Cop28, blitz degli attivisti nel padiglione Opec. Pichetto: “Dall’Italia 10 milioni di euro per i piani cibo-clima nei Paesi in via di sviluppo”

DUBAI. Gli attivisti per l'ambiente presenti alla Cop28 di Dubai hanno fatto irruzione stamattina nel padiglione dell'Opec per chiedere l'uscita dai combustibili fossili. «Sappiamo che l'Opec ha inviato una lettera ai suoi membri chiedendo loro di opporsi all'uscita dai combustibili fossili e pensiamo che questo sia un brutto segnale», ha dichiarato Nicolas Haeringer della ong 350.org davanti ai visitatori stupiti dello stand. «Per noi, avere un padiglione Opec alla Conferenza è come avere una grande trivellazione petrolifera nei negoziati», ha denunciato. «Vogliamo un'uscita totale, giusta e rapida dai combustibili fossili», hanno cantato gli attivisti prima di ritirarsi.

Il contributo dell’Italia per i Paesi in via di sviluppo
L'Italia contribuirà con 10 milioni di euro agli investimenti in piani integrati di cibo e clima nei Paesi in via di sviluppo. Lo ha annunciato al G7 di Dubai, per la prossima presidenza italiana del G7 nel 2024, il ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto. L’Italia, manterrà così «alta l'attenzione sulla sicurezza alimentare globale nell'agenda politica internazionale».

«La sicurezza alimentare e il cambiamento climatico sono strettamente collegati - ha detto il ministro - Insieme ai nostri partner, stiamo portando avanti la riflessione, con iniziative concrete volte a rafforzare i nostri sistemi alimentari e renderli più sostenibili, resilienti e produttivi». Il 1 dicembre, a Dubai, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, aveva annunciato che l'Italia ha firmato la Dichiarazione degli Emirati Arabi Uniti sulla Agricoltura Sostenibile, i Sistemi Alimentari Resilienti e l'Azione per il Clima della CoP28. «E siamo molto soddisfatti del grande sostegno che sta ricevendo da parte della comunità internazionale», ha sottolineato Pichetto. I fondi messi a disposizione, ha poi spiegato in ministro, «saranno utilizzati per sostenere progetti pilota in diversi Paesi africani, in collaborazione con le organizzazioni internazionali e regionali, nonché con il settore privato». Inoltre, «l'Italia continuerà a sostenere l'Iniziativa per l'Africa del G20, che mira a promuovere la crescita economica sostenibile e inclusiva nel continente africano». Iniziative, conclude Pichetto, «che rientrano in quello che definirei lo spirito del Piano Mattei, con il quale l'Italia intende promuovere lo sviluppo in Africa sulla base di partenariati paritari».

(ap)

L’allarme della Fao: entro il 2030 600 milioni di persone alla fame
Secondo l'Organizzazione mondiale per l'Alimentazione e l'Agricoltura (Fao) (che a Cop28 presenta la tabella di marcia globale per raggiungere l'obiettivo di eliminare la fame e tutte le forme di malnutrizione senza superare la soglia di 1,5° gradi di aumento delle temperature globali fissata dall'Accordo di Parigi) entro il 2030 circa 600 milioni di persone dovranno affrontare la fame cronica a causa della crisi climatica globale. La strategia globale abbraccia i prossimi tre anni e comprende un portafoglio diversificato di soluzioni in dieci distinti ambiti d'azione per una trasformazione nei sistemi agroalimentari. Contiene 120 azioni in 10 ambiti che includono energia pulita, colture, pesca e acquacoltura, perdite e sprechi alimentari, foreste e zone umide. Sul fronte delle emissioni, l'obiettivo è ridurre le emissioni di metano dei sistemi agroalimentari del 25% entro il 2030 rispetto al 2020, raggiungere la neutralità del carbonio entro il 2035 ed entro il 2050 «catturare» 1,5 gigatonnellate di emissioni di gas serra all'anno.

«Solo il 20% delle imprese italiane ha un piano per il clima»
Marco Frey, presidente di Ungc Italia, lancia un allarme sull’impegno delle aziende per la difesa del clima: «Il rapporto tra chi ha adottato un piano sul clima e chi non lo ha fatto è di uno a cinque, decisamente basso considerato il peso della nostra economia». E ha osservando che «il ruolo del settore privato è cruciale, ma è necessario sviluppare e implementare iniziative di supporto che possano guidare le imprese nell'ambizioso percorso verso il net-zero».

Per Daniela Bernacchi, direttore esecutivo Ungc Italia «non c'è dubbio che nel mondo aziendale esista una forte consapevolezza del tema ambientale». Ma esistono freni oggettivi al cambiamento: per il 34% delle aziende si tratta di limiti economici che non consentono di fare investimenti adeguati, per il 27% di freni burocratici, mentre per un altro 27% pesa la mancanza di figure professionali competenti. Quanto alle risorse umane dedicate alla definizione di obiettivi di riduzione delle emissioni nelle aziende che non hanno sottoposto i propri target a validazione, «nel 34% delle imprese è oggi presente una persona o un team che se ne occupa, mentre il 41% preferisce affidarsi a consulenti esterni».

Dalla ricerca emerge ancora che è nella moda, nel food e nelle utilities che si riscontrano i livelli di conoscenza maggiori. Mentre nelle costruzioni (settore ad alto impatto in termini di emissioni), le conoscenze sono piuttosto sommarie e poco diffuse. Automotive e utilities risultano i settori più consapevoli del valore in termini di competitività e reputazione dell'adozione di comportamenti sostenibili da parte delle aziende. Per quanto riguarda invece l'impegno e le iniziative ambientali, è sempre il settore delle utilities quello impegnato in modo più assiduo e strutturato, sia in iniziative di contrasto al cambiamento climatico, che in iniziative di sensibilizzazione interne rivolte alla propria popolazione aziendale. Il retail, al contrario, risulta il settore più indietro.