DAL NOSTRO INVIATO
BRUXELLES — �Un trattamento incompatibile con i nostri parametri di civilt� giuridica e con quelli dell’Unione europea�. Per comprendere i passi sin qui fatti dal governo italiano nei confronti del caso Salis bisogna partire da questo punto e da questa contestazione. Prima il ministro degli Esteri Antonio Tajani, poi la stessa Giorgia Meloni, sia al telefono che di presenza, ieri sera, in una saletta dell’hotel Amig�, hanno denunciato le condizioni carcerarie della nostra connazionale e chiesto che venissero immediatamente ripristinati un trattamento consono alle regole europee e la piena fluidit� nei rapporti con i legali e i familiari. Il messaggio � stato consegnato direttamente dalla presidente del Consiglio ad Orban, che si � schermito ma senza tanta convinzione, ma anche alla Presidente dell’Ungheria, Katalin Novak, con una telefonata che nelle prime ore � rimasta riservata.
Meloni, l’incontro in hotel con Orban e il «grimaldello» che può riportare Ilaria Salis in Italia
L’incontro con Orban, la telefonata riservata con la presidente dell’Ungheria Novak e la scoperta di un grimaldello giuridico che riconosce la possibilit� di scontare le misure cautelari nel Paese di provenienza. Il primo passo: i legali di Salis dovranno presentare richiesta per gli arresti domiciliari

Certo, anche se talvolta scricchiolante, pi� volte messo sotto esame da Bruxelles, anche in Ungheria vige il principio di separazione del potere giudiziario da quello esecutivo. Ma � altrettanto vero che una forte moral suasion, ai pi� alti livelli, da parte della stessa Meloni, insistono su un trattamento giudicato �inaccettabile e incompatibile� con le regole civili basilari, � stato trasmesso alle autorit� ungheresi.
Infatti questo � solo il primo pezzo di una strategia pi� complessa che il nostro governo ha gi� definito, e discusso con le autorit� ungheresi. � inutile nascondersi che in Paese come l’Ungheria, ma del resto anche in Italia se dobbiamo essere onesti, l’intervento di un capo di governo e di un capo di Stato sul sistema carcerario prima ed eventualmente anche sui rapporti legali fra i due Stati non pu� non avere un peso. E qui si arriva a quello che ha gi� dichiarato il ministro della Giustizia, Carlo Nordio.
Esiste un grimaldello giuridico per riportare la nostra connazionale in Italia, ed � stato gi� discusso con le autorit� ungheresi. � un accordo quadro europeo, una sorta di Convenzione, la 829 del 2009, che impegna tutti gli Stati dell’Unione a riconoscere la possibilit� di scontare le misure cautelari nel Paese di provenienza del soggetto indagato. Dunque ora il primo passo � nelle mani dei legali della Salis, che dovranno presentare una richiesta di misura cautelare meno afflittiva rispetto al carcere, come gli arresti domiciliari.
A quel punto, se come si spera i giudici ungheresi dovessero concedere la misura meno grave, sar� il nostro Guardasigilli, in raccordo con il suo omologo ungherese, a chiedere che venga riconosciuta l’Accordo quadro europeo del 2009 e dunque il trasferimento presso un domicilio italiano della Salis. Che a quel punto attenderebbe il giudizio della magistratura ungherese dall’Italia. E se condannata in via definitiva potrebbe anche chiedere di scontare la pena in Italia.
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1 febbraio 2024 (modifica il 1 febbraio 2024 | 11:44)
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