A TORINO Inchiesta sulle nomine negli enti e telepass in regalo. Si allarga il «sistema Sasà»

diPaolo Coccorese

Nomine negli enti pubblici e telepass in regalo, a Torino si allarga il «sistema Sasà»

«Ma sai che cosa abbiamo fatto papà?...Abbiamo nominatooooo. La moglie di… perché Edilberto si era rapportato. Ci tenevo, fa il suo mestiere. Il suo lavoro». Raffaele, capogruppo del Pd in Regione Piemonte e ormai prossimo (manca solo il suo annuncio) ex capolista in pectore alle prossime elezioni, non sta più nella pelle e telefona al padre Salvatore. È il genitore stesso a raccontarlo ignorando di essere ascoltato dagli investigatori dell’inchiesta Echidna, che ha svelato gli interessi della ’ndrangheta sull’autostrada Torino-Bardonecchia. 

«Sasà» Gallo, 85 anni, ex manager di Sitaf, la società dell’A32, è indagato per estorsione, peculato e violazione della normativa elettorale. È soddisfatto dell’operato del figlio (non indagato), erede designato di una carriera politica partita nel Partito socialista dell’amico Bettino Craxi e poi continuata con grandi successi tra i dem. La ragione è semplice: la signora, nominata dal Consiglio regionale nel Consiglio di amministrazione della fondazione Film Commission di Torino, è la nuora di un noto industriale cittadino. L’imprenditore fa parte della ragnatela di favori e consenso costruita dai Gallo. E al capofamiglia, dopo aver sottolineato l’impegno nella campagna elettorale che ha portato all’elezione del sindaco Stefano Lo Russo nel 2021, assicura: «Noi quei pochi voti, hai visto, che anche stavolta…Credo che abbiamo risposto».

Il capitolo delle nomine negli enti pubblici è uno dei più spinosi emersi dalle indagini che hanno portato a galla «la rete di relazioni — scrivono gli investigatori — costruita per fidelizzare una folta schiera di persone, per poter poi utilizzarle per le proprie finalità politiche, implementando il consenso elettorale per i candidati vicini». Il «sistema di Sasà» è basato su un do ut des con un secondo fine preciso, perché Gallo senior, il «signore delle tessere e dei telepass gratis», come lo chiamano i nemici interni al Pd e come sta venendo fuori dall’inchiesta, «non fa mai nulla per nulla».
Chiama i dirigenti del Comune per far approvare le pratiche edilizie per il bonus 110% destinate ad essere bocciate, si fa in quattro per trovare il lavoro nella Sitaf e negli ospedali ai familiari dei suoi fedeli e organizza visite mediche agli amici in barba alle liste d’attesa lunghissime. Poi, c’è l’elenco di avvocati, giornalisti, medici con in tasca la carta per il pedaggio gratuito ai caselli dell’A32. Tessere emesse dalla Sitaf, su richiesta del vecchio dirigente ormai in pensione. Solo per ottenere voti e preferenze.
 
Per il Pd piemontese è l’ennesima mazzata, dopo aver visto tramontare l’intesa con il M5S e aver resistito ad altre inchieste simili. Il segretario regionale Domenico Rossi, il 6 aprile, ha chiesto alla commissione di garanzia interna di valutare il comportamento di Salvatore Gallo, evocando l’ipotesi di «riaprire alcuni ragionamenti sulla lista di Torino», mettendo così nei radar anche il figlio per un possibile siluramento.

I dem corrono ai ripari per recuperare credibilità, anche perché la «squadra» della famiglia Gallo è una delle più forti all’interno del partito. A provarlo, sono i tre eletti in Consiglio comunale, dove il sindaco Stefano Lo Russo (estraneo alla vicenda) si sarebbe opposto nel 2021 alla nomina di un esponente della loro corrente come assessore al Bilancio. Per poi, però, nominare Caterina Greco, consigliera «di Gallo» che si era detta non competente per occuparsi dei conti del Comune, come «assessora» in Città metropolitana, proprio con la delega al Bilancio. Una partita che aveva fatto arrabbiare i Gallo. Più il padre che il figlio, che in realtà aveva un altro piano in testa: far nominare al nuovo sindaco una persona amica alla guida dell’azienda municipale dei trasporti. «Va bene — dice Raffaele al padre —. Io voglio entrare!!! ok?».

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6 aprile 2024

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