Putin e Netanyahu aspettano Trump

Caro Aldo,
condivido le analisi sul carattere criminale di Hamas e sulla strage del 7 ottobre come uno dei momenti peggiori della storia dell’umanità. Ma ora faccio fatica ad accettare in maniera acritica le scelte del Paese e del suo primo ministro. Che ne pensa?
Nunzio Minichiello

Israele reagisce a un attacco feroce e spietato, ma ormai pare non goda più di simpatie. Cosa mi sfugge?
Mattia Ferro

Cari lettori,
Dopo sei mesi, si può cominciare a riflettere storicamente su quanto è accaduto il 7 ottobre 2023 e sulle conseguenze. Hamas non scelse a caso la data. Il pomeriggio del 6 ottobre di cinquant’anni prima, l’esercito egiziano aveva attaccato di sorpresa gli israeliani nel Sinai. Sadat sapeva benissimo di non poter sconfiggere Israele in campo aperto; infatti, dopo la sorpresa e lo spavento iniziali, l’Idf — Israel Defense Forces — andò al contrattacco, le truppe di Sharon passarono il canale sotto il fuoco dei Mig, l’Unione Sovietica chiese l’intervento di Washington, e gli israeliani furono fermati quando erano a cento chilometri dal Cairo e a quaranta, forse meno, da Damasco. Eppure Sadat centrò l’obiettivo: portare Israele al tavolo delle trattative. Come scrive Benny Morris in «Vittime», a Tel Aviv qualcuno il Sinai meditava di tenerselo. Invece fu restituito all’Egitto in cambio della pace (che Sadat pagò con la vita, proprio come Rabin nel 1995). Hamas il 7 ottobre non voleva aprire trattative. Voleva colpire Israele, nel modo orrendo che non dobbiamo dimenticare e smettere di condannare, e si proponeva due obiettivi. Uno di massima, l’altro di minima. L’obiettivo di massima era suscitare un’insurrezione in Cisgiordania (per intenderci: Ramallah, Betlemme, Hebron, Nablus) e prendere il controllo anche di quel territorio, oltre ad accendere un focolaio di guerra a Nord, sul confine libanese, grazie a Hezbollah. L’obiettivo di minima era isolare Israele. Il primo è fallito. Il secondo è riuscito. Ora Israele è più isolato che mai. Non è mai stato così impopolare nelle opinioni pubbliche occidentali. È chiaro che un attacco come quello del 7 ottobre non poteva restare senza risposta. Hamas si è fatto cinicamente scudo dei civili di Gaza. Ma non è detto che le democrazie debbano sempre reagire al terrorismo come i terroristi si augurano che reagiscano. Israele deve ora cambiare strategia. Se Netanyahu non vuole o non può farlo, Israele dovrebbe cambiare governo. L’uomo su cui punta Biden è Gantz. Ma Trump ha già fatto sapere che «a Gaza Israele deve finire il lavoro». Quindi Netanyahu aspetta le elezioni di novembre e Trump. Da qui lo stallo. Sulla pelle degli ostaggi israeliani e dei civili palestinesi.

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Storia

«L’abbraccio con mia figlia autistica dopo 30 anni»

Ho abbracciato mia figlia nei primissimi anni di vita. Lo fanno tutte le mamme del mondo. Poi è cresciuta, e questa consuetudine non è stata più tale perché L. ha disturbi dello spettro autistico (come si dice oggi). Diagnosi che fu fatta quando aveva già qualche anno di vita. Ecco spiegati alcuni atteggiamenti e comportamenti altrimenti difficili da spiegare. Come era stato strano, per noi genitori, sentirsi dire dallo psicologo infantile che il disegno del coniglio capovolto fatto da L. quando aveva quattro anni, non era affatto strano, era come lo vedeva lei. Strano per noi, normale per lei. Il suo mondo, un altro mondo, che oggi superati i trent’anni, è qualcosa per noi inavvicinabile. Oggi per fortuna, dopo anni di battaglie e grazie all’aiuto di tante brave persone, viene seguita in una struttura magnifica nelle Ardenne fiamminghe, ha la possibilità di fare tante cose che la fanno sentire realizzata (e anche meno frustrata). Noi genitori sappiamo che la sua situazione è questa, che non si guarisce come dall’influenza. Non facendo mai mancare il nostro impegno per aiutarla, nel suo mondo quasi impenetrabile. Quasi. Perché due anni fa in un momento difficilissimo per lei, in una situazione che ancora mi fa venire la pelle d’oca, mi abbracciò, piangente, e fece lo stesso col papà. Un’emozione unica, mentre scrivo verso lacrime d’amore nel ricordo di quel momento eccezionale.
Lucia Marinovich Brussel

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