Allagare i tunnel di Gaza con acqua di mare: il piano dell’esercito israeliano (e i suoi limiti)


L’idea non � inedita. Anni fa gli egiziani hanno utilizzato un metodo analogo dirottando i liquami della fogna nella zona di Rafah, punto di confine tra il territorio palestinese e l’Egitto. Una mossa legata alla presenza di gallerie scavate dai contrabbandieri ma poi sfruttate anche dai miliziani. Lo Stato Maggiore ha preso in considerazione la contromisura nel tentativo di affrontare quella che viene considerata una minaccia seria e ha anche passato l’informazione agli Stati Uniti, dove � stata accolta con reazioni diverse. Ci sono, infatti, alcuni ostacoli, considerati anche dagli stessi israeliani. Il primo riguarda la sorte degli ostaggi ancora in mano ai palestinesi: le testimonianze hanno confermato che molti dei prigionieri sono stati rinchiusi in strutture sotterranee e dunque l’allagamento potrebbe diventare fatale per chi � segregato in questi ambienti. Il secondo problema � rappresentato dai rischi per il territorio, eventualmente danneggiato dall’acqua marina. Infine, esistono incognite sull’efficacia dell’operazione, dubbi alimentati dalla conoscenza limitata della rete scavata dai guerriglieri nel corso degli anni. � possibile – affermano alcuni – che il sistema si riveli insufficiente mentre i dettagli sul network sono sempre parziali.

Hamas, come le altre fazioni, ha spesso sottolineato l’importanza delle gallerie, ne ha mostrato sezioni con video dove � evidente l’uso bellico, ha rivendicato la costruzione per decine di chilometri. Israele, da parte sua, ha indicato i cunicoli come una delle componenti pi� importanti del dispositivo avversario. Non solo. Ha speso valanghe di denaro per trovare risposte, elaborare studi, creare persino barriere da inserire nel terreno lungo il confine in modo da interrompere i passaggi. Quando � iniziata l’offensiva la ricerca dei tunnel � diventata primaria, affidata alle forze speciali, al Genio e all’aviazione con i raid. Un alto ufficiale, in forma anonima, ha ipotizzato il ricorso ad accorgimenti di tipo �industriale�, coinvolgendo esperti del settore minerario. Una conferma indiretta della volont� di agire ma anche della ricerca di soluzioni. Secondo le fonti militari sarebbero stati localizzati 800 �ingressi� (o uscite) e di questi almeno 500 sono stati distrutti.

Come sempre la realt� resta opaca, stretta tra pericoli concreti, propaganda, manovre per confondere l’avversario. In questa guerra vale di pi� che in altre.