Stefano Napolitano, chi è l'ultimo italiano in gara all'Atp Roma. Il tifo per il Milan, i tornei senza coach, le polpette della nonna
Prima di questi Internazionali di Roma Napolitano aveva vinto una sola partita nel circuito maggiore. Adesso sfida Jarry sognando il Centrale (e le polpette della nonna)
C'è stato un momento, quattro anni fa, in cui il mondo si era fermato per tutti. Nella primavera del 2020, in piena pandemia, Stefano Napolitano era stato da poco operato al gomito, e svolse un periodo di riabilitazione al Foro Italico, sul campo intitolato a Nicola Pietrangeli. Stefano promise a se stesso e a chi lo stava aiutando che prima o poi su quel campo ci sarebbe tornato.
Ed è esattamente quello che è successo sabato quando, battendo il cinese Shang, Napolitano si è guadagnato l'accesso al terzo turno degli Internazionali BNL d'Italia. Una storia da film, quella del 29enne di Biella, che gira il circuito senza coach ma che si è affidato da un po' di tempo al mental coach Stefano Massari, al fianco anche di Matteo Berrettini (di cui ha ereditato la wild card per questo torneo) nei momenti bui e in quelli di gloria.
Quello al gomito non è stato l'unico infortunio superato da Napolitano, che un anno fa di questi tempi era numero 555 della classifica mondiale: dopo il gomito, ecco il tendine rotuleo, e poi ancora le ernie addominali. Mazzate che avrebbero abbattuto un toro, ma non Stefano, che a 11 anni poteva entrare proprio nel settore giovanile del... Torino. Alla fine scelse il tennis, ma ha mantenuto la sua passione per il calcio e per il Milan. Della sua generazione (è un classe 1995), Napolitano era uno dei giovanissimi più quotati, ma le cose non sono andate così, e per esempio Matteo Berrettini (di un anno più piccolo) è decollato più e prima di lui.
La conferenza stampa dopo la vittoria contro Shang è stata un racconto di tutto quello che è stato, che poteva essere e che sarà. Perché Stefano non si è dato per vinto, e già in questo 2024 ha vinto due Challenger: a Bengaluru (India) e a Madrid. L'anno scorso, invece, Napolitano aveva giocato tre finali (di cui due vinte) a livello Futures: partite che non ti arricchiscono, anzi. «Quando riparti da quei tornei devi pensare a cose molto pratiche — le sue parole —. Quando vai a giocare un Futures, o vinci il torneo o ci rimetti dei soldi. Ho investito molto di quello che avevo per mettere a posto il fisico ma non avevo più budget per continuare a pagare degli allenatori o il fisioterapista nei tornei». Solo con la partecipazione al terzo turno degli Internazionali, Napolitano si metterà in tasca quasi 52mila euro, che diventerebbero 88mila in caso di qualificazione agli ottavi, ma non è questo l'aspetto più importante di questa storia.
Perché Napolitano, prima dell'inizio degli Internazionali numero 125 del ranking mondiale e che ora si è trasferito a Verona, aveva vinto una sola partita in tutta la vita nel circuito maggiore, nel 2017 al Roland Garros contro Mischa Zverev, fratello di Alexander. Poi tanti infortuni, tanti problemi, aspettative troppo alte.
Ma l'avventura di Napolitano agli Internazionali (contro Shang aveva perso il tiebreak del primo set prima di lasciare un solo game nei successivi due all'avversario) dimostra che non è mai troppo tardi e che la vita può sempre dare una seconda opportunità. «Mi preparo alla possibilità di avere delle grosse difficoltà durante la partita perché ovviamente quando giochi contro avversari forti è difficile pensare di avere delle partite lisce — ha proseguito —. Quindi se perdo il primo set riparto in campo nel secondo allo stesso modo, anzi con ancor più forza. Ci lavoro tutti i giorni. Mi sono semplicemente detto di continuare a spingere, sapevo che se fosse uscito più gioco avrei avuto la possibilità di vincere la partita contro Shang, è quello che mi interessa quando sono in campo. Sentivo di avere delle armi ancora da giocare e hanno funzionato».
Oggi ne serviranno altre di armi, contro un avversario insidioso ma non impossibile da battere: Napolitano, sulla Grand Stand Arena (terzo match in programma) se la vedrà contro il cileno Nicolas Jarry, testa di serie numero 21 del torneo e che ha già eliminato un italiano, Matteo Arnaldi.
Stefano, che si è ispirato a Kobe Bryant e ama la cucina (forse ispirato dalle polpette della nonna, anche queste citate nella conferenza-fiume che lo ha fatto conoscere anche a chi non ne aveva mai sentito parlare), vuole godersi questa giornata, l'abbraccio di Roma, il sogno di avanzare ancora e magari di guadagnarsi il Centrale (agli ottavi ci sarebbe uno tra Rublev e Muller): «Ho sempre avuto l'idea di non aver dato tutto e di poter trovare delle soluzioni, anche molto difficili. Una di queste era passare molto tempo da solo, ricostruirmi da solo. Non penso di essere nemmeno vicino a toccare il mio limite adesso, la strada è ancora lunghissima».