Imballaggi, la normativa Ue su riciclo e riuso: cosa si potrà fare e cosa no (e la posizione dell’Italia)
di Valeriano Musiu
Si vota al Parlamento europeo per il nuovo regolamento sul packaging, e tutto il settore è con il fiato sospeso. Il regolamento, infatti, una volta passato, non avrà bisogno di essere recepito da ciascuno Stato come avviene per le direttive, ma entrerà subito in vigore. C’è da dire che il testo che avrà il via libera mercoledì non sarà quello definitivo. Il passaggio successivo sarà la valutazione del consiglio europeo e poi toccherà al trilogo (consiglio, commissione, parlamento).
Che cosa cambierà è presto detto. Ciascuno Stato membro dovrebbe ridurre i rifiuti di imballaggio pro capite, rispetto ai valori del 2018 del 5 % entro il 2030; del 10% entro il 2035; del 15% entro il 2040. Nel caso del packaging in plastica il taglio dovrà essere del 10% entro il 2030; del 15% entro il 2035; del 20% entro il 2040. Ma non è solo una questione di quantità. Prendiamo il film che avvolge le confezioni da sei bottiglie di minerale: sarà proibito. Le confezioni di frutta e verdura sotto il chilo e mezzo non potranno essere vendute in confezioni monouso: stop quindi alle buste di plastica con dentro l’insalata o ai vassoi di cartone che contengono mele e carote. Basta ai mini-flaconi di shampoo e sapone negli alberghi. No anche ai contenitori monouso di cibi take away: le confezioni dovranno essere riutilizzabili. In pratica per i consumatori si tratterebbe di riconsegnarle in punti di raccolta aderenti a un sistema che poi li smisti per la sanificazione e quindi li restituisca agli stessi take away per il loro riutilizzo.
di Valeriano Musiu
Altra questione: i vari tipi ti packaging saranno divisi in quattro categorie e per ciascuna sarà definita la quantità di materiale che deve provenire dal riciclo: quote più alte, per esempio, per il pet fino a quote nulle nel caso di prodotti delicati come i farmaci. La direttiva ha messo in allarme tutte le associazioni del packaging, da quello in metallo, alla plastica, alla carta. Ma anche la distribuzione, il commercio e la ristorazione. Quest’ultima dovrà «riusare» gli stessi contenitori per determinate quote di ciascun approvvigionamento. «Sugli obiettivi di materiali riciclati all’interno delle varie forme di packaging vorremmo più chiarezza, per esempio, rispetto alla possibilità di utilizzare il riciclo chimico, più efficiente di quello meccanico», osserva il presidente di Unionplast Marco Bergaglio. «Ma il problema di fondo è che questo regolamento rinnega la logica del riciclo, a cui ci eravamo adattati con ottimi risultati in questi anni, per sostituirla con quella del riuso. Questo mette in difficoltà intere filiere». Si potrebbero creare anche nuovi posti di lavoro, per esempio nella pulizia dei contenitori da riutilizzare? «Quello è da vedere, la certezza è che se ne perderanno. Nel nostro settore su 100 mila posti stimiamo ne vengano meno 10 mila. Per di più senza grandi risultati per l’ambiente — conclude Bergaglio — perché tutto il lavoro di pulizia ai fini del riuso comunque comporta sprechi d’acqua e di energia».
I produttori di imballaggi di carta sono penalizzati dall’imposizione di una quota obbligatoria di riuso anche i prodotti consegnati attraverso l’e-commerce. Vietati anche gli imballaggi di cartone dei grandi elettrodomestici. In generale, carta e cartone sono in pratica impossibili da riusare. «Nel nostro settore ci sono 140 mila dipendenti, anche noi temiamo che un decimo sia a rischio», dice il direttore generale di Assografici Maurizio D’Adda. Le associate Anfima (imballaggi metallici) hanno oltre 6mila dipendenti. «Le lattine per bevande in alluminio sono già riciclate al 91% e i vari contenitori in acciaio, scatolette, bombolette e via dicendo, superano ormai l’80%. Il riuso non farebbe altro che complicare la vita alla gente senza offrire migliori risultati», lamenta il presidente Marco Checchi. Per Antonello Ciotti, a capo di PetcoreEurope, associazione della filiera del Pet, va bene aumentare la quota di materiale riciclato all’interno delle bottiglie ma c’è comunque un rischio: «La direttiva non specifica da dove questo materiale riciclato debba arrivare. Il rischio è che lo si vada a prendere in altri continenti dove costa meno». Insomma, vari i punti che non convincono le aziende. Ieri il Ministro Adolfo Urso è volato a Strasburgo per incontrare i parlamentari italiani. M questo è il
giorno della verità.
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22 nov 2023
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