Ece Temelkuran: “La Turchia non è la Russia. Qui anche Erdogan crede alle elezioni”

ISTANBUL — È «giorno di festa», dice la voce ridanciana di Ece Temelkuran, tra le più brillanti scrittrici turche, analista politica invisa al governo che dal 2016 vive all’estero. «In turco si dice “Cara, succede proprio quando ti arrendi”. Dopo la sconfitta dello scorso anno nessuno se l’aspettava. E invece... Da Istanbul arriva la speranza che altri cittadini che vivono in sistemi autoritari possano provare la gioia di mattine come questa».

(afp)

Che significa questa vittoria per l’opposizione turca?

«A essere onesti non c’era eccitazione per queste elezioni, c’erano apatia, disincanto; ma sorprendentemente gli elettori sono andati a votare e hanno scelto il Chp. La ragione principale di questa sconfitta di Erdogan è la crisi economica, ma c’è chi pensa che sia stata anche una risposta all’autoritarismo. Io cerco di non essere troppo ottimista. È vero però che la vittoria di Imamoglu a Istanbul non è solo locale, è una vittoria per il Paese. È diventato il rivale naturale di Erdogan. Lo avevo scritto qualche anno fa: le città ribelli combatteranno gli autocrati, per la prima volta sono contenta di poter affermare: l’avevo detto».

Il Chp ha superato l’Akp in molti distretti: in soli 10 mesi dalle presidenziali, la Turchia è cambiata?

«Il partito repubblicano ha vinto anche in città come Adiyaman, nel sud-est, una roccaforte conservatrice che è stata devastata dal terremoto del febbraio 2023. Gli effetti del sisma non si sono visti alle elezioni generali ma a quelle locali. Ora i socialdemocratici hanno in mano le città più ricche del Paese, hanno potere economico, sarà un fattore politico determinante nei prossimi anni».

Si è appannato il carisma del presidente?

«Negli ultimi mesi è stato duramente attaccato dagli ultraconservatori dopo che sono stati documentati gli scambi d’affari con Israele durante l’invasione di Gaza, anche questo è stato un colpo alla sua immagine».

Come si aspetta che reagirà?

«Per la prima volta in un discorso post-elettorale Erdogan è apparso docile, comprensivo, anche se dall’Akp hanno subito fatto sapere che non ci saranno elezioni anticipate. Credo abbia capito la portata della sconfitta. La nota positiva è che Erdogan, pur avendo costruito un sistema autoritario, crede nelle elezioni».

La Turchia non è la Russia.

«No, e penso che questa convinzione di Erdogan non cambierà. Ma se continuerà a credere nelle elezioni non potrà che accettare il fatto che questo è l’inizio della fine della sua carriera politica».

(afp)

L’opposizione quali sfide ha davanti?

Superare la polarizzazione feroce. È stato il primo messaggio del Chp, il richiamo all’unità. L’altra sarà affrontare la tormenta finanziaria ed economica, facendo i conti con la rete politica che controlla i gangli dell’economia turca e con i poteri finanziari vicini al presidente».