Putin, le «condizioni» e le altre minacce dei leader: la pace sparisce dai discorsi di fine anno

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di Paolo Valentino

Dall’Ucraina a Xi (e Netanyahu): annullato lo spazio per i negoziati

Putin, le «condizioni»  e le altre minacce dei leader: la pace sparisce dai discorsi di fine anno

Filippo Grandi, l’Alto Commissario dell’Onu per i rifugiati, osserva che la pace da augurarsi per il 2024 �deve essere giusta�. Il che significa �una pace con diritti economici, sociali, politici per tutti; una pace con Stato e cittadinanza per quelli che se la vedono negata; una pace con la fine dell’esilio per tutti coloro che hanno perso le loro case�.

Parole in perfetta sintonia con quelle del Presidente Mattarella , quando avverte che volere la pace �non � indifferenza rispetto a ci� che accade�, atteggiamento che �sarebbe ingiusto e anche spregevole�, ma significa invece �respingere la logica di una competizione permanente fra gli Stati, che mette a rischio le sorti dei rispettivi popoli�.

E invece � proprio qualsiasi riferimento sostanziale alla ricerca di una pace giusta, che � mancato nei discorsi di fine d’anno di alcuni degli attuali protagonisti della politica mondiale. � bene subito precisare che si tratta di leader in posizioni politiche e morali affatto diverse, anzi contrapposte: Vladimir Putin � un aggressore imperialista che ha violato con le armi l’integrit� territoriale di una nazione, contestandone il diritto a scegliersi sovranamente il proprio destino. E il leader cinese Xi Jinping � un autocrate, anche lui intento a perseguire un progetto imperiale di annessione di uno Stato sovrano.

Al contrario, il presidente ucraino Volodymyr Zelesnky e il premier israeliano Benjamin Netanyahu sono due leader democraticamente eletti, costretti a reagire, il primo a una guerra totale di aggressione scatenata dal Cremlino, il secondo al pi� mortale attacco contro Israele dai tempi dell’Olocausto. Ma questa differenza sostanziale non pu� impedirci di notare i contenuti carichi di minacce, le promesse di prosecuzione della guerra e le allusioni a derive violente, che poco o nulla fanno intravedere in termini di tregue, massicci interventi umanitari, cessate il fuoco, men che meno negoziati per l’anno che verr�.

Le minacce di Putin

La retorica di Putin cambia rispetto allo scorso anno, quando chiaramente in difficolt� aveva definito la guerra in Ucraina �una lotta esistenziale� per la Russia. Ora, rafforzato dallo stallo dell’offensiva di Kiev, da un’economia in crescita e dal pieno controllo della situazione interna, il capo del Cremlino celebra i suoi soldati chiamandoli �eroi� e avverte: �Abbiamo provato ancora una volta che possiamo risolvere i problemi pi� difficili e non arretreremo mai, poich� non c’� forza che possa dividere i russi�.

Poi, un giorno dopo avere ordinato il pi� massiccio e devastante attacco di droni contro l’Ucraina dall’inizio del conflitto, Putin fa una finta apertura : �Non abbiamo alcun desiderio di combattere per sempre. Ma non abbandoneremo nemmeno le nostre posizioni�, dice visitando un ospedale. Per Putin la pace non � giusta per definizione: �Anche noi vogliamo che il conflitto finisca al pi� presto, ma solo alle nostre condizioni�.

La replica di Zelensky

Non c’� da stupirsi che Volodymyr Zelensky risponda a tono: �L’anno prossimo il nemico subir� le devastazioni della nostra produzione interna�, promette nel discorso alla nazione il presidente ucraino, sicuro che nel 2024, grazie a un milione di droni aggiuntivi fatti in casa e soprattutto ai caccia F-16 americani finalmente operativi, i russi �vedranno qual � la nostra ira�. Ma Zelensky fa intravedere in filigrana la sua preoccupazione, quando esorta gli alleati occidentali a mantenere il loro sostegno, a dispetto dei segnali di stanchezza che emergono fra di loro.

Xi prospetta l’annessione

Il caso Xi Jinping � diverso. Il leader di Pechino parla a futura memoria, anche se non perde l’occasione per mandare un messaggio augurale a Putin, a conferma di un sodalizio sempre pi� strategico: �Di fronte alle turbolenze internazionali i rapporti tra Cina e Russia hanno mantenuto uno sviluppo sano e stabile�. Ma il cuore del discorso del presidente cinese � l’avvertimento a Taiwan: la sua �riunificazione alla Madrepatria � una inevitabilit� storica�. E i �compatrioti� su entrambe le rive dello Stretto �devono essere legati da un obiettivo comune e condividere la gloria della rinascita nazionale�. Xi glissa sui tempi, aspetta le elezioni del prossimo 13 gennaio nell’isola per sapere se ci sar� al governo di Taiwan un interlocutore pi� malleabile. Ma la direzione di marcia � l’annessione. E il Dragone non ha mai escluso l’eventuale uso della forza.

Netanyahu contro le �pressioni�

Benjamin Netanyahu invece non lascia spazio a interpretazioni, la campagna di Israele a Gaza continuer� per mesi, con tutto quello che questo comporta in termini di distruzione e rischi di catastrofe umanitaria: �Per conseguire la vittoria assoluta � necessario pi� tempo�, dice il premier israeliano, che rivendica il merito di �aver resistito alle pressioni internazionali per fermare la guerra prima del conseguimento di tutti i nostri obiettivi�.

Se � comprensibile lo scopo di annientare l’organizzazione terroristica, non lo � affatto che Netanyahu resista per� anche alle pressioni, soprattutto americane, per definire uno scenario per il dopo-Hamas, dove un nuovo e legittimo partner palestinese assicuri il governo della striscia. Joe Biden, lo ha rivelato Tom Friedman sul New York Times, glielo ha perfino gridato pi� volte nelle loro conversazioni telefoniche riservate: �Ma se Netanyahu continuer� a rifiutare perch� politicamente non � il momento giusto per lui — avverte Friedman in un articolo chiaramente ispirato dalla Casa Bianca —, presto Biden sar� costretto a scegliere fra gli interessi dell’America e quelli personali di Netanyahu�.


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2 gennaio 2024 (modifica il 2 gennaio 2024 | 07:11)

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