Luned� 9 marzo 2020, una data che nessuno potr� dimenticare. E che nella sua prima pagina del 10 marzo il Corriere della Sera ben sintetizza con cinque parole: �Ora � chiusa tutta l’Italia�. Il Paese quel giorno si � fermato, bloccato dalla morsa del Covid. Niente scuole, uffici, negozi. Niente sport, divertimento, svago. All’improvviso la vita di ognuno di noi � cambiata radicalmente, preda di un nemico invisibile e feroce. Un nemico che non ha lasciato scampo a migliaia di persone. Ha ucciso giovani e anziani, uomini e donne. Ha lasciato segni indelebili in molti di noi, danni fisici e psicologici. Ci ha reso tutti pi� fragili, questo � innegabile. Allo stesso tempo ci ha dato per� la forza della reazione, la consapevolezza che nulla dura per sempre e che bisogna saper affrontare anche le crisi pi� gravi per poterle risolvere.
9 marzo 2020, Italia in lockdown. Fiorenza Sarzanini: «Il Paese era impreparato, con troppe falle. Non è cambiato molto»
Oggi in regalo in edicola con il �Corriere� le prime pagine storiche: dall’esordio al regicidio, all’11 settembre. La vicedirettrice ricorda il giorno in cui, a causa del Covid, � stata �chiusa tutta l’Italia�, come sintetizz� il nostro titolo di apertura

L’avevamo sottovalutato quel maledetto virus. Le notizie provenienti dalla Cina ci facevano quasi sorridere. Inizialmente le avevamo trattate pensando all’ennesima epidemia scoppiata dall’altra parte del mondo che mai avrebbe potuto colpirci, tantomeno con questa forza distruttiva. Wuhan — come scrive Barbara Stefanelli nell’editoriale — nessuno sapeva dove fosse, figuriamoci il suo mercato che tutto avrebbe originato. Anche quando abbiamo scoperto che una coppia di cinesi — gi� malata — era andata in giro per il nostro Paese e aveva infettato centinaia di persone, abbiamo creduto di poter tenere tutto sotto controllo. E invece la situazione era gi� fuori controllo in Lombardia, dove non si � compreso che cosa stava accadendo e negli ospedali nessuno aveva pensato di isolare gli infetti, dunque chi era gi� malato attendeva insieme a chi stava bene di essere visitato, senza preoccuparsi di tenere al riparo chi poteva salvarsi e invece non ce l’ha fatta.
I camion militari che portano via le bare da Bergamo sono l’immagine di questa pandemia, ma ancor di pi� lo � papa Francesco che, da solo, in una piazza san Pietro spazzata da un vento gelido celebra la messa pasquale. E poi le conferenze stampa notturne del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, i ragazzi che seguono le lezioni scolastiche da casa davanti al computer, gli studenti universitari che si laureano collegati dalla propria camera da letto, i medici e gli infermieri stremati, i malati intubati e tenuti per giorni in posizione prona. Bisognerebbe far tesoro di quello che � successo prima, durante e dopo il Covid. Perch� troppe sono state le sottovalutazioni, le omissioni e i ritardi. L’Italia ha scoperto soltanto quando gli ospedali erano ormai troppo affollati e le strutture sanitarie praticamente al collasso di non avere un piano pandemico per fare fronte alle emergenze. Non abbiamo mai prodotto mascherine e per riuscire a reperirle ci sono volute settimane. Mentre i malati affollavano i reparti ci si � resi conto della mancanza di guanti sterili, del materiale di protezione per il personale e i degenti. Non c’erano i respiratori, i ventilatori. � stata la carenza pi� grave, non � stata l’unica. A mancare davvero erano medici e infermieri costretti, dagli organici ridotti, a turni massacranti per far fronte a un numero impressionante di ricoveri.
La situazione non � purtroppo cambiata. Il sistema sanitario ha ancora troppe falle, la dimostrazione pi� evidente ed eclatante sono le liste di attesa che costringono i cittadini a peregrinare tra le Regioni per riuscire a sottoporsi a una visita o a un esame diagnostico. � trascorso oltre un anno dalla fase dell’emergenza, eppure il sistema continua a essere in affanno. Il ministro della Salute Orazio Schillaci ha dovuto ammettere che rispetto alle piante organiche �mancano 4.500 medici e oltre 10.000 infermieri�. Quali siano le conseguenze lo ha descritto in maniera eloquente l’ultimo rapporto dell’Anac, l’autorit� anticorruzione. Per far fronte ai �buchi� tra il 2019 e il 2023 sono stati spesi 1,7 miliardi. Soldi pagati ai cosiddetti �gettonisti� e al personale impiegato attraverso cooperative e altre associazioni che certamente non garantisce la professionalit� di chi invece ha un regolare contratto, ma soprattutto provoca esborsi esagerati anche rispetto al risultato.
Ma come � possibile accettare una situazione tanto degradata? L’Italia pu� vantare eccellenze in numerosi settori, Sanit� compresa. Ha scienziati di altissimo livello, strutture all’avanguardia. Perch� non si decide di sfruttare queste potenzialit�? La sensazione � che manchi un progetto di lunga scadenza e la conferma l’abbiamo avuta con il taglio dei fondi per la cura dei disturbi alimentari. Ci sono oltre 3 milioni di malati, abbiamo avuto pi� di 4 mila morti. � una piaga che colpisce soprattutto i giovani. Eppure il governo ha scelto di non investire nelle strutture che possono far guarire i ragazzi, assistere le loro famiglie. Anzi, ha scelto di risparmiare proprio su quella �voce� che pi� aveva bisogno di interventi. L’ultimo tassello mancante in un puzzle — quello del sistema sanitario — che non si riesce a comporre. Una inefficienza inaccettabile per un Paese civile, una carenza grave che non possiamo pi� permetterci.
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20 marzo 2024 (modifica il 20 marzo 2024 | 09:21)
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