Baltico, la provocazione russa: “Rivedere i confini marittimi”. Proseguono le manovre nucleari tattiche
Tanto clamore non era forse previsto, ma di certo non dispiace. La proposta russa di rivedere i suoi confini marittimi nel Mar Baltico Orientale è rimasta online meno di 24 ore, quanto è bastato però per suscitare le dure condanne dei Paesi baltici e scandinavi che non a caso lo hanno già definito un nuovo atto di “guerra ibrida” da parte di Mosca.
Tutto è iniziato dopo che martedì, sul portale degli atti giuridici russi, è apparso un progetto di decreto preparato dal ministero della Difesa che, una volta approvato, sarebbe entrato in vigore nel gennaio 2025.
Sosteneva che le attuali coordinate geografiche dei confini marittimi intorno alle isole russe nella parte orientale del Golfo di Finlandia e al largo delle città di Baltijsk e Zelenogradsk nell’exclave russa di Kaliningrad andavano modificate perché furono approvate dal Consiglio dei ministri dell’Urss nel 1985 in base a carte nautiche della metà del XX secolo che “non corrispondono pienamente all’attuale situazione geografica”.
Dal documento però non risultava chiaro come sarebbe stata modificata la frontiera o se ci fossero state consultazioni con gli altri Stati rivieraschi del Mar Baltico. Apparentemente no.
Le reazioni di Lituania e Finlandia
Lituania e Finlandia, entrambi Stati Ue e Nato, hanno subito denunciato il progetto. “Una nuova operazione ibrida russa è in corso, questa volta nel tentativo di diffondere paura, incertezza e dubbio sulle loro intenzioni nel Mar Baltico”, ha commentato su X Gabrielius Landsbergis, ministro degli Esteri della Lituania che ha espulso l’ambasciatore russo e ridotto le relazioni diplomatiche con Mosca nell’aprile del 2022, in risposta ai presunti crimini commessi da Mosca nella città ucraina di Bucha.
“Si tratta di un’escalation evidente contro la Nato e la Ue, che deve essere oggetto di una risposta ferma e adeguata”, ha concluso. E poco dopo il suo ministero ha annunciato che avrebbe “convocato un rappresentante della Federazione Russa per ottenere una spiegazione completa” e “coordinato la sua risposta con gli Alleati”.
“Non dobbiamo dimenticare che seminare confusione significa anche avere un'influenza ibrida. La Finlandia non si lascerà disorientare”, ha invece detto ai giornalisti la ministra degli Esteri finlandese Elina Valtonen sottolineando di aspettarsi che la Russia rispetti la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare.
Il dietrofront di Mosca
Interpellato, il Cremlino si è limitato a commentare che non c’era “nulla di politico” nella proposta, rimandando al ministero della Difesa per i dettagli e osservando che “la situazione politica è cambiata significativamente dal 1985” e che “il livello di confronto, in particolare nella regione baltica, richiede i passi necessari da parte delle nostre agenzie competenti per garantire la nostra sicurezza”.
La Difesa non ha risposto alle richieste di commento, ma le tre principali agenzie di stampa russe hanno citato una non specificata fonte “diplomatico-militare” russa che sosteneva che “non c’erano e non ci sono intenzioni di rivedere l’ampiezza delle acque territoriali, della zona economica, della piattaforma continentale al largo della costa continentale e della linea di confine statale della Federazione Russa nel Baltico”. E poco dopo il documento è misteriosamente scomparso dal portale online.
Ma né le smentite né l’apparente passo indietro sono bastati a rassicurare Nato e Ue. “La Russia non può decidere unilateralmente sui nuovi confini”, ha protestato Il primo ministro svedese Ulf Kristersson. “A prima vista, sembra un’idea assurda”, ha commentato il ministro degli Esteri estone Margus Tsahkna. Più cauto il presidente finlandese Alexander Stubb: “Agiremo come sempre: con calma e basandoci sui fatti”.
Le manovre nucleari tattiche
L’episodio è comunque soltanto l’ultimo tentativo di Mosca di destabilizzare i suoi vicini dopo il lancio in Ucraina di quella che chiama Operazione militare speciale. Martedì la Russia ha anche avviato le preannunciate esercitazioni nucleari che prevedono la simulazione dell’uso di armi tattiche, pensate per il campo di battaglia a differenza delle armi strategiche destinate invece a colpire obiettivi lontani.
Per la prima volta queste armi sono state prelevate dai bunker e montate su missili mobili e su caccia bombardieri a favore di telecamera. Una prova muscolare che, come dichiarato a inizio mese, ha lo scopo di far cadere sul nascere le proposte nella Ue e nella Nato di mandare uomini in Ucraina o di autorizzare l’uso delle proprie armi per colpire il territorio russo in profondità.
Le armi nello spazio
E sempre martedì il Pentagono ha accusato Mosca di aver lanciato un’arma spaziale il 16 maggio e di averla posizionata “nella stessa orbita di un satellite del governo americano”. Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov si è rifiutato di commentare sostenendo che la Russia “agisce nel pieno rispetto del diritto internazionale, non viola nulla e ha ripetutamente sostenuto la messa al bando di tutte le armi nello spazio”.
Secca invece la smentita della portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova che martedì scorso aveva a sua volta accusato Washington di “collocare armi nello spazio e renderlo un’arena di confronto militare”.
Lo scambio di accuse arriva proprio mentre Washington e Mosca hanno proposto alle Nazioni Unite mozioni rivali sulla non proliferazione delle armi nello spazio. La Russia ha posto il veto all’iniziativa americana il mese scorso, mentre la proposta russa lunedì è stata bloccata da Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia. Un ulteriore fronte di scontro che, nel contesto del conflitto in Ucraina, non fa che aggravare le tensioni.