Putin, come indottrina i bambini nei territori occupati in Ucraina
Pressioni e ritorsioni su famiglie e insegnanti
Nel frattempo, migliaia di studenti e insegnanti che vivono sotto occupazione subiscono pressioni affinché passino alla scuola russa. A ottobre 2023 circa 1.300 scuole si trovavano nei territori ucraini occupati dalla Russia. Il personale docente è stato inviato in Russia o nella Crimea occupata per riqualificarsi secondo i parametri imposti da Mosca e parte di esso è stato minacciato di essere sostituito da insegnanti russi se si fosse rifiutato. Secondo le testimonianze che abbiamo raccolto, a partire dallo scorso mese di settembre, i genitori nei territori occupati ricevono una tantum di 10.000 rubli (145 euro) per mandare i propri figli a scuola russa, più 4.000 (50 euro) al mese per il vitto. Tuttavia, le scuole mancano di insegnanti qualificati, con i bambini costretti a leggere i libri di testo da soli, portando ad un declino della qualità dell’istruzione e della disciplina. In un report, basato sulle testimonianze di 23 operatori scolastici e 16 famiglie, Amnesty International scrive: genitori e insegnanti che tentano di continuare l’istruzione ucraina durante il periodo dell’occupazione rischiano la prigione. Alcune famiglie addirittura hanno nascosto i propri figli, temendo che vengano rapiti e mandati in strutture di «rieducazione» in Russia. Ma nonostante i rischi, insegnanti e genitori cercano in tutti i modi di organizzare lezioni di ucraino. Lo studio parla di lezioni tenute segretamente e distribuzione clandestina di libri.
Cosa si insegna ai bambini ucraini
Il modello Crimea, annessa dalla Russia da più di otto anni, mostra come l’istruzione nei territori occupati miri – con successo – a cancellare l’identità ucraina e a militarizzare i bambini. Un esempio su tutti: durante le lezioni di storia viene insegnato che l’Ucraina ha sempre fatto parte della Russia. Secondo le testimonianze di chi è fuggito dalle zone occupate e secondo quanto si osserva dalle chat Telegram, i russi hanno inondato le zone dell’oblast di Zaporizhia occupate con 34.000 libri di testo di propaganda. I bambini ora sono costretti a imparare il russo e a cantare l’inno russo, indossare abiti tradizionali russi e a scrivere lettere ai soldati russi. Tutte informazioni confermate anche dagli insegnanti ucraini fuggiti dai territori occupati con cui abbiamo parlato nella regione di Zaporizhia nei mesi scorsi. Coloro che rifiutano vengono minacciati di essere allontanati dai genitori per essere «rieducati negli orfanotrofi russi».
«Il mio Paese si chiama Russia»
A Mariupol tutte le scuole della città sono circondate da recinzioni e l’ingresso è presidiato dai militari. I genitori ogni mattina accompagnano i bambini al cancello e alla fine della giornata li vanno a riprendere. Non possono verificare come si svolge il processo educativo. Il tricolore russo, lo stemma russo e i testi dell’inno russo sono ora esposti nell’atrio di ogni scuola. Infine ai bambini viene detto che il loro paese si chiama Russia in ogni lezione, sia che si tratti di scienze, storia e persino di lingua russa. Il testo che abbiamo potuto visionare recita: «Il nostro Paese si chiama Russia. È il paese più grande del mondo. La Russia è la nostra patria. Molte nazioni vivono qui: russi, tartari, ebrei, komis, maris, bashkir, careliani, udmurti, buriati, avari, osseti, ceceni, ciukchi, yakuti e altri. La capitale della Russia è la meravigliosa città di Mosca». Il media online russo Important Histories ha scoperto che esistono vere e proprie tabelle educative. «Discussioni sull’unità del Paese, su come sia necessario preservare e proteggere la propria cultura, il proprio popolo» devono essere tenute con gli studenti delle classi 1-2. Agli studenti delle classi 3-4 verrà detto che amare la Patria significa, in particolare, «svolgere compiti militari, prestare servizio militare». Il curriculum per le classi 5-7 include una conversazione obbligatoria sulla «operazione speciale». Gli studenti delle scuole superiori sentiranno dire che «le persone veramente patriottiche sono pronte a difendere la propria Patria con le armi in mano».
Insegnanti: pressioni e minacce
A Mariupol gli insegnanti ricevono uno stipendio mensile compreso tra 25.000 e 32.000 rubli (da 400 a 515 dollari). Per gli standard di Mariupol non è una bassa paga. Tuttavia, gli insegnanti russi che accettano di venire a insegnare nelle zone occupate dell’Ucraina vengono pagati 150.000 rubli a testa (circa 2.400 dollari). Ma sono davvero pochi. Tutti gli insegnanti di Mariupol hanno accettato di frequentare corsi di formazione avanzata durante l’estate ma continuare a lavorare sta diventando sempre più complicato. Dunque molti insegnanti stanno abbandonando la professione, a causa della migrazione, del pensionamento, e dei divieti legati alla guerra. Secondo il dipartimento dell’istruzione, da febbraio la regione di Kharkiv ha perso quasi 3.000 dei 21.500 insegnanti. Per contrastare la propaganda russa il ministero ucraino dell’Istruzione e della Scienza (Mes) ha offerto agli insegnanti delle zone occupate che non sono in grado di continuare a lavorare il mantenimento del posto e i 2/3 dello stipendio. Devono però rifiutarsi di collaborare con le autorità di occupazione seguendo i programmi di insegnamento russi. In caso contrario sono ritenuti responsabili di collaborazionismo e puniti con una reclusione fino a 3 anni senza diritto di lavorare nel campo dell’istruzione in futuro.
Cancellazione della memoria storica
«Nelle scuole di Mariupol è consentito insegnare la lingua ucraina, ma come materia facoltativa» ci hanno raccontato alcuni insegnanti fuggiti dalle zone occupate. Va detto che già prima dell’invasione l’Ucraina aveva modificato il proprio sistema educativo diversificandolo da quello ereditato dall’Unione Sovietica, relegando il russo fra le lingue straniere e rivedendo i corsi di storia per includere eventi come l’Holodomor, la carestia causata dai sovietici negli anni ’30 che uccise milioni di ucraini e che è ancora ampiamente negata in Russia. La storia della soppressione della lingua e dell’istruzione ucraina da parte della Russia risale a secoli fa. Mentre sotto la guida di Stalin l’Unione Sovietica orchestrò una brutale campagna per eliminare il nazionalismo e la cultura ucraini: il suo regime considerava la lingua ucraina una minaccia all’unità dell’Unione Sovietica e andava soppressa a tutti i costi. Migliaia di insegnanti e intellettuali ucraini sono stati arrestati e detenuti, spesso sottoposti a tortura e confessioni forzate. Coloro che erano considerati anche lontanamente legati al nazionalismo ucraino dovettero affrontare la reclusione, i lavori forzati o l’esecuzione. Il governo sovietico eliminò anche i libri in lingua ucraina dalle scuole e dalle biblioteche, sostituendoli con letteratura e propaganda russa. Un secolo dopo la storia si ripete.