Evan Gershkovich, giornalista del WSJ detenuto in Russia, libero oggi
Nelle ultime ore in Russia sono spariti dai radar diversi detenuti e ora sarebbe in corso un importante scambio di prigionieri in corso tra Mosca e Washington. Tra i coinvolti, ci sarebbe anche il reporter del Wall Street Journal Evan Gershkovich
Il giornalista statunitense Evan Gershkovich, condannato in Russia a sedici anni di carcere per spionaggio, potrebbe fare ritorno negli Stati Uniti oggi o domani grazie ad uno scambio di prigionieri: lo ha reso noto l'emittente televisiva Fox News. Un aereo adibito all'operazione sarebbe atterrato nelle ultime ore a Kaliningrad. Al momento, né il Cremlino né la Casa Bianca hanno rilasciato commenti in merito.
Anche il quotidiano Moscow Times parla di un imminente storico scambio di prigionieri che coinvolgerebbe fino a trenta persone da diversi Paesi. Si parla anche di Paul Wheelan, Kara-Murza e Rico Krieger, graziato ieri dal presidente bielorusso Alexander Lukashenko.
Chi potrebbe essere coinvolto nello scambio
Nelle ultime ore sono «spariti» dai radar una serie di personaggi accomunati dal fatto di essere considerati pericolosi terroristi da Mosca, e prigionieri politici dai governi e dalle organizzazioni di attivisti occidentali. Nove in tutto, raccogliendo le dichiarazioni degli avvocati.
A partire da quello che assiste Vladimir Kara-Murza, il giornalista russo con cittadinanza britannica arrestato nella primavera del 2022 per aver criticato l’invasione dell’Ucraina e per questo condannato a 25 anni di prigione. Da due giorni non ci sono contatti con lui. Come non ce ne sono con Paul Whelan, l’ex marine statunitense arrestato nel 2018 che sta scontando 16 anni per spionaggio. Tra gli altri di cui non si hanno notizia sono l’attivista per i diritti umani Oleg Orlov, accusato di aver «screditato le forze armate»; il politico dissidente Ilya Yashin; e l’artista Daniil Krinari. Nell'eventualità sempre più probabile di uno scambio, il presidente russo Vladimir Putin dovrebbe graziarli, un atto formale necessario alla liberazione.
Il precedente
L’ultimo scambio di prigionieri tra Mosca e l’Occidente risale al dicembre del 2022, quando la cestista americana Brittney Griner tornò negli Stati Uniti in cambio del trafficante d’armi Viktor Bout.
Ieri il Cremlino non ha risposto alle domande circa questa possibilità, ma da tempo è noto che Putin vorrebbe la «restituzione» di Vadim Krasikov, un agente dei servizi moscoviti attualmente detenuto in Germania per l’assassinio di un militante ceceno. A supporto dell’ipotesi dello scambio, il fatto che martedì il dittatore bielorusso Aleksandr Lukashenko ha graziato Rico Krieger, un cittadino tedesco condannato a morte per terrorismo appena dieci giorni prima. Potrebbe essere un’altra pedina nelle trattative. Nelle carceri statunitensi si trovano due cittadini russi condannati per crimini informatici.
Le liberazioni e gli scambi sarebbero il segnale che i canali diplomatici tra Mosca e l’Occidente restano aperti. Un altro segnale potrebbe venire dal prossimo vertice per la pace in Ucraina, in programma per novembre. Ieri, in una intervista a quattro testate francesi, Volodymyr Zelensky ha espresso il suo favore circa la partecipazione al summit di emissari russi: «Tutto il mondo li vuole al tavolo, e noi non possiamo essere contrari». La fine del conflitto, ha continuato il presidente ucraino, è possibile attraverso i negoziati «se Mosca lo vorrà». E si è detto ottimista sulla possibilità che, per la stessa via, il suo Paese possa recuperare i territori perduti in battaglia.