Giulia Quintavalle, la prima donna d’oro del judo italiano: «Ora gestisco a Cecina la palestra dove sono cresciuta»
La medaglia alle Olimpiadi di Pechino nel 2008: «Riprovai a conquistare la medaglia a Londra, non sapendo che stavo aspettando un figlio. Alla terza Olimpiade invece rinunciai subito, un bambino richiede molto sacrificio»
Il suo oro, categoria 57 kg, l’unico vinto nella storia da una judoka italiana, lo ha conquistato stendendo un tenente dell’esercito olandese, Deborah Gravenstijn, lei che per anni ha indossato la divisa delle Fiamme Gialle. Giulia Quintavalle, livornese, 41 anni, sposata con un judoka Orazio D’Allura e madre di Leonardo e Zoe, oggi insegna ai suoi allievi come rialzarsi quando si cade. Nello sport come nella vita.
Prima donna d’oro nel judo. E neppure stava bene...
«Avevo rimediato una botta nel terzo incontro contro un avversaria australiana che si era buttata con il corpo sul mio braccio, una cosa ai limiti del regolamento. Però quando hai l’adrenalina addosso il dolore non lo senti più».
Disse: avevo molta paura ma credevo in me stessa.
«Sapevo di valere ma non mi facevo illusioni sull’oro, in un secondo puoi vincere e in un secondo puoi perdere».
È vero che dopo la vittoria le fecero trovare una piramide di barrette di cioccolato?
«È una leggenda metropolitana. La verità è che siccome ero molto alta per la mia categoria per stare nel peso facevo una dieta ferrea, ma il cuoco della nazionale impietosito mi portava a pranzo e a cena una barretta di cioccolata che io adoro. Vincevo la tristezza della dieta con una piccola trasgressione».
A proposito di trasgressione: lei sfilò all’inaugurazione dei Giochi con una parrucca tricolore...
«Volevo farmi notare e ci sono riuscita. Ero su tutti i giornali prima ancora di vincere l’oro».
E quel gesto alla Luca Toni di far ruotare la mano all’orecchio dopo aver vinto la medaglia?
«Era una promessa che aveva fatto alla mia migliore amica Antonia. Era come dire: guarda che cosa ho combinato...».
Ho letto che partecipò all’Olimpiade di Londra senza sapere di aspettare un figlio...
«Capita quando cerchi di entrare nel peso che i tuoi valori biologici subiscano degli sbalzi. Per questo non me ne accorsi».
E rinunciò alla terza Olimpiade perché arrivò sua figlia.
«In realtà rinunciai perché non riuscivo più a tenere il passo e perché ero già mamma. Un bambino richiede molto sacrificio».
La sua Rosignano come l’accolse?
«Mamma Marina e babbo Fabrizio si svegliarono alle 5 per vedermi in tv, amici e parenti praticamente mi distrussero casa. Al mio ritorno c’erano migliaia di persone per la festa in piazza, non si poteva camminare da quanta gente c’era».
Adesso è tornata a vivere a Rosignano.
«Da sette anni, dopo aver vissuto a Roma, inquadrata nelle Fiamme gialle. Ora gestisco a Cecina la palestra dove sono cresciuta, faccio parte del Consiglio nazionale del Coni, giro il mondo per fare corsi di formazione ai tecnici».
Gestisce la palestra dove è cresciuta lei?
«Si, a 5 anni i miei iscrissero me e mio fratello gemello Michel, che eravamo delle pesti, per imparare un po’ di disciplina».
Come vedi il judo all’Olimpiade di Parigi?
«Abbiamo una squadra bella e numerosa, sette donne e sei uomini, tutti forti ma le donne di più. È dal mio oro che non vinciamo più, è ora di riportarlo a casa».