«Mps, pronti per la fase due: il rilancio su mutui e imprese. Puntiamo alla Dop economy»
«La distribuzione del dividendo rappresenta la svolta. Con gli utili a 2 miliardi, una buona performance operativa sostenibile e la notevole capacità di generare capitale ci è sembrato giusto dare un segno di apprezzamento a chi ha creduto nel nostro progetto. Con il dividendo si entra in una nuova normalità anche riguardo la remunerazione degli azionisti». A due anni dalla nomina al vertice del Monte dei Paschi di Siena con la missione di salvarlo, il ceo Luigi Lovaglio fa il punto sulla “fase due’. Porta sempre con sé il piano industriale: «Mi piace guardarlo e vedere che lo abbiamo già in gran parte realizzato». Poi lo sguardo al 2024. «Siamo ben equipaggiati per affrontare il nuovo contesto anche grazie a persone nuove in posizioni chiave che abbiamo attinto dal nostro prezioso patrimonio di risorse, e faremo leva su una macchina operativa agile ed efficiente e la forte cultura aziendale». Il mercato ha riconosciuto il lavoro fatto: il giorno della presentazione dei risultati sono stati registrati oltre 300 milioni di euro di scambi in Borsa, un record per Siena. E dagli analisti è arrivato l’aumento a oltre 4 euro del prezzo atteso per azione.
Come affronta la fase due?
«Puntiamo sulla forza commerciale e sul valore delle nostre persone. Con il rilancio però è cambiato anche il posizionamento del Monte. Abbiamo rinnovato la squadra, non è detto che la squadra che vince vada bene per tutti i campionati. Abbiamo nominato Maurizio Bai, molto stimato, vice direttore generale commerciale e vicario, così io avrò più tempo per lavorare sugli aspetti strategici. Anche in altre funzioni chiave si è scelto il cambiamento con l’obiettivo di lavorare ancora più vicino a imprese e famiglie. Abbiamo varato la nuova squadra nel giorno dei risultati per dare un segnale della nostra determinazione a raggiungere gli obiettivi 2024».
Che banca ha trovato quando è arrivato?
«Una banca con un gran valore che però faticava a esprimere. Con un patrimonio di persone e clienti che non avevano mai fatto mancare la propria fiducia. Sono proprio le profonde radici sul territorio ad averla tenuta in vita. Con convinzione, passione e disciplina manageriale siamo ripartiti da quelle radici con la consapevolezza che la forza di un’organizzazione risiede nelle persone che ci lavorano. Ricordo che a Siena mi fermavano per strada augurandomi di mettere in sicurezza la banca che li aveva sostenuti».
I nuovi progetti?
«C’è ancora tanto valore da far emergere. L’esempio è il brand Mps Banca Verde, rimasto in un cassetto per lungo tempo, che abbiamo valorizzato nell’ambito del progetto Agridop, focalizzato su finanziamenti e servizi alle imprese della filiera agroalimentare. Partiamo già da impieghi per circa 5 miliardi e vogliamo essere la banca di riferimento per quel mercato. D’altronde Mps è stata la prima nella storia a introdurre il pegno rotativo sul vino. Il prossimo passo sarà l’agrisolare».
E per le famiglie?
«L’anno scorso abbiamo raggiunto uno stock di circa 30 miliardi di mutui in un mercato poco dinamico. Vogliamo crescere e diventare un eccellente riferimento per le famiglie. Il mutuo è l’essenza della banca retail e apre la strada a una relazione di fiducia con il cliente per tutto il suo percorso di vita. L’altra priorità è il credito al consumo con la sua fabbrica prodotto interna. Nel wealth management abbiamo ben oltre 50 miliardi di risparmio gestito e bancassurance e contiamo di accelerare anche attraverso l’ampliamento dell’offerta digitale».
Mps ha 3 miliardi di capitale in eccesso utili anche per le partnership esistenti, come nelle assicurazioni con Axa..
«Oggi siamo in una condizione diversa, la banca va più veloce e come detto da quest’anno ricominciamo a remunerare gli azionisti. E’ evidente che le fabbriche prodotto consentono di generare un maggior gettito di commissioni, così da essere meglio equipaggiati quando i tassi scenderanno. Le risorse ci permettono anche di ripensare al modello di business che oggi si basa su partnership. Quindi quella con Axa non rappresenta più una criticità nel caso di operazioni».
Il Mef dall’aumento sta guadagnando circa l’80%, al netto dei 920 milioni dalla vendita del 25%..
«Questo riguarda tutti gli azionisti che hanno sottoscritto l’aumento di capitale e creduto nel progetto del Monte, così come in misura diversa gli investitori che sono entrati successivamente. Ritengo che ci siano ancora buoni spazi di crescita del valore di Borsa, considerato che secondo i principali indicatori, come il price to tangible book value che è intorno a 0,50, Mps è sotto la media».
Nel 2024 secondo gli accordi con l’Europa lo Stato dovrebbe uscire dal capitale. Il governo sembra spingere verso la creazione di un nuovo polo bancario italiano..
«La dimensione anche dei nostri grandi gruppi bancari è relativamente contenuta rispetto ai principali player internazionali. E le dimensioni contano quando si tratta di fare investimenti, sostenere l’economia e lo sviluppo del Paese e preservare il risparmio. Quindi il consolidamento sarebbe un passo importante nella direzione di essere più competitivi. È chiaro che Mps è in grado al pari di altre banche di proseguire nella crescita anche da sola, ma penso che il processo di consolidamento sia inevitabile e utile. È solo una questione di tempo».
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