NEW YORK — A Washington ha lasciato la sua casa in un quartiere tranquillo, ormai assediata in permanenza da un centinaio di manifestanti filopalestinesi della campagna �Occupy Blinken� accampati con le loro tende che chiamano il Segretario di Stato �segretario del genocidio� e stendono striscioni: �Il sanguinario Blinken vive qui�, �Attenti, criminali di guerra in questa casa�. In Israele Anthony Blinken trova un negoziato per gli ostaggi e una tregua umanitaria in stallo, un Netanyahu sempre arcigno e un ministro di estrema destra, il titolare della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir, che, addirittura, prende a schiaffi il principale alleato dello Stato ebraico, Joe Biden.
Il ritorno di Blinken (contestato a casa): l’America accelera per sbloccare lo stallo
Il segretario di Stato degli Stati Uniti va per la quinta volta tra Israele, Egitto, Arabia

Un picchetto filopalestinese fuori dalla casa di Blinken in Virginia (Afp)
Il presidente Usa � contestatissimo in America e deve fronteggiare la rivolta di mezzo partito democratico per il sostegno che continua a dare a Israele, ma Ben-Gvir lo accusa di indebolire la lotta contro i terroristi con la sua richiesta di aiuti umanitari ai palestinesi (secondo lui finirebbe tutto ad Hamas). E conclude: le cose per Israele andrebbero molto meglio se alla Casa Bianca ci fosse Trump. Pi� che le contestazioni, alle quali � ormai abituato, Blinken soffre gli scarsi risultati dell’instancabile lavoro diplomatico di tessitura per arrivare a una tregua, alla liberazione degli ostaggi israeliani o anche solo per ottenere pi� aiuti umanitari ai palestinesi di Gaza e attacchi meno devastanti nei quartieri abitati da civili.
Quella che il capo della diplomazia Usa ha iniziato attraverso Israele, la West Bank palestinese, l’Egitto, l’Arabia Saudita e il Qatar � la quinta missione in Medio Oriente dai massacri di Hamas del 7 ottobre scorso. Le prospettive non sono rosee nemmeno stavolta, ma � importate tenere aperto il canale diplomatico, soprattutto ora che gli attacchi mortali dei ribelli filoiraniani di Siria e Iraq e quelli degli Houthi alle navi nel Mar Rosso hanno costretto gli Stati Uniti a lanciare massicce rappresaglie militari. �Intendiamo intraprendere ulteriori attacchi e ulteriori azioni per continuare a inviare un chiaro messaggio che gli Stati Uniti risponderanno quando le nostre forze verranno attaccate e la nostra gente uccisa� ha detto ieri il consigliere per la Sicurezza nazionale Jake Sullivan.
Con i bombardamenti di venerd� e sabato Biden ha voluto mandare un segnale forte ma al tempo stesso misurato. Secondo esperti di Iran, al di l� delle parole non ci sar� una reazione dura di Teheran anche perch�, dopo l’uccisione, domenica scorsa, di tre soldati Usa, il regime degli ayatollah ha avuto il tempo di ritirare i suoi dalle basi dei ribelli: bombe e missili americani hanno distrutto il dispositivo bellico delle formazioni della guerriglia, ma non ci sono state vittime iraniane. Biden, comunque, sa bene che, per quanto dovuta, la reazione militare non risolver� i problemi. Per questo Blinken riprende l’impervio ma inevitabile lavoro di ricucitura da dove � partito l’ennesimo incendio mediorientale: Gaza.
L’ipotesi di tregua definita con la mediazione di Egitto e Qatar e dopo gli incontri a Parigi dei capi dei servizi segreti Usa e dei capi dei servizi segreti americani, israeliani e arabi, non decolla. Parlando ieri agli studenti dell’Universit� di Baltimora, il ministro degli Esteri del Qatar ha detto che potrebbe volerci ancora qualche settimana. Intanto � importate aiutare la popolazione civile e tenere aperti i canali, come Blinken sta facendo con i sauditi, che venerd� gli hanno confermato la disponibilit� a riprendere il dialogo con Israele, appena possibile.
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4 febbraio 2024 (modifica il 4 febbraio 2024 | 22:13)
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