TORINO Salvatore Gallo tra Sanità, autostrade e figli in politica. Come è nata la rete di «Sasà»

diPaolo Coccorese

Indagato negli Anni 80, fedele alla sinistra nelle sue varie incarnazioni, «Sasà» è uomo di relazioni. Con la fissa di «tramandare» il suo impero

Ora che i vertici torinesi del Pd sono pronti a ritirargli la tessera e a buttarlo fuori dal partito di cui è stato uno dei capibastone più influenti negli anni del sindaco Piero Fassino, Salvatore Gallo deve aver pensato alla sua prima vita politica conclusasi, anche quella, con un’inchiesta giudiziaria. 

Fine anni Ottanta, allora «Sasà», 85 anni, già manager Sitaf, indagato per estorsione, peculato e violazione della normativa elettorale nell’inchiesta Echidna sugli interessi della ‘Ndrangheta sull’autostrada A32 Torino-Aosta, è un pezzo grosso del Partito Socialista. L’ex presidente dell’ospedale San Luigi di Orbassano, consigliere comunale in Sala Rossa, fedelissimo di Giusi La Ganga e di Bettino Craxi, è travolto dalle indagini sugli appalti, sui favoritismi e sulle tangenti all’interno della struttura sanitaria.

Gallo è sempre stato un uomo dei due mondi. Quello della sanità pubblica e quello dei caselli autostradali. Entra in Sitaf, la società del traforo del Frejus e concessionaria dell’A32, ai tempi del padre-padrone Franco Froio, l’amministratore delegato, poi messo all’angolo dai magistrati, che, in quegli anni, aveva offerto una seconda chance (e un lauto stipendio) ai tanti politici dei diversi schieramenti lambiti dalle indagini. Sasà si muove bene e in pochi anni diventa direttore del personale, poi presidente della Sitalfa. Sulla sua scrivania passano i dossier dei lavori milionari, ma anche le raccomandazioni per le assunzioni. Gallo è un abile regista e un uomo di relazioni. Con un piede costante nella politica.

Quando molti degli ex socialisti si spostano a destra, Gallo tira dritto e si accasa alla Margherita e poi nel futuro Partito Democratico. La sua ascesa è legata al «periodo di Porta Palazzo», quando si fa in quattro per far eleggere Sergio Chiamparino

Calabrese di origine, il suo habitat sono quelle periferie sempre più distanti dalla sinistra, dove lui costruisce la sua fitta ragnatela. I suoi nemici all’interno del partito lo chiamano il «signore delle tessere e dei telepass gratis»

Le prime corrispondono al pesante bacino di preferenze che è in grado di orientare ad ogni votazione, come quelle per le amministrative o per le primarie decisive per le sorti dei segretari. Le seconde, le carte per il pedaggio, sono il marchio di fabbrica di un sistema che coinvolge medici, giornalisti, avvocati, dirigenti del Comune. È costruito intorno alla sua associazione IdeaTo, sigla della sua corrente, braccio armato dell’altro grande vecchio del partito sotto la Mole: Giancarlo Quagliotti, coordinatore politico per la campagna elettorale di Piero Fassino, già presidente di una controllata della Sitaf e, anche lui, alle prese in passato con le indagini per affari e politica.

La politica poi è un affare di famiglia da tramandare come se fosse un'eredità. Nel 2011, scomodando i pezzi grossi da Roma, per far nominare assessore comunale il primo figlio. Stefano, classe 1976, entra nella giunta di Fassino con delega allo sport, dopo averlo fatto eleggere con il record di preferenze. L’esperienza per il giovane non è così gratificante, il primogenito sembra non avere la tempra e oggi lavora, ricoprendo un ruolo manageriale, in un ospedale pubblico. 

Nel 2014, invece, è eletto per la prima volta in Regione il più giovane dei Gallo. Si chiama Raffaele, classe 1979, si fa notare per i modi cordiali e per la competenza. Rieletto nel 2019, oggi è capogruppo regionale dei Democratici all'opposizione e, fino a pochi giorni fa, era il capolista in pectore alle prossime elezioni. Anche se non è indagato, oggi, sabato, ha deciso anche lui a rinunciare alla corsa su pressioni dei vertici del Pd per via dell’inchiesta che vede protagonista il padre.  

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7 aprile 2024 ( modifica il 7 aprile 2024 | 12:54)

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