Gli Houthi allargano gli attacchi: nuova incursione navale nell'Oceano Indiano e bunker ampliati
Colpito il cargo MSC Orion: pochi danni, ma l'azione riconferma il supporto di Teheran e la capacità adattiva dei militanti. Anche i depositi sotterranei per gli armamenti sono in aumento
Gli Houthi, a metà marzo, avevano avvertito: attaccheremo le navi anche nell’Oceano Indiano. Ora lo hanno fatto, rispettando la minaccia. Il cargo MSC Orion è stato colpito da un drone il 26 aprile a circa 400 miglia a sud est del Corno d’Africa.
La nave, gestita dalla compagnia ginevrina, ha riportato lievi danni ed ha proseguito la rotta. Il velivolo che l’ha raggiunta aveva probabilmente una carica non troppo potente. Tuttavia, ciò che è rilevante è l’azione stessa. Per tre ragioni. La prima. I combattenti allargano lo spazio della loro attività mirata a destabilizzare le rotte commerciali. La seconda. È un problema in più per le unità della coalizione schierate nel settore, il loro cerchio di tutela deve essere esteso. La terza. La fazione conferma una continua capacità di adattamento e flessibilità operativa usando diversi tipi di armi. Gli esperti si chiedono come i guerriglieri riescano ad essere piuttosto precisi nei «lanci» in quanto alcuni dei raid vanno oltre le possibilità della loro intelligence. Sono assistiti dai pasdaran? Teheran ha istituito un centro di comando-controllo affidato ad un ufficiale di grande esperienza mentre la sua nave-spia, la Behshad, è rimasta a lungo nella zona e attualmente sarebbe tornata nelle acque di «casa».
Il movimento dispone di missile e droni con un «braccio» operativo di circa 1600-1700 chilometri, equipaggiamenti arrivati dall’Iran in continua evoluzione tenendo conto delle prove «sul campo» o in mare. Possono essere impiegati vettori balistici, da crociera, velivoli senza pilota con testate esplosive. Sotto costa altre opzioni: mine, barchini-kamikaze, droni.
Interessante, in prospettiva, un altro sviluppo. Gli Houthi stanno ampliando i bunker sotterranei destinati a ospitare gli armamenti più importanti. A rivelarlo un rapporto dell’istituto di ricerca IISS che ha diffuso immagini satellitari dei lavori. Da anni la milizia ha realizzato strutture scavate nelle montagne ed ha sparpagliato le «batterie» di missili in modo da aumentare la sopravvivenza dell’arsenale in caso di azioni nemiche. Contromisure sottolineate anche dal Pentagono dopo i numerosi strike di rappresaglia condotti proprio nello Yemen. Diversi target erano ben protetti e le limitate ritorsioni anglo-americane — come prevedibile — non sono state sufficienti a creare un principio di deterrenza. I militanti non solo insistono con le aggressioni al naviglio ma rilanciano la sfida.