Tim Walz è il vice di Kamala Harris, il governatore del Minnesota preferito a Shapiro e Kelly
Walz è il favorito dai progressisti e sa confezionare frasi a effetto contro Trump e Vance. Veterano della Guardia Nazionale, professore e allenatore di football, ha servito il Congresso 12 anni. Biden: «Ottima scelta»
DALLA NOSTRA INVIATA
PHILADELPHIA - Tim Walz, il governatore sessantenne del Minnesota, è stato scelto da Kamala Harris come vice. In sole due settimane, il “ticket” dei democratici per la Casa Bianca si è così trasformato: da Biden-Harris a Harris-Walz. Barack Obama è stato personalmente coinvolto nella scelta, dando consigli a Harris, raccontandole come lui era arrivato a decidere che Joe Biden era la persona giusta per fare il suo vice. E ci sono delle somiglianze: come Biden con Obama, Walz offre a Harris esperienza nel governare e potenzialmente un appeal per l’America bianca e “blue collar” del Mid-West che bilancia le origini californiane, multietniche e urbane della candidata. Il presidente Biden ha pubblicato un post su X dove approva la decisione di Harris: «Walz forte ed efficace, è un'ottima scelta». Walz non porta in dote uno stato in bilico: la Pennsylvania oppure l’Arizona, come avrebbero fatto Josh Shapiro o Mark Kelly (forse, perché non sempre storicamente i vice lo fanno davvero).
Il Minnesota è comunque spesso definito lo Stato più rosso tra gli Stati blu (qui Hillary Clinton vinse per pochissimo contro Trump nel 2016). E Walz da deputato rappresentò un'area rurale che tende ai repubblicani. In più ha l'aspetto e il linguaggio di quell'elettorato bianco che i democratici hanno perso negli Stati in bilico del nord negli anni passati.
Walz è un ex insegnante di Storia e Studi sociali alle superiori e un ex allenatore di football che decise di correre per il Congresso nel 2006, è stato eletto deputato quattro volte, per poi diventare governatore per due mandati. nato in Nebraska, si iscrisse alla Guardia Nazionale a 17 anni: ha prestato servizio sia in patria che all’estero.
Ma soprattutto sembra una scelta dettata dal voler evitare che il vice faccia «danno». Harris vuole tenere unito il partito: la sinistra rischiava di perdere entusiasmo per il ticket con una nomina diversa. Il governatore della Pennsylvania, Josh Shapiro, l'altro favorito, aveva incontrato l’ostilità della sinistra, per le sue dichiarazioni più dure di altri colleghi di partito sull’antisemitismo nei campus (ebbe un peso anche nelle dimissioni della rettrice della Penn University attaccata dai repubblicani in una audizione al Congresso).
Il senatore dell’Arizona Mark Kelly, che era rientrato nel terzetto finale, piaceva ai colleghi degli Stati al confine con il Messico più duri sull’immigrazione, ma incontrava anche lui una certa opposizione della sinistra, anche perché percepito come anti-sindacati. Bernie Sanders appoggiava Walz; anche Nancy Pelosi sembrava propendere per lui.
Il governatore del Minnesota ha l’autenticità e genuinità che a volte manca a Harris, almeno nella percezione che ne hanno elettori: è lui che ha coniato la frase (ormai un tormentone) «weird» per definire Trump e Vance (in realtà la usava da anni ma è diventata virale solo ora). Mentre Biden parlava di «minaccia alla democrazia», il linguaggio di Walz è immediato. «Gente davvero strana: vogliono bandire i libri, entrare nella vostra stanza d’ospedale. Sono terribili per la politica estera, per l’ambiente, di certo non hanno un piano per la sanità eppure continuano a parlare della classe media…».
È un veterano della Guardia nazionale, possiede fucili che usa per andare a caccia, ma è a favore delle regolamentazioni sulle armi.
Walz, però, è una scelta debole secondo alcuni: un sessantenne, coetaneo di Harris, che dimostra dieci anni di più. E anche lui è comunque attaccabile. Già Harris viene descritta dai repubblicani come una pericolosa estremista di sinistra. «Sarebbe la coppia più di sinistra nella storia americana», afferma ora la Republican Jewish Coalition. Walz dice che l'etichetta «progressista» gli sta benissimo: vanta di aver garantito pasti gratis ai bambini nelle scuole, il diritto all’aborto e ampliato le ferie pagate dei lavoratori. Ha anche legalizzato la marijuana a scopo ricreativo, ampliato le tutele per la comunità Lgbtq, permesso l’accesso gratis all’università per le fasce più povere. «Certo sono un mostro. Bambini con la pancia piena così possono imparare e donne che prendono le loro decisioni sulla propria salute», ha detto in tv. Ha anche rimosso l’obbligo ad avere la laurea universitaria per il 75% degli impieghi statali, mossa approvata in modo bipartisan.
Tra gli attacchi immediati sui social: è stata pubblicata anche una foto di molti anni fa quando fu arrestato perché aveva in in stato di ebrezza, ma da allora ha rinunciato completamente all’alcol. Su Israele, Walz ha sempre votato con il partito a favore degli aiuti al Paese alleato (ma ha anche appoggiato l’accordo sul nucleare con l’Iran osteggiato da Israele), e ha condannato duramente la strage del 7 ottobre: ordinò che tutte le bandiere americane negli edifici stateli venissero calate a mezz’asta. «Se non riuscite a trovare chiarezza morale, se non sapete cosa dire, dovete rivalutare il modo in cui pensate», disse a proposito di chi esitava a condannare la violenza contro gli israeliani. «Questa non è una discussione geopolitica, questo è omicidio». Ha anche dichiarato che bisogna prestare ascolto agli studenti ebrei che si sentono minacciati nei campus e che «il dissenso è una cosa, l’intimidazione un’altra».
Allo stesso tempo, però, Walz ha mostrato tolleranza nei confronti di chi vuole ridurre l’appoggio americano per la guerra contro Hamas a Gaza. Quando il 18% degli elettori del Minnesota, nelle primarie della scorsa primavera, ha votato «uncommitted» (per protesta contro la posizione di Biden su Israele), Walz ha affermato che le loro critiche non devono essere ignorate: «Dobbiamo riportare all’ovile queste persone, ascoltare quello che stanno dicendo, prenderle sul serio. Il loro messaggio è chiaro: dicono che la situazione è intollerabile e possiamo fare di più».
Ora il governatore del Minnesota viene accusato dalla Republican Jewish Coalition di avere simpatizzato troppo con Ilhan Omar, deputata di origine somala del suo Stato definendola una «leader progressista». Ma soprattutto, già nella notte, mentre il suo nome circolava sempre di più come il favorito, sui social venivano pubblicate dai repubblicani immagini di Minneapolis dopo le proteste dell’estate 2020 per l’assassinio di George Floyd, quando 200 negozi di Minneapolis furono danneggiati o saccheggiati. «Durate le rivolte, permise alla folla di bruciare una stazione di polizia nel centro di Minneapolis. Tutto quello che devi sapere su di lui è qua», ha scritto Matt Walsh del sito The Daily Wire. «Quello che il mondo ha visto dall’omicidio di George Floyd è il dolore viscerale della comunità che cerca di capire come andare avanti», disse il governatore allora, in conferenza stampa. Poi però anche lui riconobbe che la risposta alla distruzione durante una settimana di proteste era stata «un terribile fallimento» della Guardia nazionale.
Se Walz viene eletto vicepresidente, la sua vice, Peggy Flanagan, diventerà governatrice per il resto del mandato: la prima donna nativa americana a diventare governatrice nella storia degli Stati Uniti.