Bonus mamme lavoratrici, congedo parentale retribuito all’80%, aumento del bonus nido. Sono le tre principali misure inserite dal governo Meloni nella legge di Bilancio 2024 con l’obiettivo di favorire la natalit�. Che in Italia � in crisi da decenni: basti pensare che nel 2022 siamo scesi a 393mila nascite mentre nel 2023 le proiezioni indicano che potrebbero scendere ancora, assestandosi intorno alle 382mila. I sondaggi fotografano un Paese poco o per niente pronto a invertire la tendenza: il 51% delle persone tra i 20 e i 40 anni non � interessato a diventare genitore mentre un ulteriore 28% un figlio lo vorrebbe ma prevede che non sar� possibile (rapporto Coop 2023).
L’Italia? Non fa più figli: chi non ne vuole e chi non può averne
Met� degli under 40 italiani non ne vuole e un altro 28% �vorrebbe ma non pu�. Insufficienti gli incentivi del Governo. Soluzione? I modelli di Svezia e Germania: congedi, asili, conciliazione famiglia-lavoro

Difficile che le nuove misure invertano questa curva. Perch� ad avere diritto al bonus mamme lavoratrici sar� il 6% delle donne italiane secondo le simulazioni; perch� il mese di congedo parentale all’80% potr� averlo chi termina quello obbligatorio dopo il 31 dicembre 2023; perch� l’aumento del bonus nido andr� ai genitori di figli nati dopo il 1 gennaio 2024 a patto per� che abbiamo gi� un altro figlio minore di dieci anni e un Isee inferiore ai 40mila euro. Una serie di paletti, insomma, che restringono molto il campo di chi potr� usufruire di questi strumenti.
�Per uscire dal guado in cui si trova il nostro Paese abbiamo bisogno di ben altro: quelli del governo, anche se positivi, sono piccoli passi. A noi servono grandi balzi coraggiosi�, afferma Adriano Bordignon, presidente del Forum delle associazioni famigliari. Che elenca possibili linee di intervento: �Bisognerebbe agire sugli aspetti monetari: l’assegno unico dovrebbe essere pi� ricco e svincolato dall’Isee. Che a sua volta andrebbe riformulato: per come � strutturato non � adeguato a misurare il livello di benessere in una famiglia�. Poi serve una pianificazione di lungo periodo che aiuti chi vive delle difficolt� che precludono le possibilit� di formare una famiglia a superarle: �Penso in particolare - spiega - ai giovani e alle donne. I primi diventano autonomi tardi, le seconde subiscono un divario occupazionale e sono meno retribuite. Servono politiche di conciliazione che passino attraverso welfare aziendali, territoriali e la condivisione dei compiti di cura all’interno della coppia. Solo cambiando l’intero ecosistema italiano riusciremo a sostenere la natalit�.
La nuova Legge di Bilancio, invece, �pi� che per la natalit� � un provvedimento per le famiglie: c’� poco spazio per influenzare le intenzioni di fecondit� dei giovani perch� si rivolgono a donne che hanno gi� un contratto a tempo indeterminato e non aiutano le coppie senza figli ad acquistare la prima casa�. � il giudizio di Elisa Brini, ricercatrice in demografia all’universit� di Firenze, che guarda all’estero per individuare modelli virtuosi. E ne indica due: Svezia e Germania. �La Svezia ha una lunga tradizione di politiche famigliari, le cui fondamenta sono state gettate negli Anni 30: il congedo parentale viene offerto a entrambi i genitori, sono garantiti trasferimenti finanziari e un’ampia copertura ai servizi di assistenza per l’infanzia. L’obiettivo non era quello di aumentare la natalit�: � stata una conseguenza di politiche volte a migliorare l’uguaglianza di genere, sia per quanto riguarda la presenza delle madri nel mercato del lavoro, sia per il diritto dei padri di prendersi cura dei figli�, spiega. In Germania invece �la riforma pi� consistente � del 2007, quando � stato approvato un pacchetto di misure per facilitare la conciliazione famiglia-lavoro che ha visto, sulla stregua del modello svedese, l’espansione di strutture per i bimbi sotto i tre anni e l’aumento del congedo parentale per i genitori�.
Il ritardo dell’Italia nello sviluppo di una valida strategia a sostegno della natalit� potrebbe, per�, rivelarsi paradossalmente un punto a favore. �Possiamo guardare ai Paesi che hanno politiche efficaci e anni di interventi alle spalle, vedendo quindi cosa ha funzionato e cosa no e provando a capire come applicare il meglio delle esperienze altrui in Italia�, ragiona Lorenzo Bandera, direttore editoriale di Secondo Welfare, laboratorio di ricerca e informazione dell’Universit� di Milano che studia e racconta come cambia il welfare italiano (e, tra le altre, ha condotto anche una ricerca che confronta dati italiani ed europei sul tema). Senza mettere da parte ci� che gi� abbiamo realizzato. A cominciare dall’assegno unico che per Bandera �� uno strumento ottimo, ma va aggiornato. Sia nel 2023 sia nel 2022 i fondi destinati a questo bonus non sono stati interamente spesi: questo perch� non tutti sanno di averne diritto e bisogna comunque farne richiesta. Il primo passo sarebbe renderlo universale e automatico: fermo restando il maggiore sostegno a chi ne ha pi� bisogno, se vogliamo combattere la denatalit� deve passare il messaggio che avere figli � un valore indipendentemente dall’Isee�.
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23 febbraio 2024 (modifica il 23 febbraio 2024 | 12:30)
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