«Non rimpiango niente, la verità è dalla nostra parte». Orlov, il biologo dissidente che sfida Putin in tribunale

di Marco Imarisio

Al giudice: �Avevo definito il regime fascista, non ho esagerato�

«Non rimpiango niente, la verità è dalla nostra parte». Orlov, il biologo dissidente che sfida Putin in tribunale

Oleg Orlov, 70 anni, copresidente della ong Nobel per la Pace Memorial, fuori dal tribunale di Mosca

�Questo processo � iniziato il giorno in cui la Russia e il mondo sono stati scossi dalla terribile notizia della morte di Aleksei Navalny. Anch’io ne ero rimasto sconvolto e avevo deciso di rinunciare a quest’ultima possibilit� di parlare. Ma poi ho pensato: sono tutti anelli della stessa catena, la morte, o meglio l’uccisione di Navalny, le persecuzioni giudiziarie contro altri critici del regime, me compreso, il soffocamento della libert� nel Paese, l’invasione delle truppe russe in Ucraina. Io non ho commesso alcun reato. Mi processano per un articolo di giornale in cui ho definito il regime politico instauratosi in Russia totalitario e fascista, un articolo scritto oltre un anno fa. All’epoca, a certi miei conoscenti sembrava che fossi stato troppo cupo. Ma ora credo sia evidente che non ho per nulla esagerato�.

In aula

Si � presentato a ogni udienza leggendo Il processo di Kafka. Ma Oleg Orlov non � certo Josef K., perseguito dalle autorit� senza sapere il perch�. � invece uno di quei russi �con il lampo di follia negli occhi�, come da definizione ormai classica di Enzo Bettiza. Nel 1979, quando aveva 26 anni, era considerato uno dei biologi pi� promettenti dell’Urss. Lavorava all’Istituto di fisiologia vegetale di Mosca. Ma di notte fotocopiava volantini autoprodotti contro la guerra in Afghanistan, e li attaccava nelle stazioni degli autobus e nelle cabine telefoniche. Se la cav� con un avviso da parte delle autorit� brezneviane. Due anni dopo si ripete, facendo la stessa cosa per protestare contro la messa al bando di Solidarnosc. Da allora, non ha pi� smesso. Alla fine degli anni Ottanta � tra i fondatori di Memorial, l’organizzazione nata per tenere vivo il ricordo delle vittime della repressione staliniana, Premio Nobel per la pace nel 2022 dopo essere stata dichiarata fuorilegge dalle autorit�. �Il mio problema�, ci disse una volta, �� che appartengo a quella categoria di russi che “sentono” su loro stessi le ingiustizie del mondo, e proprio non riescono a tacere�.

Nella primavera del 2023, gli cade in testa l’inevitabile tegola. Orlov ha scritto un articolo per il sito francese Mediazone in cui ragiona sulle cause dell’Operazione militare speciale. Titolo: Volevano il fascismo e l’hanno avuto. Viene accusato di �screditamento dell’esercito�, secondo l’articolo del Codice penale varato all’indomani dell’invasione dell’Ucraina. Quello scritto � prova evidente di �ostilit� ideologica contro i tradizionali valori russi spirituali, morali e patriottici�. Lui rifiuta di partecipare in modo attivo alle udienze perch� intanto il ministero della Giustizia lo ha dichiarato agente straniero, e Orlov teme che quello status possa danneggiare i testimoni citati dalla difesa. Cos�, siede sui banchi leggendo Kafka. A luglio, il tribunale Golovinskij di Mosca lo condanna a una multa di 150.000 rubli. Per quanto salata, � pur sempre meglio del carcere. Lui non si fa troppe illusioni sul seguito della vicenda. Non sbaglia. La procura fa ricorso, evento abbastanza raro. E nell’appello chiede di sostituire l’ammenda con la detenzione. Ieri sono stati chiesti due anni e undici mesi di reclusione.

La profezia

Nel 1990 aveva lasciato la professione di biologo per entrare a far parte della neonata Commissione parlamentare per i diritti dell’uomo, creata dal Soviet supremo dell’Urss. Erano gli anni tumultuosi della Perestrojka di Mikhail Gorbaciov. Orlov era riluttante a diventare un rappresentante ufficiale dello Stato. Ma fu convinto dal suo maestro Sergey Kovalev, dissidente storico e prigioniero politico dal 1974 al 1987, anni trascorsi nelle colonie penali di Siberia e Tatarstan. �Devi approfittare di questa occasione� gli disse. �Perch� non durer� a lungo�. � una profezia che ancora oggi gli risuona nelle orecchie. Orlov riesce a far approvare le leggi sulla riabilitazione delle vittime dei gulag e sui rifugiati. Dopo quasi quattro anni, lascia. La Russia di Eltsin sta cambiando, ma non nel modo in cui lui sperava.

�Il protagonista di Kafka non sa neppure di cosa � accusato. Noi invece capiamo perch� ci fermano, giudicano, arrestano, condannano, uccidono. Ci puniscono perch� ci permettiamo di criticare il potere. In Russia, questo � ormai proibito. Ricordiamo l’appello di Aleksei: “Non arrendetevi”. Di mio aggiungerei, non perdete l’ottimismo. La verit� sta dalla nostra parte. Coloro che hanno portato il nostro Paese in questa fossa rappresentano il vecchio. Non hanno un’immagine del futuro, solo immagini deformate del passato, miraggi della “grandezza imperiale”. Non rimpiango niente, e non mi pento di nulla�. La sentenza nei confronti di Oleg Orlov � attesa per oggi. Dieci giorni fa, ci aveva confidato di considerarla gi� scritta. E di avere molta paura del carcere. Eppure, ieri ha pronunciato queste parole.


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26 febbraio 2024 (modifica il 26 febbraio 2024 | 22:52)

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