Meta, nuova accusa in Europa: la raccolta dati su Facebook e Instagram è «massiva» e «illegale»

Otto gruppi di consumatori di otto Paesi europei hanno depositato un reclamo per la violazione delle norme sulla privacy da parte di Meta. Contestato anche l'abbonamento a pagamento

This photo taken on February 27, 2024 shows Mark Zuckerberg, head of US tech giant Meta, speaking to reporters at the Japanese prime minister's office during his visit to Tokyo. (Photo by JIJI Press / AFP) / Japan OUT

Viene definita una operazione «massiva» e «illegale» per raccogliere dati da centinaia di milioni di utenti. Meta finisce di nuovo sotto accusa, e al centro c'è ancora la questione della privacy. Giovedì mattina, riporta Reuters, la società di Mark Zuckerberg ha ricevuto reclami per la gestione della privacy dei cittadini di otto gruppi di consumatori dell’Unione europea. La richiesta è quella di agire contro l’azienda per la presunta violazione delle norme, quando vengono recuperati i dati degli utenti. 

I Paesi a richiedere un intervento attraverso le rispettive autorità che supervisionano e proteggono gli utenti e i loro dati, sono Danimarca, Grecia, Francia, Norvegia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia e Spagna. Secondo gli organismi dei consumatori, Meta non rispetterebbe il Gdpr. Ursula Pachl, vicedirettrice generale dell’Organizzazione europea dei consumatori (la Beuc, che sovraintende i gruppi di 45 Paesi), ha dichiarato che «I modelli di business basati sulla sorveglianza pongono tutti i tipi di problemi ai sensi del Gdpr ed è ora che le autorità di protezione dei dati ne interrompano il trattamento ingiusto da parte di Meta». L'accusa si concentra soprattutto sulla raccolta di dati e informazioni su cui gli utenti non possono dare il loro consenso volontariamente, come ad esempio l'orientamento sessuale, lo stato emotivo o la dipendenza da alcuni comportamenti. Le sfere più deboli, insomma, della nostra emotività, che possono essere dedotti dagli algoritmi in base ai nostri scroll in bacheca, ai nostri post o ai nostri like.

Sono state anche mosse delle critiche contro la società, in relazione al recente lancio di abbonamenti a pagamento in Europa per la fruizione dei contenuti senza pubblicità su Instagram e Facebook. Meta difende la propria offerta, che avrebbe lanciato per conformarsi alle nuove norme europee. Tuttavia, la critica mossa dai gruppi è che il piano di abbonamento appare come se si richiedesse agli utenti di pagare affinché la loro privacy venga rispettata.

Prosegue la vicedirettrice Pachl: «L'offerta di Meta ai consumatori è una strategia per nascondere quello che è, in sostanza, il solito vecchio recupero di tutti i tipi di informazioni sensibili sulla vita delle persone, che poi monetizza attraverso il suo modello pubblicitario invasivo». La posizione di Meta però è la medesima, anche in questo caso, ovvero che l’abbonamento senza pubblicità affronterebbe gli ultimi sviluppi normativi e le sentenze dei tribunali europei degli ultimi anni: «Dal 2019 abbiamo visito la privacy di Meta. Le autorità di regolamentazione, i responsabili politici e gli esperti ci chiedono conto della protezione della privacy delle persone. Lavoriamo con loro per garantire che ciò che costruiamo segua le migliori pratiche e soddisfi gli elevati standard di protezione dei dati» ha dichiarato un portavoce.
Questo è solo l'ultimo atto (ma probabilmente, solo in senso temporale) di un continuo reclamo da parte di gruppi europei e non, contro le pratiche della società di Zuckerberg. Se in Europa la lotta verso Meta è concentrata più sulla protezione dei dati, in Patria le autorità locali puntano sulla salute mentale

29 febbraio 2024

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