Perché l’Europa non può fare la guerra alla Russia
Caro Aldo,
lei ha scritto che l’Europa non farebbe mai la guerra alla Russia. E se fossimo costretti? Come faremmo a tirarci indietro?
Franco Russo, Roma
Caro Franco,
Senza gli Stati Uniti, l’Europa occidentale non sarebbe assolutamente in grado di fare la guerra alla Russia, per almeno tre motivi. Primo. L’Italia ha un esercito di circa 90 mila uomini, in linea con quello spagnolo e quello francese (che ha in più 25 mila riservisti). La Germania ne ha circa il doppio. Sono soldati spesso bene addestrati e abbastanza bene armati; ma la grande maggioranza di loro ha sparato solo al poligono. Gli eserciti europei hanno una cultura di peacekeeping: presidio del territorio, dialogo con le autorità e la popolazione, contrasto di bande armate locali. Non sono assolutamente preparati a uno scontro in campo aperto con l’esercito russo, che sarà certo logorato dalle battaglie in Ucraina ma è anche temprato da vent’anni di guerre di fatto sempre vittoriose, in Cecenia, in Georgia, in Crimea, in Libia, e in particolare in Siria. L’unico Paese europeo ad avere oggi una cultura militare e un’organizzazione efficiente, il Regno Unito, non fa più parte dell’Unione europea. La Francia può pensare a una piccola spedizione che avrebbe un prezioso valore simbolico, ma uno scarso effetto sul terreno. Secondo. L’Ue dispone di una sola potenza nucleare, la Francia, la cui «force de frappe», per usare le parole di De Gaulle, è incomparabilmente inferiore a quella russa. Ovviamente è auspicabile che nessuno usi l’arma nucleare; ma in termini di deterrenza non c’è confronto. Terzo. La Russia di Putin, purtroppo, non è un Paese isolato. Dialoga con le medie potenze, a cominciare dalla Turchia. Fa parte dei Brics, con il Brasile di Lula vergognosamente prono a Mosca, di cui sono entrati a far parte dal gennaio di quest’anno pure gli arcinemici Iran e Arabia Saudita. Soprattutto, la Russia ha buoni rapporti con altre due potenze nucleari da tre miliardi complessivi di abitanti: la Cina, che non ha mai aderito alle sanzioni occidentali, e l’India, che è il più grande importatore di armi al mondo, e negli ultimi vent’anni ha comprato il 65% dei suoi armamenti proprio dalla Russia. A essere isolata è semmai l’Europa occidentale; soprattutto se ci capiterà la disgrazia della rielezione di Trump, il cui unico beneficio potrebbe essere costringere gli europei ad accelerare il processo di unificazione, in particolare su due punti: il fisco, con la fine della concorrenza sleale, in particolare di Olanda e Irlanda; e appunto la difesa comune.
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«L’odissea per tornare a casa con il bus sostitutivo»
Scrivo per segnalare l’ennesimo disservizio della nostra rete ferroviaria meridionale. Come è noto, a causa di una voragine del terreno la tratta ferroviaria «Foggia-Benevento» è interrotta, la soluzione adottata domenica da Trenitalia per il treno «Frecciarossa 9560» è stata quella (difficilmente comprensibile) di sostituire l’intera tratta da Lecce a Roma con un pullman, che in quanto a confort ricordava le corriere degli anni ’80 del secolo scorso; anche a voler apprezzare l’intento di Trenitalia di rievocare i tempi trascorsi delle gite scolastiche mancava, alla Stazione di partenza, il personale che indicasse da dove partire, ed ovviamente il pullman non aveva un bagno funzionante. Tralasciando che i seicento chilometri sono stati percorsi in 11 ore circa (per consentire al pullman di effettuare tutte le fermate che avrebbe fatto il Frecciarossa), giunti in prossimità di Caserta, i passeggeri si sono trovati «nel mezzo di una selva oscura» perché l’autista del pullman aveva sbagliato strada e vagava tra le campagne di Marcianise alla ricerca della stazione ferroviaria di Caserta. Un’odissea durata circa un’ora e risolta grazie alla collaborazione dei passeggeri che, trasformati in novelli virgili, guidavano, con l’aiuto di Google maps, l’autista del pullman e riuscivano, finalmente, «a riveder le stelle»: ovvero la stazione ferroviaria di arrivo. Domanda: ai giorni nostri, Dante in quale girone avrebbe collocato i meridionali che, ogni tanto, tornano a casa in treno?
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