
Orbán minaccia l’Ucraina. A rischio gli aiuti Ue e del Fmi
KIEV — Sul numero dedicato all’“uomo dell’anno” del Time potrebbe comparire la faccia imbronciata di Vladimir Putin. La notizia ha incupito l’umore già nero che si respira in queste ore intorno a Volodomyr Zelensky. Non per vanità - l’anno scorso era stato il presidente ucraino a conquistare la copertina - ma perché il vento è cambiato. E spira nettamente a favore della Russia. Tanto più se da Washington e da Bruxelles non arriverà nelle prossime settimane la notizia che tutti in Ucraina aspettano con grande ansia. Ossia gli aiuti militari e finanziari promessi, e l’avvio del negoziato per far entrare l’Ucraina nell’Ue. Anche perché nello scenario peggiore, argomenta una fonte vicina al dossier, potrebbero saltare anche i finanziamenti del Fmi.
Finora la direttrice, Kristalina Georgieva, ha forzato la mano concedendo sei miliardi di aiuti annui all’Ucraina nonostante il Fondo non possa normalmente sostenere Paesi in guerra. Se svanissero gli aiuti americani, per Georgieva sarebbe impossibile mantenere quell’impegno. E Kiev perderebbe non due, ma tre fonti essenziali di sostegno. Tanto che Zelensky voleva rivolgersi al Senato americano per aumentare la pressione. Ieri serà però, in maniera inattesa, ha rinunciato.
I mancati aiuti europei e americani aprirebbero un baratro, per l’Ucraina, che ha dovuto ammettere di recente, anche per bocca di Zelensky, che la controffensiva si è arenata. E che adesso teme una sanguinosa avanzata dei russi. Dal punto di vista economico, qualcuno paventa il rischio che Kiev potrebbe essere costretta a intaccare le sue riserve auree, a stampare moneta aggravando l’inflazione, per correre ai ripari.

Ma il fallimento delle cruciali promesse occidentali di fine anno dell’Occidente sarebbe un duro colpo «anche per il popolo ucraino, che si sentirebbe tradito, dopo due anni di resistenza sotto le bombe», argomenta una fonte governativa. Ieri il premier ungherese, Viktor Orbán, ha inferto un altro duro colpo alle aspettative di Kiev chiedendo al presidente del Consiglio Ue Charles Michel di stralciare dal vertice del 14-15 dicembre il pacchetto ucraino che comprende 50 miliardi di aiuti e la discussione sull’adesione alla Ue.

A Bruxelles ci sono due scuole di pensiero sul vertice di metà dicembre. La prima scommette sul fatto che Orbán cederà. Di recente il presidente del Consiglio Ue Michel si è precipitato a Budapest promettendo, riporta una fonte comunitaria, «lo sblocco di una parte dei fondi Ue» congelati per le violazioni dello stato di diritto. Ma Orbán, spiega la stessa fonte, non si fida di Ursula von der Leyen né di Michel: «L’incontro è andato malissimo». L’ultima speranza di sciogliere le riserve sono riposte in Emmanuel Macron: i due si incontreranno la prossima settimana, prima del Consiglio. E il presidente francese è «l’unica persona in Europa di cui Orbán si fida», argomenta la stessa fonte.

I pessimisti a Bruxelles temono invece che Orbán non cederà affatto. E che approfitterà di qualche malumore nel Consiglio sul Bilancio Ue – cui i finanziamenti all’Ucraina sono legati – per affossare tutto, anche con l’appoggio di qualcuno nascosto nell’ombra. Ad esempio il neoeletto premier slovacco Robert Fico, notoriamente euroscettico e molto sensibile, come Orbán, alle ragioni di Putin.
E il punto, argomenta Ivanna Klympush-Tsintsadze, ex vicepremier ed esponente dell’opposizione, è che «noi ucraini abbiamo solo questa finestra di dicembre per ottenere i soldi e l’avvio dei negoziati per la Ue: la svolta a destra di molti Paesi europei, le imminenti elezioni europee, il semestre ungherese che comincia l’estate prossima e i tempi di insediamento della prossima Commissione Ue renderanno impossibile che il pacchetto torni sul tavolo per almeno un anno». E anche dopo, chissà.

L’elefante nella stanza degli europei resta Putin. A Kiev sono convinti che Orbán abbia fatto un accordo con il Cremlino per affossare i 50 miliardi europei e l’avvio dei negoziati. Perché devasterebbe l’umore degli ucraini e aumenterebbe la mentalità da bunker in cui è ormai imprigionato Zelensky. Che continua a litigare con l’opposizione ed è in rapporti pessimi con il comandante in capo delle forze armate Valerij Zaluzhny, reo di aver parlato per primo di un fallimento della controffensiva. Secondo una fonte ucraina, Zelensky avrebbe scatenato una vera guerra tra generali, mettendo contro Zaluzhny, popolarissimo tra gli ucraini, e Oleksandr Syrskyi, comandante dell’esercito.
C’è un argomento che Orbán cita per giustificare la sua opposizione all’ingresso dell’Ucraina nell’Ue. Ed è la scarsa tutela della minoranza magiara. Ma Viktor Yelenski, l’uomo che ha scritto la legge sul tema, ci spiega che «alle minoranze verrà riconosciuta la possibilità di fare tutte le scuole nelle loro lingue madri, con l’eccezione di sole quattro materie in ucraino. E ci saranno altre tutele. Orbán mente spudoratamente»