Campus Usa, 2.000 arresti. Biden: «Diritto di protesta ma questo è il caos»

diViviana Mazza

Dopo le occupazioni degli studenti filo-palestinesi, l'intervento delle forze di polizia: scontri e arresti in numerosi campus, dal City College di New York, alla Fordham University, dall’Università della California a Los Angeles alla Columbia. Nuove tensioni anche in Francia

Campus Usa, 2.000 arresti, Biden: «Diritto di protesta ma questo è il caos»

Gli scontri tra studenti filo palestinesi e poliziotti nella University of California a Los Angeles (Afp)

DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE 
NEW YORK - «Il vandalismo, l’occupazione di proprietà privata, rompere le finestre, chiudere i campus, costringere a cancellare lezioni e lauree non è protesta pacifica... gli americani hanno il diritto di protestare ma non di causare il caos. Le persone hanno il diritto di ottenere un’istruzione, di camminare nel campus liberamente senza paura di essere attaccati». Il presidente Joe Biden ha parlato ieri in tv, mentre le proteste per Gaza e gli arresti per contenerle si diffondono in metà degli Stati americani. Biden ha condannato l’antisemitismo come pure l’islamofobia. Ha detto che non ritiene opportuno l’intervento della Guardia Nazionale. Ha aggiunto che le proteste non hanno cambiato la sua visione della situazione a Israele e nei territori palestinesi.

Il presidente interviene su un tema politicamente rischiosissimo. È consapevole della frustrazione degli elettori più giovani nei confronti del governo di Netanyahu, ma anche del fatto che i repubblicani lo accusano di debolezza nel difendere la legge e l’ordine. Il suo rivale Donald Trump ha scritto sui social: «Questa è una rivoluzione della sinistra radical... Il pericolo non viene dalla destra ma dalla sinistra». E ha aggiunto: «Dov’è Biden il Corrotto?». La direttrice dell’Intelligence Nazionale Avril Haines, interrogata dai repubblicani al Congresso, ha detto che non ci sono prove che le proteste siano dirette da Hamas. Ma Russia, Cina e Iran — scrive il New York Times — hanno lanciato campagne online per «amplificare il conflitto sociale e politico» in America.

Sono circa 2000 gli arresti nei campus dal 17 aprile. Il 30 aprile la polizia ha posto fine all’occupazione e all’accampamento alla Columbia, con un blitz che ha coinvolto un mezzo speciale blindato con cui gli agenti sono penetrati nella Hamilton Hall da una finestra: gli arresti sono stati 109 (una quarantina nell’edificio); altri 173 al City College di New York, 15 alla Fordham University, 200 all’Università della California a Los Angeles, 12 a Portland. Altri atenei, come Brown University a Rhode Island, Northwestern University in Illinois e l’Università del Minnesota hanno invece raggiunto accordi che hanno portato i manifestanti a smobilitare da soli gli accampamenti (trasparenza sugli investimenti e la possibilità di argomentare con il consiglio di amministrazione per un disinvestimento da Israele): compromessi elogiati dai professori della Columbia, ma criticati da alcuni leader della comunità ebraica. A Washington la sindaca ha rifiutato l’intervento della polizia nei college, non ritenendolo opportuno. Le pressioni non riguardano solo gli Stati Uniti: la ministra dell’Insegnamento Superiore francese, Sylvie Retailleau, ha chiesto ieri ai presidi delle università di vigilare sul «mantenimento dell’ordine» utilizzando «tutti i poteri» a loro disposizione.

La polizia di New York ha pubblicato un video del blitz alla Columbia accompagnato con musica da film d’azione. Il sindaco Adams ha difeso la decisione degli agenti di rimuovere la bandiera palestinese e issare quella americana al City College. I ragazzi di una confraternita sono stati immortalati in North Carolina mentre difendono la bandiera a stelle e strisce. Le divisioni sono fortissime in ogni ateneo. A Fordham una petizione in difesa dei manifestanti è stata firmata da più di 100 professori, molti dei quali ebrei.

Una delle ragioni citate dalla preside della Columbia Minouche Shafik per l’intervento della polizia è che il gruppo che ha occupato la Hamilton Hall «pur includendo studenti, era guidato da individui non affiliati con l’università»; «agitatori professionisti», li definisce il sindaco Adams. La sua amministrazione ha citato come esempio «la moglie di un noto terrorista», ma un reporter dell’Associated Press afferma che si tratta di una insegnante 63enne originaria di Gaza che aveva fatto visita alle figlie nel campus ma non ha partecipato all’occupazione (il marito, attivista palestinese fu deportato anche se mai condannato per appoggio alla Jihad Islamica). Un’altra donna 60enne, Lisa Fithian, autrice di un libro sulla disobbedienza civile, è stata ripresa davanti alla Hamilton Hill, ma non era all’interno nella notte del blitz. Un gruppo di professori e staff, tra cui la docente di Barnard Shayoni Mitra ha fatto visita agli studenti arrestati, lamentando che diversi avevano lividi. L’associazione dei professori della Columbia si oppone alle dichiarazioni sugli «agitatori» e considera Shafik responsabile per l’escalation e per aver chiuso il campus impedendo l’accesso a professori e studenti «per la prima volta nella storia». 

3 maggio 2024

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