Spagna, Irlanda e Norvegia riconosceranno la Palestina come Stato. Israele protesta richiamando gli ambasciatori
Pedro Sánchez: «Questo passo non è contro nessuno, ma per la pace e la convivenza». Il ministro degli Esteri dello Stato ebraico Katz: «Messaggio che il terrorismo paga»
DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE
BRUXELLES — La data è il 28 maggio: Norvegia (che non fa parte dell’Ue), Spagna e Irlanda riconosceranno formalmente lo Stato palestinese. Il primo ad annunciarlo è stato, in conferenza stampa mercoledì mattina, il premier norvegese Jon Gahr Store, seguito a ruota da quello irlandese Simon Harris e dallo quello spagnolo Pedro Sánchez. In segno di protesta Israele ha annunciato il «richiamo immediato» dei suoi ambasciatori in Irlanda e Norvegia: «Israele non rimarrà in silenzio di fronte a coloro che minano la sua sovranità e mettono in pericolo la sua sicurezza», ha scritto il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz in un post su X, aggiungendo che «la decisione di oggi invia un messaggio ai palestinesi e al mondo: il terrorismo paga».
Già in novembre era stato richiamato l’ambasciatore in Spagna. Il leader dell’Autorità Palestinese Abu Mazen ha accolto con favore il riconoscimento, affermando che la decisione sancirà «il diritto del suo popolo all’autodeterminazione» e sosterrà gli sforzi per realizzare una soluzione a due Stati con Israele. L’organizzazione terroristica Hamas ha esultato chiedendo «la creazione di uno Stato palestinese indipendente con Gerusalemme come capitale».
L'iniziativa irlandendese
A margine del Consiglio europeo di marzo l’Irlanda si era fatta promotrice di una dichiarazione, sottoscritta da Spagna, Slovenia e Malta per il riconoscimento della Palestina. La soluzione dei «due popoli due Stati» è portata avanti con determinazione dall’Unione europea e vede la maggior parte dei Paesi Ue a favore. Sono a favore Italia, Francia e Germania. Ma l’opposizione del premier israeliano Netanyahu contribuisce a dividere l’Unione, che fatica a parlare con una voce sola quando si tratta di Israele a causa delle diverse sensibilità, come è risultato evidente anche dopo le richieste della Corte penale internazionale (Cpi) di spiccare mandati d’arresto nei confronti di Netanyahu, del suo ministro della Difesa Gallant e dei principali leader di Hamas per presunti «crimini di guerra e contro l’umanità» commessi in Israele e a Gaza dal 7 ottobre in poi.
Le reazioni
L’equiparazione tra Israele e Hamas ha creato imbarazzo nei Paesi che riconoscono l’autorità della Cpi. L’Italia lo ha definito «inaccettabile», la Germania ha criticato la «falsa impressione di equivalenza» e insistito sul fatto che «le accuse del procuratore capo sono gravi e devono essere dimostrate». Per la Repubblica ceca è «inaccettabile» e per l’Austria «incomprensibile». Sostegno alla Cpi da Belgio, Irlanda e Spagna e dalla Francia, che poi ha precisato che non ci deve essere equivalenza tra Hamas e Israele.
I precedenti
Finora la Svezia è l’unico Paese membro dell’Ue ad aver riconosciuto la Palestina mentre faceva parte dell’Ue. Bulgaria, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Ungheria e Cipro hanno riconosciuto lo Stato palestinese prima di entrare nell’Ue. Dei 193 Paesi dell’Onu, 139 hanno già riconosciuto la Palestina, circa il 70% dei membri. Il 18 aprile scorso gli Stati Uniti hanno posto il veto a un progetto di risoluzione del Consiglio di Sicurezza che avrebbe riconosciuto la Palestina come membro a pieno titolo dell’organizzazione internazionale (in 143 avevano votato a favore).
«È giunto il momento di passare dalle parole ai fatti» ha detto il premier spagnolo Pedro Sánchez, spiegando che Madrid riconoscerà «lo Stato di Palestina per la pace, per coerenza e per la giustizia». Ma ha anche sottolineato che «questo riconoscimento non è contro nessuno, non è contro il popolo di Israele, che rispettiamo e apprezziamo, né contro il popolo ebraico, né è a favore di Hamas», è invece «a favore della coesistenza pacifica tra Israele e Palestina e della soluzione dei due Stati». Il premier irlandese Harris ha parlato di «giorno storico» e ha detto che «la pace permanente possa essere assicurata solo sulla base della libera volontà di un popolo libero».