Le donne di J.D. Vance: la mamma (ex tossica) a sorpresa in platea, la moglie Usha, la nonna salvatrice

diSimone Sabattini, da Milwaukee

A crescere il candidato repubblicano alla vicepresidenza degli Stati Uniti è stata la nonna, morta nel 2005. La moglie: «Per me ha imparato a cucinare indiano»

Se J.D. Vance ha catturato il nuovo partito repubblicano a trazione ultra trumpiana, lo deve principalmente alla capacità di formulare una ricetta che traduca in teoria politica gli slogan di Donald. Ma lo deve anche alla sua storia, e precisamente alle tre donne della sua vita. 

La prima è la moglie Usha Vance, nata Chilukuri, avvocata di diritto aziendale figlia di immigrati indiani e conosciuta a Yale, incarnazione come lui del sogno americano. Giovane, ambiziosa, ironica («mio marito è talmente dolce e curioso che ha perfino imparato a cucinare il cibo indiano da mia madre», ha detto ieri dal palco della convention), probabilmente liberal, almeno in origine, stando ai circoli che frequentava a Cambridge. Poi il lavoro più recente per i giudici conservatori della Corte suprema John Roberts e Brett Kavanaugh. Certo non si aspettava un’esposizione così improvvisa, ma per quanto diversa dalle donne della Trump family e dalle deputate passate sul palco di Milwaukee, ha mostrato di sapersi ritagliare un suo spazio. Usha è la sicurezza di Vance, cioè l’esatto opposto della protagonista del vero colpo di scena dello speech del candidato vicepresidente. 

«Ci sono tante madri single che lottano», ha detto ieri Vance, «come la mia che stasera è qui, sobria e disintossicata da quasi 10 anni». In quel momento Bev Vance si è alzata dal posto del podio in cui nessuno l’aveva notata. «Ti voglio bene mamma: festeggeremo insieme alla Casa Bianca la tua libertà dalle dipendenze». Sorpresa che riabilita (almeno in pubblico) una figura devastante per la vita di Vance, come sa chi abbia letto Elegia americana. Tra grida, abbandoni, droghe, corse suicide in macchina col figlio a fianco, mamma Vance è stata l’origine dei mali di J.D.. 

Ma quel vuoto ha permesso poi a Vance di affidarsi alla vera artefice del suo successo: la nonna detta Mamaw, che lo ha allevato prima di morire nel 2005. Una donna dirompente, larger-than-life, «di profonda fede cristiana ma talmente scurrile da far impallidire un marinaio». «Una che — ha aggiunto — aveva 19 pistole nascoste in ogni angolo della casa, per essere sicura di potersi difendere. Questo è lo spirito americano!». Se servisse capire come J.D. Vance intenda usare la propria storia per spiegare la sua visione politica, sarebbe difficile trovare un esempio migliore .

19 luglio 2024 ( modifica il 19 luglio 2024 | 09:38)

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