Ilaria Salis, il padre: «Deluso dal governo, otteniamo solo no e mia figlia resta in cella». Ricercato un altro italiano
Roberto Salis ha incontrato Tajani e Nordio. Per le autorità di Budapest c'è almeno un altro italiano coinvolto negli scontri di un anno fa: milanese, destinatario di un mandato di cattura, è irreperibile
Il senso di solitudine e sconforto di un padre: «A difendere mia figlia Ilaria sono rimasto solo io». Roberto Salis ha la voce bassa di chi vede allontanarsi le speranze. Ieri, il padre della 39enne militante antifascista lombarda, arrestata a margine di una manifestazione neonazista, e detenuta da quasi un anno esatto in carcere a Budapest «in condizioni degradanti», è stato ricevuto dal ministro degli Esteri Antonio Tajani e successivamente dal responsabile della Giustizia Carlo Nordio.
Con lui c’era uno dei due legali della figlia, l’avvocato Eugenio Losco: «È andata peggio di quanto ci aspettassimo. Nessuna collaborazione, abbiamo presentato le nostre istanze, ma ci è stato detto che non possono essere accolte». La richiesta è quella ripetuta più volte in queste settimane di mobilitazione: arresti domiciliari in Italia, in virtù di una normativa europea del 2009, o almeno in Ungheria, presso gli uffici dell’ambasciata italiana. «Credo che invece resterà in carcere a lungo», ha detto visibilmente amareggiato. «Ci hanno ricevuto in momenti separati. Non vedo malafede in questo atteggiamento, ma un metodo di lavoro inaccettabile, con il solito rimpallo di competenze, e mia figlia in mezzo».
La vicenda di Ilaria Salis è approdata anche a Strasburgo. La Commissione europea ha dato segni favorevoli all’ipotesi dei domiciliari: «Sarebbe in linea con le conclusioni del Consiglio sulle misure alternative alla detenzione, che dovrebbero essere valutate, se appropriate al caso», ha detto Mairead McGuinnes, che rappresentava la Commissione nell’aula dell’Europarlamento, mentre fuori il Pse organizzava un flash mob per Ilaria Salis.
L’eurodeputata Enyko Gyori, della destra ungherese di Orbán, ha dichiarato invece che la «criminale» italiana ha «mentito sulle condizioni di detenzione». Secondo le autorità ungheresi, peraltro, c’è (almeno) un terzo italiano coinvolto negli scontri avvenuti a Budapest un anno fa. Il giovane, originario del Milanese, è destinatario di un mandato di cattura internazionale non ancora eseguito, in quanto irreperibile da fine novembre (potrebbe essere in Piemonte, «protetto» dalla rete locale dei movimenti anarchici). Il provvedimento è stato «inserito» negli archivi Interpol dall’Ungheria successivamente a quello che il 21 novembre aveva portato ai domiciliari Gabriele Marchesi, il 23enne coindagato della Salis, su cui pende la procedura di estradizione. E non è escluso che ci possano essere altri militanti italiani coinvolti.
Se vuoi restare aggiornato sulle notizie di Milano e della Lombardia iscriviti gratis alla newsletter di Corriere Milano. Arriva ogni giorno nella tua casella di posta alle 7 del mattino. Basta cliccare qui.