Milan, per Fonseca contratto di 3 anni. Quando arriva il nuovo allenatore
Dopo l'annuncio della separazione da Stefano Pioli, il Milan ora guarda al futuro con Paulo Fonseca, il suo successore (salvo colpi di scena). Per il portoghese un triennale a 3 milioni a stagione e il compito di conquistare stima e fiducia dell'ambiente
Come le porte girevoli degli alberghi: uno entra, l’altro esce. Così è la vita, così è il calcio. Per un allenatore che saluta e va per la sua strada, eccone un altro che arriva e prende il suo posto. Il Milan volta pagina: chiusa ufficialmente l’era Stefano Pioli, il club rossonero si prepara ora ad accogliere il suo successore, che a meno di colpi di scena sarà Paulo Fonseca.
Il portoghese, 51 anni, liberatosi dal Lille di Ligue1 in questi giorni, avrebbe definitivamente superato la concorrenza e convinto il board rossonero, da Cardinale in giù. Il «profilo internazionale» cercato dai dirigenti rossoneri è quindi lui: ha già allenato in più campionati, incluso il nostro, fra 2019 e 2021 alla Roma, ottenendo un quinto e un settimo posto. L’annuncio non sarà immediato, forse a giugno, ci vorrà ancora qualche giorno per risolvere gli ultimi nodi burocratici.
La verità è che il suo nome non scalda i tifosi, che avrebbero preferito un tecnico più esperto come Antonio Conte o più cool come Roberto De Zerbi. Starà quindi a lui risalire la corrente e conquistarsi la stima e la fiducia dell’ambiente, esattamente come ha fatto Pioli all’inizio della sua avventura nell’ottobre del 2019, quando fu accolto con la tempesta social del #pioliout, dopo il no di Luciano Spalletti, per poi arrivare a essere un idolo due anni e mezzo più tardi, dopo la conquista dello scudetto. Una mano a Fonseca potrebbe arrivare dal mercato, con l’ingaggio di quei due-tre innesti chiave che al suo predecessore sono mancati maledettamente: un attaccante (Guirassy dello Stoccarda è ora in prima fila, costa 17 milioni), un mediano di piede e di gamba come Fofana del Monaco, infine un centrale difensivo di livello o meglio due, per iniziare a sistemare un reparto che ha fatto acqua da tutte le parti.
Il modulo tattico non cambierà, alternandosi come adesso fra 4-2-3-1 e 4-3-3. Fra gli incassi della nuova Champions e un’eventuale cessione di peso (Hernandez, Maignan e Bennacer gli indiziati principali) il budget consentirà di rafforzare la squadra come serve. Il portoghese, amante dei cavalli e della batteria, firmerà un contratto di tre anni a 3 milioni di euro a stagione.
Il futuro è adesso. Ma prima, c’è un addio da onorare. Milan-Salernitana di stasera per la classifica non conta più nulla, ma da un punto di vista emotivo sarà una serata forte. Pioli saluterà San Siro per l’ultima volta, dopo un’avventura lunga quattro anni, conclusa in maniera amara, ma che ha regalato gioie e successi, dopo troppi anni di feroci delusioni. Non solo: sarà l’ultima volta anche per Olivier Giroud e Simon Kjaer, due dei simboli dello scudetto 2021-22. È la fine di un’era.
E infatti allo stadio è previsto il pienone, settantamila persone, come nelle notti di Champions: nessuno ha voluto mancare. Nel primo tempo resteranno in silenzio portando avanti lo sciopero del tifo, per poi tornare a farsi sentire nel secondo. Qualche lacrima, c’è da giurarci, scenderà. E magari a commuoversi saranno anche i tanti che negli ultimi mesi hanno chiesto la testa dell’allenatore, che ha sì commesso diverso errori, ma che non può essere l’unico responsabile per una stagione sotto le aspettative, nonostante il secondo posto e la quarta qualificazione consecutiva alla Champions. «Il Milan e Stefano Pioli comunicano che nella prossima stagione non proseguiranno insieme, intendendo interrompere il rapporto professionale che li lega da ottobre 2019» recita il comunicato ufficiale emesso ieri dal club, che sottolineandone la «professionalità» e «l’umanità» ha ringraziato l’allenatore «per uno Scudetto che resterà indimenticabile».
Il ciclo era finito. Lo sapeva il Milan e lo sapeva anche Pioli, che paga soprattutto i sei derby persi di fila, il vero peccato originale. Al suo successore il compito di fare meglio. Non sarà facile.