Il procuratore della Corte penale internazionale: «Mandato d'arresto per Netanyahu e Sinwar»

La formula iniziale è già abbastanza per far sobbalzare il premier Benjamin Netanyahu, il seguito toglie la sedia da sotto all'intera politica israeliana, anche se i primi nomi e primi reati pronunciati e citati nell'atto sono quelli di Yahya Sinwar, Mohammed Deif e Ismail Haniyeh, i tre capi di Hamas, per «crimini contro l'umanità e di guerra». Gli stessi contestati a Netanyahu e a Yoav Gallant, il ministro della Difesa, ovviamente per azioni diverse.

Khan spiega che le indagini e le accuse ai palestinesi sono incentrate sui massacri del 7 ottobre dello scorso anno nei villaggi a sud di Israele: «Sterminio, omicidio, presa di ostaggi, violenza sessuale, tortura», sono alcuni dei delitti che imputa ai leader dell'organizzazione, quasi otto mesi fa 1.200 israeliani sono stati uccisi e oltre 240 rapiti. Sinwar è il pianificatore degli attacchi, Deif – soprannominato il fantasma – è il comandante delle truppe irregolari fondamentaliste, Haniyeh – considerato da parte della comunità internazionale come un dirigente politico – è accusato di essere responsabile quanto gli altri.

Il premier e il ministro della Difesa israeliani entrano nel dossier per le modalità dell'offensiva ordinata dopo le stragi: «Denutrizione come strumento di guerra, sterminio, persecuzione, assassinio, aver diretto intenzionalmente attacchi contro la popolazione civile». Il procuratore riconosce che «Israele ha il diritto come ogni Stato a difendersi, questo diritto non lo assolve dal rispettare la legge umanitaria internazionale». Parla di «assedio totale imposto su Gaza per lunghi periodi e in seguito di limiti arbitrari all'ingresso di materiali».

Il documento si concentra «sulla privazione sistematica dei mezzi per la sopravvivenza» più che sulle operazioni militari, i palestinesi uccisi hanno superato i 35 mila, secondo il ministero della Sanità nella Striscia che non distingue tra civili e combattenti. Le considerazioni finali sono più generali: «Dobbiamo essere chiari su una questione fondamentale, se non dimostriamo la nostra volontà di applicare la legge in modo equo, se viene vista come selettiva, creeremo le condizioni per il suo crollo».

Gli israeliani reagiscono contro la decisione, anche gli avversari di Netanyahu. Una fonte del governo la definisce «ipocrita e una vergogna internazionale», il ministro degli Esteri riunisce subito una «squadra d'emergenza per questa nuova guerra». Yair Lapid, a capo dell'opposizione, riconosce «il disastro politico» ma ribadisce: «Non possiamo accettare il paragone tra Netanyahu e Sinwar». Come pure dichiara Benny Gantz, che pochi giorni fa ha posto un ultimatum al premier «perché cambi rotta, altrimenti portiamo la nave Israele a sfracellarsi sulle rocce»: «Quello della Corte è un crimine storico che non scomparirà». I ministri messianici e oltranzisti come Bezalel Smotrich e Itamar Ben-Gvir definiscono i magistrati «antisemiti» e incitano Netanyahu ad andare avanti con l'invasione di Gaza.