Senza Israele non è Biennale. Le radici europee dello Stato ebraico
Caro Aldo,
avendo recentemente letto della polemica sulla partecipazione della cantante israeliana al festival Eurovision, pongo una domanda che da qualche anno ormai mi solletica. Senza entrare nel merito degli accadimenti politici in Palestina e Israele, dei quali so quello che riferisce la stampa e sui quali preferisco tenere la mia opinione per me, la domanda che mi mette un po’ a disagio è: da quando Israele è considerato un Paese europeo? Perché a me, geograficamente, risulta che sia un Paese appartenente all’area medio-orientale. Però da qualche anno vediamo la partecipazione ad Eurovision, gare di ciclismo, partite di calcio degli europei e non so che altro ancora, che si svolgono in Israele. Ora, vorrei solo capire la questione: è politica, economica, è una strategia per legarsi all’Europa?
Emanuela Falappi
Cara Emanuela,
T rovo importante invece che Israele partecipi alle manifestazioni sportive e culturali d’Europa (a cominciare dalla più importante, la Biennale di Venezia). Questo accade per due motivi. Per gli atleti e gli artisti israeliani non è facile gareggiare con gli arabi (anche se questo accade abbastanza regolarmente). E poi, se Israele geograficamente è in Medio Oriente, le sue radici culturali e politiche sono in Europa, in particolare nell’Est. David Ben Gurion, fondatore dello Stato, era nato a Płonsk, Polonia; Moshe Sharett a Cherson, Ucraina; Levi Eshkol a Orativ, Ucraina; Golda Meir a Kiev; Yitzhak Rabin era nato a Gerusalemme da padre ucraino e madre bielorussa. Da notare che tutti e cinque i premier che hanno guidato Israele nel trentennio eroico tra il 1948 e il 1977 erano di sinistra. Questa idea per cui Israele sarebbe un baluardo della destra internazionale cozza con la storia. (Se poi vogliamo andare più indietro nel tempo, Marx era ebreo. Erano ebrei i vertici bolscevichi: Trotzky, Zinov’ev, Kamenev, Radek, Sverdlov. Era ebreo pure il nonno materno di Lenin. Il criminale Stalin ebbe anche accessi antisemiti, ma nel 1948 si schierò per lo Stato di Israele). Certo, il partito laburista è stato praticamente distrutto dal fallimento delle trattative di pace, in particolare quelle tra Ehud Barak e Yasser Arafat. L’ultimo serio tentativo è stato fatto da Ehud Olmert, l’erede di Sharon alla guida di Kadima. Dopo è iniziata l’era di Netanyahu (che già aveva sconfitto il laburista Peres dopo l’assassinio di Rabin), dichiaratamente contrario allo Stato palestinese. Sono maturi i tempi per aprire un’era nuova. Anche se la strada resta tutta in salita.
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