Come fa un ministro a non essere antifascista?

Caro Aldo,
la nuova e a suo modo scontata polemica dell’Anpi sulle presunte omissioni di Giorgia Meloni nella ricorrenza delle Fosse Ardeatine mi porta a chiederle del perché nessuno ha avuto ancora il coraggio di utilizzare la definizione di «neoantifascista»? Eppure non passa giorno che non accadano episodi i cui protagonisti andrebbero definiti con tale neologismo. Non la prenda come una scontata provocazione, ma nell’ormai prossimo centenario della morte di Giacomo Matteotti non sarebbe ora di prendere coscienza del come oltre al fascismo, quello vero, non tornerà, e non siamo nemmeno più di fronte neanche all’altrettanto «vero» antifascismo? Ciò che si è sacrificato per darci la libertà, la Repubblica e la Costituzione che abbiamo non è forse stato strumentalmente sostituito da qualcosa d’altro?
Mario Taliani

Caro Mario,
Io invece sono sconcertato dal fatto che un ministro della Repubblica italiana possa rifiutare di dirsi antifascista. Le assicuro che non accade e non potrebbe accadere in nessun Paese dell’Europa occidentale. La Costituzione italiana, del resto, è incentrata sull’antifascismo, fin dall’articolo 3, che come ci siamo già detti rappresenta il rovesciamento del fascismo, che si basava sulla disuguaglianza dei cittadini, anzi dei sudditi: gli uomini valevano più delle donne, i bianchi dei neri, coloro che parlavano italiano dei connazionali che parlavano tedesco o ladino o sloveno, i cattolici degli ebrei, i fascisti degli antifascisti, e di fatto i ricchi dei poveri. Lei, gentile signor Taliani, parla di neoantifascismo come se l’antifascismo non avesse più motivo di esistere e fosse un’ubbìa di qualche fanatico o l’alibi di qualche violento. Altri rifiutano di dirsi antifascisti con riferimento agli anni 70, quando in nome dell’antifascismo si commisero delitti. Suvvia, parliamoci chiaro: sono tutte scuse. Il ministro Lollobrigida è del 1972, la presidente Meloni del 1977: negli anni 70 non facevano certo politica. Ci siamo già detti pure che l’antifascismo ovviamente non è certo aggredire con le chiavi inglesi un ragazzo che sta salendo in motorino — mi riferisco a Sergio Ramelli, una delle vittime di quella stagione —; l’antifascismo è storicamente l’opposizione al regime, e rimane valido spiritualmente e culturalmente come rifiuto di quel regime e come critica di coloro che ne fanno l’elogio. È ovvio che oggi non c’è e non tornerà il fascismo inteso come regime: tribunali speciali, polizia segreta, condanne a morte, confino, bastonatura degli oppositori, leggi razziali, guerre di aggressione. Questo non significa che non ci siano ancora i fascisti, e moltissimi che non hanno del fascismo un’opinione negativa e rifiutano di condannarlo. Talmente tanti che sono pure al governo.

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L'ingiustizia

«Io multato, ma pago di più per la “compiuta giacenza”»

Lo sapete che la data di notifica di un verbale di infrazione stradale decorre anche se il cittadino che la commette non riceve la notifica stessa? Caso reale: viene commessa un’infrazione, non contestata subito, viene inviata una notifica a casa il giorno 8 agosto, non c’è nessuno a casa (eh già, è estate), la notifica rimane in giacenza all’ufficio postale finché il cittadino non lo scopre e si reca a ritirarla il giorno 22 agosto. Da quando decorre la «data di notifica», rilevante in particolare per determinare la somma dovuta? Ovviamente da quando il cittadino firma la ricevuta presso l’ufficio postale cioè il 22 agosto? No, dal 18 agosto, cioè dieci giorni dopo che il postino non ha trovato nessuno a casa, per una regola scritta da qualche parte che si chiama «compiuta giacenza». Ma compiuta da chi? Dal cittadino ignaro che certo non può sapere che qualcuno ha cercato di notificare una cosa in sua assenza? Penso sia normale giudicare questa regola un sopruso. Ma almeno la regola stessa sarà «spiegata» sul verbale di contravvenzione, si può pensare, in modo che leggendo uno scopre che non può più usufruire del pagamento scontato? Sarebbe comunque un sopruso, ma almeno un sopruso esplicito. Invece no. Un cittadino scopre questa regola solo quando gli viene contestato di non aver pagato in tempo (con multe, sovrapprezzi e sanzioni aggiuntive). Sto ovviamente parlando di un mio caso personale, nel quale, oltre ad aver pagato nel 2022 una multa da 132 euro, ho ricevuto dal Comune di Trezzano sul Naviglio due anni dopo l’ingiunzione di pagare altri 216 perché erano passati i tempi di notifica. Può essere qualunquista finché si vuole, ma di fronte a questa ulteriore richiesta di danaro, certo che viene voglia di rispondere semplicemente non pagando più.
Mario Franci, Milano

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