Dall'Australia alle Isole Marianne, storia di Julian Assange e di un'epopea lunga un quarto di secolo

diMarta Serafini 

Storia del fondatore di WikiLeaks e di uno dei casi giudiziari più complicati e controversi della nostra epoca

Una saga giudiziaria che si avvia al termine. E una storia lunga quasi un quarto di secolo, nonché una delle vicende più controverse della nostra epoca che ha attraversato continenti e diverse epoche.

A riavvolgere il nastro oggi è facile parlare di libertà di stampa ma la vicenda del fondatore di WikiLeaks talvolta sfugge dai contorni. Si inizia nel 1971 a Townswille nello stato australiano del Queensland dove Julian Assange nasce e si finisce stasera – in Italia saranno le 11 – davanti ad una corte delle Isole Marianne dove si dichiarerà colpevole di alcuni dei reati a lui prescritti per poter tornare finalmente un uomo libero.

In mezzo, una matassa complicata con nodi difficili da districare. Sono gli anni 90 quando il giovane Julian si impone sulla scena della dissidenza come uno degli hacker australiani più esperti. Ma non è solo uno smanettone dai capelli già bianchi. Julian vuole fare giustizia. Nel 2006 fonda WikiLeaks. L’obiettivo è pubblicare documenti riservati e rivelare al mondo segreti. Poi nel 2010, la svolta. Grazie ai file trafugati da Chelsea Manning, all’epoca un ex soldato dell’esercito americano, WikiLekas rivela al mondo i crimini di guerra commessi dall’esercito statunitense.

Tra le centinaia di file, c’è un video che mostra di un attacco con un elicottero Apache del 2007 da parte delle forze americane a Baghdad contro i civili. Un’operazione finita con 11 persone morte, tra cui due giornalisti della Reuters. Il governo degli Stati Uniti avvia un'indagine penale e Manning viene stata condannata e incarcerata per le fughe di notizie. Un’altra figura di questa vicenda che nel mentre cambierà sesso e si vedrà commutata la pena dopo svariati tentativi di suicidi. Assange l’ha manipolata e sfruttata mormorano i detrattori. Intanto, Julian diventa una star dell’attivismo: interviste, biografie, film, tutti lo vogliono. Nel novembre del 2010 WikiLeaks rilascia 250 mila cablogrammi diplomatici Usa. E’ la fuga di notizie più grande che una superpotenza ricordi. Il Pentagono viene messo a nudo.

Nello stesso periodo inizia l’epopea giudiziaria. Assange non è più solo un attivista e un hacker. Ora è un uomo accusato di stupro in Svezia. In quel periodo si trova a Londra. E il tribunale sentenzia: può essere estradato in Svezia. Il timore è che Stoccolma sia solo la prima tappa per Washington. Per Julian diventa fondamentale trovarsi un’exit strategy. Sono gli stessi anni cui Edward Snowden – whistleblower del Datagate – si rifugia a Mosca. Assange sceglie invece di rinchiudersi in esilio nell’ambasciata ecuadoriana di Londra. E’ qui che conoscerà la sua attuale moglie Stella Moris, madre dei suoi figli. Ed è qui che Assange diventerà il simbolo di un mondo che costringe a vivere rinchiusi i paladini della libertà di informazione. Intellettuali e artisti fanno la fila per andarlo a trovare. La vita da braccato però è complicata e costosa, il cerchio si stringe, la raccolta fondi langue. Ci vuole un nuovo colpo per portare WikiLeaks alla ribalta.

Nel 2016 vengono pubblicate le mail di operatori del partito democratico in vista delle elezioni presidenziali americane. I pubblici ministeri statunitensi muovono nuove accuse: le e-mail sono state rubate dall’intelligence russa e fanno parte di un’operazione per interferire nelle elezioni per conto di Donald Trump. Assange diventa sempre più controverso.

Nel 2017, le autorità svedesi ritirano le accuse, ma il suo mandato di arresto nel Regno Unito per aver saltato un’udienza per la libertà su cauzione resta valido. Passano altri due anni in cui i rapporti con il governo ecuadoriano stanco dei suoi capricci e sotto pressione peggiorano fino a quando nel 2019 Quito ritira l’asilo politico. Assange non può più stare in ambasciata e viene arrestato.

Gli Stati Uniti ne chiedono l’estradizione e formalizzano 18 accuse, tra cui quella di aver convinto e incoraggiato Manning a rubare documenti coperti da segreto militare. Se colpevole rischia 175 anni di carcere. Assange è diventato il nemico numero uno dell’amministrazione Trump che grida al mondo di volerlo processare e rinchiudere per sempre. La Cia sotto Pompeo ordisce addirittura un piano per rapirlo e ucciderlo.

Morale, il fondatore di WikiLekas viene rinchiuso nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, dove viene guardato a vista. La sua salute fisica e mentale peggiora. «E’ a rischio suicidio», dicono famigliari e amici mentre la moglie Stella Moris guida la campagna legale e politica per la sua liberazione. Nel 2021 arriva la batosta: un tribunale britannico autorizza l’estradizione negli Stati Uniti. Udienze, appelli, controappelli, si arriva all’inizio di quest’anno quando l’imputato ottiene il diritto di fare ricorso. Ed è allora il vento inizia a soffiare in direzione favorevole. Ad aprile, il presidente statunitense Joe Biden annuncia di star prendendo in considerazione le richieste dell’Australia di ritirare il caso. Le voci parlano di un accordo. 

Ad un’amministrazione democratica che cerca la rielezione non conviene avere Assange alla sbarra e imbastire un processo che di fatto si sarebbe tradotto in un processo sul primo emendamento. Inoltre, il primo ministro australiano, il laburista, Antony Albanese si spende per il suo concittadino. Bisogna fare presto, soprattutto prima che Trump torni alla Casa Bianca.

Oggi nelle isole Marianne settentrionali Assange si dichiarerà colpevole. I pubblici ministeri hanno concordato una condanna a cinque anni, ma hanno detto che il tempo già scontato in una prigione britannica verrà conteggiato ai fini di questa condanna. Facile che Julian torni libero già domani e faccia ritorno in Australia. «Potrà godersi una vita normale con la sua famiglia e sua moglie Stella», ha dichiarato il padre John Shipton. «La prima cosa che faremo sarà andare in campeggio coi bambini», ci ha raccontato pochi giorni fa la moglie Stella che ha aggiunto: «prima di tutto deve curarsi e ristabilirsi». Come dire che difficilmente riprenderà a fare attivismo, politica e giornalismo. Ma chissà che Assange non abbia davvero sette vite come quel gatto rinchiuso con lui dentro l’ambasciata ecuadoriana che i suoi fan hanno imparato ad amare.

25 giugno 2024

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