Resta un nemico difficile da combattere il tumore del pancreas , che si � portato via all’inizio dell’anno Gianluca Vialli , dopo aver segnato il destino anche di altri personaggi illustri, come il tenore Luciano Pavarotti e l’attore Patrick Swayze. Negli ultimi anni la ricerca scientifica ha fatto dei progressi e l’aspettativa di vita, che era per lo pi� di pochi mesi, ora supera i tre anni per un numero crescente di malati che oggi possono essere sottoposti a intervento chirurgico.
Tumore al pancreas, la diagnosi precoce è possibile per chi è a rischio
� possibile tenere sotto sorveglianza alcune categorie di persone pi� a rischio di sviluppare il tumore al pancreas cos� da scoprirlo quando le cure sono pi� efficaci

Diagnosi tardiva
Uno dei problemi pi� grandi da risolvere resta per� la diagnosi tardiva : �Il tumore del pancreas � insidioso perch� in fase precoce non d� sintomi particolari e i segnali pi� evidenti compaiono quando ha ormai iniziato a diffondersi agli organi circostanti o ha ostruito le vie biliari — ricorda Alessandro Zerbi, responsabile della Chirurgia Pancreatica all’Irccs Istituto Clinico Humanitas di Milano —. Cos� 8 persone su 10 scoprono la malattia quando � gi� in stadio avanzato e la situazione molto complicata�.
A peggiorare le cose c’� il fatto che questa neoplasia � particolarmente aggressiva e che il pancreas si trova in una zona delicata e difficile da raggiungere. Si spiega cos� il tasso di sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi molto inferiore a quello, per esempio, del seno o della prostata. Nonostante i continui sforzi, per ora i ricercatori non sono a riusciti a mettere a punto test in grado di scoprire i primissimi segnali della presenza di un tumore, ma si sta gi� lavorando sulle persone pi� a rischio di ammalarsi per tenerle sotto controllo.
Prevenzione
�Oltre a fumo, diabete, obesit� e vita sedentaria, a far aumentare le possibilit� di sviluppare un cancro del pancreas � la pancreatite cronica, uno stato d’infiammazione permanente per lo pi� dovuto a un abuso cronico di alcol — spiega Zerbi —. La storia familiare, poi, � responsabile di quasi il 10 per cento dei tumori pancreatici, che in alcuni casi possono essere spiegati nel contesto di patologie geneticamente trasmissibili note: la sindrome di Peutz Jeghers (rischio di oltre 100 volte), la sindrome familiare con nevi atipici multipli e melanoma (20-30 volte), la mutazione del gene Brca-2 (3-10 volte), la pancreatite ereditaria (10 volte) e la sindrome di Lynch�.
Quindi un primo passo fondamentale � limitare i rischi di ammalarsi, ovvero non fumare (3 casi su 10 sono causati dal tabacco), seguire una dieta sana, stare alla larga dai chili di troppo e mantenere una moderata e costante attivit� fisica. Che cos’altro si pu� fare? �Si possono tenere sotto sorveglianza alcune categorie di persone che sono pi� a rischio di sviluppare una neoplasia pancreatica perch� appartengono a famiglie dove sono presenti pi� casi di questa malattia o perch� sono portatori di mutazioni coinvolte nello sviluppo della stessa — risponde Silvia Carrara, presidente dell’Associazione Italiana per lo Studio del Pancreas (Aisp) —. Aisp ha promosso un registro italiano che ha proprio lo scopo di raccogliere dati e informazioni su come procedere al meglio in questa direzione�.
I dati del registro
I primi risultati di tale strategia sono stati pubblicati sulla rivista scientifica The American Journal of Gastroenterology, frutto di una collaborazione multicentrica italiana cui hanno partecipato, tra gli altri e oltre a Humanitas, l’Ospedale San Raffaele di Milano e l’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona. Lo studio riporta i risultati della sorveglianza condotta con risonanza magnetica ed ecoendoscopia per tre anni su 156 persone con aumentato rischio di cancro al pancreas arruolate nel registro Aisp. Cos� sono stati individuati una lesione pre-maligna e 8 adenocarcinomi, 5 dei quali in portatori di mutazioni genetiche.
�Degli 8 tumori, 3 erano in fase avanzata gi� all’inizio dello screening, mentre 5 sono stati riscontrati in sorveglianza al primo stadio, quando si pu� aspirare alla completa guarigione — conclude Carrara, che � responsabile del Programma di Ecoendoscopia in Humanitas —. � un messaggio di speranza importante: l’identificazione di particolari gruppi di persone a rischio e la sorveglianza condotta con i giusti mezzi, con la tempistica corretta, porter� a diagnosi precoci anche in questa neoplasia cos� “ostile” e a una migliore sopravvivenza dei pazienti�.
La ricerca ha fatto progressi negli ultimi anni
Ogni anno in Italia si registrano o ltre 14.500 nuovi casi di cancro al pancreas, la maggior parte in persone fra i 60 e gli 80 anni. E i numeri sono in aumento. �Siamo arrivati a delle piccole-grandi conquiste — dice Massimo Falconi, direttore della Chirurgia del pancreas e dei trapianti all’Irccs Ospedale San Raffaele di Milano —: negli ultimi 20 anni efficacia e sicurezza della chemioterapia sono migliorate grazie all’aumento dei farmaci disponibili e al loro uso in combinazione. Abbiamo capito e dimostrato quale chemio somministrare prima dell’intervento chirurgico e per quanto tempo. Abbiamo dimostrato che l’operazione va fatta solo in centri con determinati requisiti, dove si concentrano pi� mani esperte, perch� l� mortalit� e complicanze sono minori. E abbiamo scoperto alcune tipologie di persone pi� a rischio d’ammalarsi, in modo da poterle “sorvegliare”. Cos� abbiamo guadagnato mesi di vita�.
Affidarsi a centri con molta esperienza
La chemioterapia ancora oggi � l’arma pi� importante nell’affrontare un tumore del pancreas e, sostanzialmente, le possibilit� di guarigione definitiva dipendono dalla sua capacit� di distruggere la malattia �invisibile�. Diversi studi hanno dimostrano, numeri alla mano, che servono centri specializzati nella cura e che � fondamentale rivolgersi a ospedali di grande esperienza, soprattutto per quanto riguarda la chirurgia che � particolarmente complessa.
�La cura di questa neoplasia � resa complessa da diversi fattori — spiega Alessandro Zerbi, responsabile della Chirurgia Pancreatica all’Irccs Istituto Clinico Humanitas di Milano —: la posizione “nascosta” del pancreas rispetto ad altri organi; la sua vicinanza a grosse vene e arterie che rendono difficile la chirurgia fatto salvo per il 20-30% di casi; la diagnosi iniziale in stadio spesso avanzato di malattia. Poi c’� la scarsa risposta alle cure che devono prevedere un approccio multimodale con chemioterapia, chirurgia laddove possibile, ed eventuale radioterapia�.
Il censimento
Dei 395 ospedali italiani censiti da una ricerca coordinata dal San Raffaele e pubblicata nel 2020, per�, ben 300 (il 77% delle strutture) avevano realizzato in media solo tre operazioni al pancreas all’anno. �Un numero troppo basso, considerando che la chirurgia pancreatica � la pi� complessa di tutta l’area addominale — sottolinea Massimo Falconi, direttore del Centro del Pancreas del San Raffaele —. Il risultato � che la mortalit� sul territorio varia da un 3% nei centri pi� eccellenti e a maggior volume fino a oltre il 25% in altri centri di minor esperienza, con risultati disastrosi per i pazienti�. Per questo da anni specialisti e associazioni pazienti chiedono la creazione di Pancreas Unit (sull’esempio delle Breast Unit certificate per il cancro al seno), a cui affidare tutto il percorso per la diagnosi e il trattamento del cancro al pancreas, con le risorse tecnologiche adeguate e la presa in carico da parte di un team multidisciplinare che racchiuda in s� tutte le competenze specialistiche.
�A oggi sono poche le strutture che hanno attivato protocolli di sorveglianza attiva per i soggetti ad aumentato rischio di sviluppare la patologia o Percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali (Pdta) standardizzati — conclude Federica Valsecchi, presidente di Fondazione Nadia Valsecchi, che insieme ad altre realt� quali Amici dal Cuore Viola, Associazione Oltre la Ricerca, Codice Viola, My Everest e Nastro Viola, da anni si occupa di sensibilizzare la popolazione a fare prevenzione, supportare la ricerca scientifica e assistere i pazienti e familiari —. Mancano risorse e strategie a questo dedicate da parte del Servizio Sanitario Nazionale, cos� come andrebbero implementati a livello europeo i fondi dedicati alla ricerca scientifica su questa patologia. E poi si fa troppa poca ricerca su questo tumore ed � quasi del tutto finanziata dalle associazioni nate per lo pi� da familiari che hanno perso qualcuno�.
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4 dicembre 2023 (modifica il 4 dicembre 2023 | 07:36)
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