Far� appello la dipendente Red Bull che aveva accusato il team principal della scuderia Christian Horner per comportamenti inappropriati. Ha scelto il ricorso contro l’esito dell’indagine interna a favore di Horner. Dopo un cambio di avvocato (a questo sarebbe dovuto il ritardo della decisione), si oppone quindi al suo licenziamento, arrivato insieme all’assoluzione del manager, dopo una valutazione che di fatto lo aveva completamente scagionato.
Caso Horner: la dipendente farà ricorso contro la Red Bull
Azione giudiziaria contro il suo licenziamento e l’assoluzione del team principal. La denuncia ai vertici della scuderia gi� a dicembre. L’amica: �Delusa dall’azienda e dell’inchiesta, ha fatto tutto secondo le regole�

Secondo quanto ha riportato il quotidiano britannico The Telegraph, era stata la stessa Red Bull a comunicare il diritto della dipendente ad appellarsi alla sentenza. Il caso delle presunte molestie da parte di Horner, quindi, non � ancora chiuso, con esiti dalle tempistiche non definite e che potrebbero arrivare temporalmente oltre il prossimo Gran Premio d’Australia (24 marzo). Resta quindi tutt’altro che sereno il clima all’interno della scuderia austriaca, nonostante la doppietta ottenuta da Max Verstappen nelle due gare di F1 finora corse in questa stagione
La denuncia gi� a dicembre
La dipendente � determinata a cercare giustizia, dal momento che sostiene di aver seguito tutti i protocolli del caso e di aver sporto denuncia ai vertici della Red Bull gi� a dicembre. L’indagine interna andava avanti gi� da due mesi, nonostante la scuderia l’abbia ufficializzata solo il 5 febbraio, con le indiscrezioni diffuse dall’olandese De Telegraaf, e l’assoluzione di Horner arrivata il 28. L’avvocato che � stato chiamato a valutare il comportamento del team principal � stato sempre descritto come �indipendente�, ma molti pensano che il legale sia stato arbitrariamente scelto dalla propriet� thailandese, l’unica ad aver appoggiato Horner fino a questo momento anche all’interno della scuderia.
Di ben altro avviso restano Helmut Marko, l’ad austriaco Oliver Mintzlaff e Jos Verstappen, padre di Max, insieme a chi ha diffuso nell’anonimato, attraverso un drive alla vigilia del Gp in Bahrain, le foto della chat compromettente all’interno del paddock, nel tentativo di riaccendere i riflettori sulla vicenda. La dipendente per il suo licenziamento avrebbe ricevuto un milione di buonuscita (700mila euro pagati dallo stesso Horner, secondo l’emittente televisiva tedesca Rtl), ma questo non � bastato per farle accettare l’assoluzione del manager britannico. Anche il gruppo rock degli U2 aveva appoggiato la dipendente con la canzone �Don’t be horny, be Christian�, in un clima da vero e proprio Me Too.
L’amica come portavoce
Al Daily Mail � stata un’amica della presunta vittima a farle di fatto da portavoce, comunicando al giornale britannico il suo pensiero: �Ha fatto tutto secondo le regole, perci� la decisione della Red Bull l’ha molto delusa. L’hanno licenziata quando aveva seguito diligentemente e correttamente tutta la procedura. Per questo far� ricorso. Non accetta di essere stata sospesa dal lavoro che ama e da uno sport in cui � molto stimata, mentre Horner � stato scagionato�. Un caso tutt’altro che chiuso dunque, con gli esiti dell’indagine interna non ancora definitivi. Horner resta cos� in bilico e una pur vincente Red Bull lontana dal trovare serenit�.
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16 marzo 2024 (modifica il 16 marzo 2024 | 11:14)
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