La pediatra che segue i bimbi rapiti da Hamas: «I sussurri, il cibo, la solitudine. Ecco che cosa ci dicono i piccoli liberati»

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di Lorenzo Cremonesi

�Nessuno nomina l’eccidio del 7 ottobre. Sono tutti malnutriti ma il problema maggiore � curare le loro anime�

La pediatra che segue i bimbi rapiti da Hamas: «I sussurri, il cibo, la solitudine. Ecco che cosa ci dicono i piccoli liberati»

DAL NOSTRO INVIATO
TEL AVIV - I bambini ebrei rapiti dagli orchi di Hamas in tanti modi raccontano amplificati all’infinito gli incubi peggiori dell’infanzia, i fantasmi di ogni bambino. La paura di restare soli, la morte davanti ai loro occhi della mamma o del pap�, gli orchi assassini che urlano parole incomprensibili e poi il rapimento nelle caverne a Gaza, dove il cibo � scarso, non si pu� parlare, neppure piangere e un guardiano barbuto ti dice che non tornerai mai pi� a casa tua, che il tuo Paese ti sta bombardando e ti vuole morto assieme ai tuoi carcerieri.

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Efrat Harlev direttrice dello Schneider Children Medical Hospital dove sono ricoverati 19 bambini ex ostaggi

�Un bambino di tre anni mi ha detto che durante il viaggio a bordo di un trattore dal kibbutz dell’eccidio il sette ottobre ai tunnel di Gaza vicino a lui c’era un uomo rosso, lo ha anche disegnato. A quell’et� un bambino non parla esplicitamente della morte, la raffigura in modo allegorico, quasi certamente quella figura rossa era un altro ostaggio insanguinato, morto o moribondo, magari qualcuno a lui familiare�, spiega la pediatra Efrat Harlev, che dirige lo Schneider Children Medical Hospital alla periferia di Tel Aviv. Presso il loro istituto sono adesso ricoverati 19 bambini appena liberati dopo quasi due mesi di prigionia e orrori a Gaza.

�Tutti gli ostaggi hanno perso tra il 10 e 16 per cento del peso corporeo. Mangiavano poco e male, per giorni interi sono rimasti a digiuno, anche quelli molto giovani. Erano sporchi, non potevano lavarsi, le ferite andavano in cancrena, sappiamo che tra gli ostaggi ci sono anche stati diverbi per la divisione della pochissima acqua potabile distribuita da Hamas�, ci ha raccontato ieri.

Dunque, la malnutrizione tra i problemi principali?
�No, il problema maggiore � curare le loro anime, sono feriti nella psiche. Ci aspettavamo di dover limitare un’alimentazione troppo veloce. Ma � stato l’opposto, all’inizio hanno solo sbocconcellato il cibo, chiedevano a ogni boccone il permesso per mangiare. Quelli pi� piccoli addirittura provavano a mettere in disparte il cibo, come se si attendessero che potesse sparire da un momento all’altro. Adesso stanno rapidamente recuperando la forma fisica. Ma per le cure psicologiche ci vorr� molto tempo, probabilmente anni interi�.

Quali sono i loro racconti pi� comuni?
�Reagiscono in modi diversi. Alcuni tacciono, restano muti e soli. Impossibile forzarli. Altri parlano, anche tanto. Soltanto un bambino ha accennato all’eccidio del 7 ottobre. Per gli altri resta un tema tab�, ancora troppo doloroso e traumatico da elaborare. I pi� parlano della prigionia. Una tredicenne ci ha detto che i suoi carcerieri nei tunnel la invitavano ad ascoltare i rombi delle bombe. Vedi? Sei stata abbandonata, nessuno ti vuole pi�, hanno deciso che dovrai morire assieme a noi, le dicevano. Questo senso di essere stati dimenticati e lasciati alla loro sorte resta molto doloroso e diffuso�.

Come si comportano?
�Sono estremamente guardinghi. I pi� piccoli hanno paura di essere lasciati soli. Quando stanno con i famigliari, a loro volta sopravvissuti all’eccidio, non se ne vorrebbero pi� staccare. Piangono e si disperano se la mamma li lascia anche solo per andare al bagno. Lentamente hanno ripreso a parlare ad alta voce, i primi giorni sussurravano, perch� cos� avevano ordinato quelli di Hamas: non potevano parlare tra di loro, non potevano piangere o ridere. Questo elemento dello stare in silenzio lo ribadiscono tutti: per sopravvivere occorreva tacere�.


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5 dicembre 2023 (modifica il 5 dicembre 2023 | 07:17)

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