Spagna, Irlanda e Norvegia riconoscono la Palestina. Schlein: “Ora lo faccia l’Italia”

Dieci anni dopo la Svezia, ieri altri tre Paesi dell’Unione europea hanno ufficialmente riconosciuto lo Stato di Palestina: si tratta, come annunciato di recente, di Spagna, Irlanda e Norvegia. La Palestina è riconosciuta anche da Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia, Romania e Bulgaria, che - in quanto Paesi dell’ex blocco comunista - compirono il passo prima del loro ingresso nell’Unione europea. La decisione, che ha fatto infuriare il governo di Israele - secondo il quale, come previsto dagli accordi di Oslo, uno Stato palestinese può nascere solo per via negoziale - porta a oltre 140 il numero di Stati membri dell’Onu (su 193) che riconoscono la Palestina come Stato. L’eventualità di procedere al riconoscimento dello Stato palestinese è stata discussa ieri anche dalla Danimarca, dove però una mozione in questo senso presentata da quattro partiti di sinistra è stata bocciata in Parlamento, mentre in Slovenia il primo ministro Robert Golob ha dichiarato che il suo governo si pronuncerà domani.

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A Madrid, in una dichiarazione istituzionale pronunciata dal palazzo della Moncloa, il premier Pedro Sánchez ha spiegato che il riconoscimento della Palestina «è una decisione che non adottiamo contro qualcuno, meno che mai contro Israele, un popolo amico che rispettiamo e con cui vogliamo avere le migliori relazioni possibili». E ha assicurato il «rifiuto totale ad Hamas che è contrario alla soluzione dei due Stati». ricordando che la Spagna ha «condannato dal primo momento e con tutta la forza gli attacchi terroristici del 7 ottobre». L’annuncio di Sánchez ha preceduto di qualche ora la riunione del Consiglio dei ministri che ha formalizzato la decisione, spiegata come un tentativo di «aiutare israeliani e palestinesi a raggiungere la pace».

In Irlanda, il primo ministro Simon Harris, annunciando il riconoscimento ha approfittato per esortare Israele ad «ascoltare il mondo e mettere fine alla catastrofe umanitaria» a Gaza. Dublino ha deciso di stabilire piene relazioni diplomatiche con Ramallah (dove avrà sede il nuovo ambasciatore irlandese) per «tenere viva la speranza» di una pace tra israeliani e palestinesi, basata sulla soluzione “dei due Stati”. E da Oslo, il ministro degli Esteri norvegese Espen Barth Eide ha fatto appello alla comunità internazionale perché «aumenti il proprio sostegno politico ed economico alla Palestina e continui il lavoro per una soluzione a due Stati».

E la questione investe anche la politica italiana. Con le opposizioni unite in pressing sul governo perché riconosca lo Stato palestinese. È alla Camera che si concretizza l’azione di Pd, M5S e Avs che hanno chiesto un’informativa urgente alla premier Giorgia Meloni e al ministro degli Esteri Antonio Tajani su quanto sta avvenendo a Gaza. Mentre da Catania, fa eco la segretaria dem Elly Schlein: «Abbiamo visto che la Spagna e la Norvegia hanno proceduto al riconoscimento, sarebbe ora che lo facesse anche l’Italia». «Noi insistiamo sul riconoscimento europeo, perché possa aiutare un processo di pace in Medio Oriente più necessario che mai», ha aggiunto Schlein ricordando l’attacco «con corpi straziati e mutilati» di Rafah.

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Proprio a partire dal raid israeliano, è il verde Angelo Bonelli a scaldare Montecitorio quando riporta le parole di un bambino palestinese di quattro anni ricoverato al Cairo, in Egitto: «Dov’è finita la mia gamba, mamma?». Il deputato Avs in delegazione un mese fa al valico di Rafah ha parlato di «crimini contro l’umanità» e puntato il dito contro «l’ignavia del governo». Il M5S ha presentato una mozione in cui si chiede di riconoscere lo Stato di Palestina entro i confini del 1967. «Governo e presidente del Consiglio siano in Aula per prendersi per una volta una responsabilità», ha attaccato il vice presidente M5S Riccardo Ricciardi prendendo la parola fra bandiere palestinesi e della pace, sventolate dai suoi colleghi di partito. «Non un’azione che mette in discussione l’esistenza di Israele», precisano dal Movimento, ma «per ribadire il concetto di “due popoli, due Stati”». «Troppi silenzi dalla premier, che iniziative sta prendendo l’Italia?», ha chiesto il responsabile esteri dem Peppe Provenzano.