Accampamenti, arresti, lezioni in remotoNel campus di Columbia in rivolta per Gaza

diViviana Mazza 

Le università americane ribollono. Biden: «Condanno proteste antisemite e chi non capisce i palestinesi»

Accampamenti, arresti, lezioni in remoto<br>Nel campus di Columbia in rivolta per Gaza

Manifestanti pro Gaza nel campus della Columbia a New York (Getty)

DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE 
NEW YORK - La Columbia University è circondata da transenne, presidiata da poliziotti e guardie di sicurezza che negano l’accesso a chiunque non abbia il tesserino dell’ateneo, persino ai giornalisti, con una «finestra» per questi ultimi dalle 2 alle 4 del pomeriggio.

Le tensioni iniziate il 7 ottobre sono precipitate il 18 aprile, quando la presidente dell’ateneo Minouche Shafik dopo aver testimoniato alla Camera sull’antisemitismo, ha chiamato la polizia per smobilitare una protesta nel campus, con l’arresto di oltre 100 studenti pro palestinesi, che chiedevano tra l’altro che l’università cessi i rapporti con aziende che «traggono profitto dalla guerra a Gaza». Tra loro Isra Hirsi, 21 anni, figlia della deputata democratica Ilhan Omar. Poi rilasciati, sono stati sospesi e informati via email che avevano 15 minuti per liberare i dormitori di Columbia e Barnard College, a poche settimane dalla fine del semestre. Ma le proteste si sono ampliate, alla Columbia — una settantina di tende, scorte di cibo, bandiere palestinesi, kefieh e la scritta «Gaza solidarity encampment» — come pure in altre università solidali: Yale, Emerson College, Mit, Nyu.
Ieri la polizia ha effettuato decine di arresti presso le università di Yale e New York University, mentre la Columbia University ha risposto alla mobilitazione studentesca contro la guerra a Gaza cancellando le lezioni in presenza. 

Sabato abbiamo visto la protesta riprendere forma, con gli studenti che cantavano «Dal fiume al mare, la Palestina sarà libera». Alcuni sono ebrei, dicono che pregheranno insieme ai musulmani per Pesach, la Pasqua ebraica, come Makayla Gubbay, studentessa di diritti umani, preoccupata per chi protesta per i palestinesi e «viene ferito dalla polizia e censurato». Ma sabato sera, all’esterno, c’era chi gridava slogan antisemiti: «Tornatevene in Polonia». Domenica un rabbino ha inviato un messaggio agli studenti ebrei ortodossi: restate a casa. Shafik ha deciso di tenere le lezioni in remoto.

Nel difficile bilanciamento tra garantire la libertà di espressione e tutelare gli studenti ebrei preoccupati dal crescente antisemitismo, Shafik «è riuscita a scontentare tutti — ci dice davanti alla Scuola di giornalismo Neshta, indiana — sia chi chiede misure più dure sia chi vuole che gli studenti possano esprimersi». Il Columbia Daily Spectator la accusa di «incapacità di distinguere tra i discorsi cui personalmente è contraria e quelli che meritano di essere soppressi». Anche i professori sono spaccati. Fuori dal campus, Shai Davidai, professore della Business School, accusava i manifestanti di essere terroristi (l’università gli ha tolto il tesserino ed è sotto indagine, come lo sono alcuni prof per dichiarazioni pro Hamas). Intanto un centinaio di docenti, tra cui lo storico Christopher Brown, condannavano gli arresti. «Che cosa vogliamo? Nessuna sospensione. Quando lo vogliamo? Adesso».

E i politici calano sul campus: una delegazione di deputati ebrei democratici è giunta sostenere gli studenti ebrei, i 10 repubblicani di New York (e democratici come John Fetterman) chiedono le dimissioni di Shafik. La governatrice Hochul e il sindaco Adams denunciano l’antisemitismo. Alexandra Ocasio Cortez invece elogia «il potere dei giovani». Il miliardario ebreo americano ed ex allievo Robert Kraft toglie i finanziamenti alla Columbia; altri ex allievi li tolgono a Yale se non smette di investire in «compagnie che armano Israele». E il presidente Biden, ieri: «Condanno le proteste antisemite. E anche chi non capisce cosa sta succedendo ai palestinesi».

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22 aprile 2024 ( modifica il 23 aprile 2024 | 10:22)

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