Superbonus e detrazioni, lite Giorgetti-Tajani. «Difendo interessi dell’Italia». «Forza Italia mai consultata»
di Massimiliano Jattoni Dall’Asén e redazione online
Nuovo durissimo scontro nella maggioranza sul Superbonus. Da una parte Forza Italia, contraria a una stretta retroattiva, dall’altra il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che ne avrebbe voluta una ancora più forte, e non disposto a fare passi indietro.
L’oggetto dello scontro è l’allungamento da quattro a dieci anni del periodo in cui scontare le detrazioni fiscali sui lavori Superbonus avviati nel 2024 (con la detrazione al 70%). Il ministro Giorgetti aveva annunciato un emendamento in tal senso al Senato e ieri notte, nonostante l’alzata di scudi di Forza Italia, che ieri ha detto di non essere stata consultata e di essere contraria a provvedimenti retroattivi, lo ha presentato. L’allungamento a dieci anni per i nuovi crediti del 2024 è confermato, ma con un’ulteriore penalizzazione per banche, assicurazioni e altri intermediari finanziari che hanno acquistato questi crediti a prezzi “da usura”, come aveva preannunciato lo stesso Giorgetti in Commissione al Senato. Nell’emendamento, si prevedono anche la riduzione al 30% delle detrazioni fiscali sui lavori edilizi (a fronte della normale aliquota del 36%) per i lavori effettuati dal 2028 al 2033, il rinvio della Plastic tax a luglio del 2026 e la conferma della Sugar tax da luglio 2024, ma con aliquote ridotte.
di Massimiliano Jattoni Dall’Asén e redazione online
Per banche e finanziarie che hanno acquistato questi crediti a meno del 75% del valore nominale, cioè meno di 82,5 euro su 110, dal primo gennaio 2025, tutte le rate annuali utilizzabili a partire dall’anno 2025 (quindi anche quelle relative ai crediti ’21, ’22 e ’23) sono ripartite in sei rate annuali di pari importo. Salta, per tutte le banche, anche la possibilità di compensare con i crediti 110% i contributi previdenziali dovuti per i dipendenti. C’è, invece, una misura che viene incontro ai contribuenti incapienti, che hanno crediti d’imposta superiori alle imposte da versare, e che oggi sarebbero bruciati. L’emendamento stabilisce, infatti, che la quota dei crediti fiscali non utilizzati possa essere recuperata nei successivi quattro anni, cinque se si tratta di interventi relativi alla rimozione delle barriere architettoniche.
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L’emendamento stabilisce due fondi specifici, di 35 e 100 milioni, per finanziare il 110% per tutte le aree dove si ricostruisce dopo le calamità naturali oltre al Centro Italia (dove c’è già la deroga al divieto di cessione e sconto in fattura) e per gli immobili delle onlus. Previsto anche il coinvolgimento dei Comuni, cui rimarrà il 50% del ricavato, nei controlli sui lavori Superbonus. Vengono inoltre stanziati fondi per le Ferrovie dello Stato. Dalla manovra sul Superbonus, si legge nell’emendamento, vengono ricavati 700 milioni di euro per il 2024 e 1,7 miliardi per il 2025, destinati alla riduzione del deficit pubblico.
«Ho qualche perplessità sulla retroattività dell’ultima proposta del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Come Forza Italia vogliamo ascoltare le imprese e le banche per capire se ci sono dei danni o se bisogna intervenire in Parlamento per fare delle proposte, fermo restando l’intervento indispensabile per fermare i danni del Superbonus», ha detto ieri il vice premier e segretario di Forza Italia, Antonio Tajani, prima ancora di conoscere il testo dell’emendamento, depositato al Senato a notte fonda. Molto secca la replica del ministro dell’Economia, preoccupatissimo per la valanga di debiti scaricati sul bilancio dello Stato dalle agevolazioni edilizie. «Io — ha detto ieri Giorgetti — ho una responsabilità e difendo gli interessi dell’Italia come ministro delle Finanze. Chiaro?». Toni duri per ribadire, come aveva fatto pochi giorni fa in Senato, che sul Superbonus non è disposto a fare concessioni e che semmai occorre stringere ancora. Il ministro, in realtà, aveva accarezzato anche l’idea di spalmare su dieci anni tutti i crediti 110% in circolazione, con un impatto molto più incisivo sul debito pubblico dei prossimi tre anni.
«Anche io faccio l’interesse degli italiani. È una proposta di Giorgetti, non è una proposta del governo, perché io non sono mai stato consultato. Valuteremo i contenuti» controbatte Tajani. «Dobbiamo sentire le imprese, le banche, perché qualche perplessità c’è. Non è un emendamento concordato con il governo, lo valuteremo in Parlamento. So bene — aggiunge il ministro degli Esteri — che c’è un problema Superbonus, dobbiamo intervenire, ma la retroattività, è un principio che secondo me non funziona». Non risulta che ci sia stata ieri una mediazione politica, quindi il caso si risolverà in Parlamento, se non a Palazzo Chigi. Dal Pd Francesco Boccia sottolinea come la «maggioranza sia spaccata» e chiede che Giorgetti «chiarisca in Parlamento»
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