notare loro che c’erano anche in altri Paesi, e così ho fatto un altro programma dove ho portato in giro quattro celebrità coreane in Italia e specialmente in Veneto. Siamo andati sulle Dolomiti, a Venezia, a Padova. Nelle nostre città hanno conosciuto in estate il caffè shakerato. Quando sono rientrati hanno cercato di riprodurlo in Corea, lanciando una sorta di moda. Poi negli anni ho continuato a viaggiare in Italia per registrare altre puntate per la televisione coreana. Ho poi aperto anche un mio canale YouTube dove faccio conoscere il nostro Paese con Google Earth e ho anche scritto un libro con alcuni consigli di viaggio».
Torna mai a Mirano?
«Ogni estate quando in Corea il clima è molto umido per via dei monsoni, torno in Italia e porto con me anche mia moglie e i miei figli piccoli che devono conoscere le loro radici. A casa cerco di parlare sempre in italiano. Prendono inoltre lezioni private con un’insegnante e leggono e guardano cartoni animati sempre in italiano».
Crede di rientrare in Italia in futuro?
«Ho ancora molto lavoro in tv quindi per il momento rimarrò in Corea. Fra qualche anno però mi piacerebbe tornare a vivere in Italia con la mia famiglia. Vorrei che i miei figli frequentassero la scuola italiana e che conoscessero meglio le nostre meraviglie».
In quel caso le piacerebbe lavorare sempre in tv?
«Non saprei. Intanto da 6 anni aiuto alcune imprese come Nutella, Ferrari, Maserati e Luxottica a intrattenere buoni rapporti commerciali con la Corea del Sud. Potrei magari mantenere questo mio ruolo da intermediario e aprirmi anche a nuove esperienze».
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