Così l'Arabia Saudita difende Putin: le minacce sul debito di alcuni Paesi Ue (Italia inclusa)
La Francia è nell’incertezza politica, la sua governabilità è circondata dai dubbi. Al tempo stesso affronta una situazione difficile per i suoi conti pubblici, avrà bisogno di tornare presto a emettere buoni del Tesoro, per chiedere agli investitori di finanziare le sue spese. Non c’è momento migliore, quindi, per far trapelare questa indiscrezione sui media di tutto il mondo: l’Arabia Saudita potrebbe rifiutarsi di comprare titoli del debito francese e di altri paesi europei (Italia inclusa), se il G7 e l’Unione europea sequestrano le ricchezze della Russia.
Il governo del principe Mohammed bin Salman (detto MbS) non è l’unico a lanciare questo altolà all’Occidente. Si viene a sapere che in occasione dell’ultimo G7 avvertimenti simili giunsero anche da Cina e Indonesia. Però la presa di posizione dell’Arabia Saudita fa scalpore perché negli schieramenti geopolitici tendiamo a considerarla una nostra alleata.
Sui mercati finanziari globali Riad si è spesso distinta per i suoi cospicui investimenti in Occidente.
La posizione presa dal Tesoro saudita agli ordini di MbS rafforza Putin e ravviva le paure delle «colombe» europee. Il tema, su cui gli occidentali si dividono dal febbraio 2022, è il trattamento da applicare a circa 300 miliardi di euro di riserve valutarie che la Russia ha depositato all’estero, in prevalenza su conti bancari presso istituti di credito europei.
L’America sostiene che queste ricchezze vanno sequestrate e versate all’Ucraina per risarcirla dei terribili danni subiti con l’aggressione criminale di Putin. In Europa c’è un forte partito contrario, guidato dalla Germania. L’opposizione al sequestro dice in sostanza questo: se oggi prendiamo questa misura arbitraria ai danni della Russia, domani tanti altri paesi potranno pensare che depositare le loro riserve valutarie nell’Eurozona è rischioso, perché in caso di conflitto politico quei beni diventano sequestrabili. Ne seguirebbe un danno alla credibilità dell’euro, una fuga dalle banche dell’Eurozona, e una ridotta disponibilità ad investire in titoli del debito pubblico europeo da parte di paesi che sospettano di poter diventare «i prossimi della lista» come bersagli di sanzioni.
Lo stallo fra queste posizioni ha fatto sì che il G7 abbia partorito una misura di compromesso: le ricchezze della Russia restano intatte, ancorché congelate; l’unica sanzione che Mosca subisce in questo settore riguarda gli interessi maturati su quei depositi, solo questi ultimi vengono usati per aiutare l’Ucraina (peraltro non come trasferimenti diretti, bensì a garanzia di prestiti).
Per Putin è una puntura di spillo. Ora si scopre che un ruolo importante nell’impedire il sequestro delle ricchezze russe lo ha giocato l’Arabia Saudita, con i suoi avvertimenti e le sue minacce comunicate al G7.
Questo episodio è coerente con la posizione ambigua di Riad fin dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina. Il principe MbS non ha aderito alle nostre sanzioni contro Putin. Al contrario tra l’Arabia e la Russia si è consolidata l’alleanza in seno all’Opec+, l’organizzazione dei paesi produttori di petrolio che da alcuni anni si è allargata a Mosca.
Il Regno saudita si muove in modo analogo a un altro paese che consideriamo filo-occidentale, l’India. Sono due attori di peso in quel vasto schieramento che chiamiamo il Grande Sud globale: concetto geopolitico, non geografico, visto che India e Arabia si trovano a Nord dell’equatore. Né si può dire che il Grande Sud sia sinonimo di povertà: il Kingdom of Saudi Arabia è un paese ricco, l’India ha un’economia in forte crescita da decenni; mantengono però affinità e legami con le nazioni emergenti.
Nella nuova guerra fredda il Grande Sud si rifiuta di prendere posizione a favore dell’Occidente; con ciò spesso rafforzando gli antagonisti dell’Occidente che sono Cina e Russia.
Nel caso saudita ci sono altre ragioni per tenersi buono Putin, oltre alla comune appartenenza al club degli esportatori di energie fossili. L’Arabia teme sopra ogni altra cosa un’aggressione da parte dell’Iran. Ha interesse a coltivare relazioni amichevoli con Mosca e Pechino anche nella speranza che svolgano buoni uffici per impedire un attacco iraniano contro il Regno saudita. Cina e Russia offrono un vantaggio supplementare, non criticano MbS sui diritti umani, al contrario di quanto ha fatto in passato l’Occidente. La Russia nonostante i suoi roblemi rimane un attore militare di peso in Medio Oriente, grazie anche alle sue basi in Siria. La Cina ha rafforzato la sua presenza industriale, finanziaria, tecnologica e perfino militare nell’area del Golfo arabico-persico.
10 luglio 2024, 12:58 - modifica il 10 luglio 2024 | 13:06
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