Mosca, tutte le prove che smentiscono la tesi degli “uomini dell’Fsb in blu” nella sala Crocus City Hall
MOSCA – Non sono soltanto i russi a non credere alla rivendicazione dell’Isis dell’attentato del 22 marzo alla Crocus City Hall nei pressi di Mosca. Se Mosca continua ad additare Kiev e l’Occidente come complici degli “estremisti islamici”, il canale bielorusso Nexta e diversi siti ucraini sostengono di aver identificato agenti dell’Fsb nei filmati degli spettatori del concerto dei Picnic in fuga dagli attentatori. “Uomini in blu” li chiamano e – a loro dire – la loro presenza sarebbe la prova di un’operazione russa sotto falsa bandiera.
Accuse incrociate
Nel fuoco di accuse incrociate, ad andare in fumo è la verità. Tanto che diversi giornalisti investigativi sono dovuti intervenire smentendo con forza ogni legame tra i presunti “cechisti in blu” con i servizi di sicurezza russi, anche con una certa irritazione per la teoria cospirativa che oramai si sta diffondendo sui social network. “Penso che la mia carriera di giornalista investigativo ora possa dirsi completa: ho condotto l’indagine più importante”, ha ad esempio commentato con sarcasmo Andrej Zakharov, reporter investigativo pluripremiato per Fontanka, Proek e Bbc Russia, autore delle primissime inchieste sulla cosiddetta “fabbrica dei troll” di Evgenij Prigozhin ) e dello scoop sulla presunta amante di Putin Svetlana Krivonogikh
“Il ragazzo alla ringhiera”
Nexta sostiene di avere notato un atteggiamento “sospetto” di alcuni uomini in jeans e maglioncino blu e poi di averne identificato almeno uno nella foto di un uomo con un attestato ottenuto in una gara a braccio di ferro a Sosenskij nei pressi di Mosca dove si trova il quartier generale dei servizi Svr. Quanto basta per Nexta per farne un “agente dell’Fsb”, soprassedendo sul fatto che l’Svr è l’agenzia di intelligence estera e l’Fsb l’agenzia di intelligence interna.
Il giornalista investigativo Zakharov lo soprannomina “il ragazzo alla ringhiera”. Insieme al giornalista Maksim Litavrin del media indipendente MediaZona, ha individuato l’uomo grazie ai servizi di riconoscimento facciale: si tratta di un laureato in Educazione Fisica di Omsk di nome Dmitrij Erokhin che lavora come insegnante nel villaggio di Shshkin Les e, scrive Zakharov, “non ha alcun collegamento con i servizi di sicurezza”.
“L’uomo sulla sedia”
C’è poi quello Zakharov e Litavrin battezzano “uomo sulla sedia” che, stando agli utenti dei social, sarebbe uno degli agenti che avrebbe arrestato i quattro attentatori tajiki nella foresta di Brjansk. Stavola a identificarlo sono stati i giornalisti di Insider.ru e Bellingcat, Roma Dobrokhotov e Christo Grozev che scrive “per quando convincente possa sembrare a occhio nudo, non sono la stessa persona”.
Per Amazon Face Recognition, scrivono, si tratta “al 100 percento” di Aleksej Druzhkov, residente della regione di Mosca, un costruttore che – come ha raccontato egli stesso in un’intervista alla Tass – era andato al concerto con la figlia. Per tralasciare il fatto che, in un altro fermo-immagine del video dell’arresto dove l’agente compare senza maschera, si nota che ha la barba, mentre l’uomo sulla sedia no.
Le teorie del complotto
Nonostante le smentite, la teoria del complotto impazza. Tanto che Zakharov ha commentato amaro: “Se siete teorici della cospirazione, è improbabile che riusciremo a convincerti. Per ogni argomento che abbiamo, avrete una controargomentazione. […] Me ne lavo le mani: si può discutere all’infinito con i teorici della cospirazione. Tutto quello che ci sta accadendo è stato da tempo esplicitato nel “Piano Dulles”: questo è evidente e chiaro a tutti”.
Un riferimento ironico a un’altra teoria del complotto, stavolta russa, su un fantomatico piano dell’allora capo della Cia Allen Dulles che durante la Guerra Fredda avrebbe suggerito di “seminare il caos in Russia” per “sovvertirne i valori” grazie alle “quinte colonne”. Certi miti sono duri a morire.