F1 pagelle Gp Ungheria: Piastri 10, ma McLaren 5, ha gestito male. Verstappen isterico: 4
Voti e giudizi del Gp Ungheria di F1: Leclerc trova un momento «alto», 7,5. La Red Bull non domina più e vede il vantaggio in classifica scendere: 5
La danza ungherese della McLaren — doppietta con il primo successo di Oscar Piastri — finisce in un macello interno al team, con situazioni probabilmente da regolare nel privato di Woking; Lewis Hamilton centra il podio numero 200 di una carriera che pare avere ancora molto da dire (e a Maranello lo sperano…); Max Verstappen dà di matto e precipita in una crisi di nervi; la Ferrari scopre, forse senza immaginarlo, che la realtà è meno brutta del temuto. Sì c’è «polpa» gustosa nel panino di Budapest edizione 2024 e soprattutto tra le curve dell’Hungaroring, che dettano pagelle con inattese bocciature.
Oscar Piastri: 10
Prima di tutto lui, il vincitore. A 23 anni è il più giovane australiano a diventare «race winner». Partenza perfetta dalla seconda posizione in griglia — che qui spesso è peggiore della terza —, primato conquistato e galoppata per spiegare a tutti che questo è il giorno suo. Provvede poi il team a mettergli i bastoni tra le ruote, chiamandolo sempre dopo Norris nei pit stop e condannandolo al sorpasso da parte del compagno dopo il secondo. Per radio gli promettono che la situazione sarebbe stata accomodata, ma ad un certo punto il vento della fregatura è forte, prima che la McLaren si ravveda e ordini a Norris di rallentare. Non era giusto che Oscar perdesse, ma la F1 è una gabbia di belve e le unghie bisogna sempre tenerle affilate. Ecco, Piastri dà l’idea di essere troppo un bravo diavolo: magari qualche urlaccio via radio, prima di passare per quello con l’aria da sfigato, dovrebbe tirarlo.
Lewis Hamilton: 10
Massì, diamo il massimo anche a Sir Lewis, che al massimo, di suo, va pure al volante (forse ispirato da Vasco Rossi). Duecentesimo podio, con il quarantello (di anni) in arrivo tra pochi mesi e con la cattiveria giusta per lottare contro il Verstappen inferocito che, per divorarlo, sbaglia e sfiora un crash disastroso. Lewis è il LeBron James della F1 e fa tenerezza quando nel post-gara, parlando dei due ragazzini Piastri e Norris, diventa un nonno che elogia i nipoti.

Lando Norris: 8
Per grazia del team — che giustifica le scelte favorevoli a Lando con la necessità di difendersi dalle mosse di Hamilton: spiegazione non molto convincente — rischia di vincere il 13° Gp del campionato 2024 al di là dei propri meriti. Spreca la pole e finisce tra le fauci di Verstappen, che dopo avergli restituito la seconda piazza per un «lungo» e un rientro in pista a rischio penalità lo mangia in insalata, quindi va al comando sulla spinta della strategia decisa dal muretto, che peraltro gli notifica la necessità di rendere il primato a Piastri. Qui Lando, ragazzo dalla faccia pulita, vacilla e invoca la ragion di stato: «Dobbiamo anche pensare al Mondiale piloti…» dice in radio. Sì, ma se fai incavolare il compagno, succede che ti remerà contro. Però alla fine — tutto è bene ciò che finisce bene — si redime e ubbidisce, non senza una platealità che non camuffa il malcontento. Bella comunque la carezza finale a Oscar, anche se resta l’idea che tra occhiate gentili e smorfie evidenti abbia fatto un po’ il «pretone».
Mercedes e Kimi Antonelli: 8
La W15 magari non incanterà — in qualifica Russell non ha sfangato il Q1 –— ma ha raggiunto un equilibrio e una certa solidità. Il team degli anni dominanti ha voglia di tornare e nelle lodi va aggiunto l’aver adocchiato il talento di Kimi Antonelli, italianissimo, di nuovo vincitore in F2 nel sottoclou dell’Hungaroring. Se il colpaccio di scippare Verstappen alla Red Bull non andasse a segno, il nostro ragazzino potrebbe davvero essere colui che rimpiazza il ferrarista Hamilton.
Charles Leclerc: 7,5
Nessuno come lui con le gomme dure. Charles nella schizofrenia del momento Ferrari, a volte su e a volte giù, intercetta un «high» che rincuora e che sistema il ricordo dello schianto nelle prove libere e la qualifica poco brillante. Al Cavallino sperano che Leclerc rimetta in ordine una volta per tutte le tessere di un mosaico che qualche mano malefica ha scombinato.

Yuki Tsunoda: 7,5
Sabato nel Q3 aveva sfasciato la macchina e quelli della Racing Bulls (o se preferite, Visa Cash App RB) gliel’hanno dovuta rifare da cima a fondo. Per segno di gratitudine verso la squadra, il «giap» basato a Faenza ha sfoderato una gara precisa e intensa che vale il nono posto (oltre a due punti d’oro nel Mondiale).
Sergio Perez: 7
Anche lui è uno sfasciacarrozze del sabato redento dalla gara della domenica. Già altre volte il miglior Perez è stato quello che non aveva nulla da perdere e che doveva fare il salmone per risalire il fiume di Gp complicatissimi. A Budapest il riscatto porta al settimo posto — come settima è ora la piazza occupata nel Mondiale, lui che era stato secondo: così, tanto per ricordare… — ed è un segnale per la Red Bull che ha già preparato il Black & Decker («Decisione dopo Spa», ha sentenziato Chris Horner) dopo che Sergio ha imbroccato una serie di prestazioni imbarazzanti una volta firmato il nuovo contratto.
Ferrari: 6,5
Nel labirinto dei guai, imboccato dopo Montecarlo, sembra aver trovato qualche indicazione giusta: stavolta, ad esempio, le gomme hard hanno reso molto con Leclerc. Attenzione, però: il labirinto non è ancora domato e il Minotauro è sempre in agguato. Infine, la McLaren ha sorpassato al secondo posto tra i costruttori: 338 punti contro i 322 del Cavallino.
Carlos Sainz: 6
Poca roba, stavolta, nonostante una qualifica (quarto, meglio di Leclerc) che poteva aprire una vista sul podio: Carlos ha compromesso tutto con una brutta partenza e il sesto posto è, a ben vedere, grasso che cola. Ha la testa al suo mercato e al possibile ingaggio Red Bull? Be’, con il trattamento che gli hanno riservato alla Ferrari, se così fosse lo si potrebbe capire.
RB-20: 5
Tanti indizi fanno una prova: la macchina spaccatutto d’inizio stagione sembra finita in pericolose sabbie mobili. I margini nei due Mondiali sono sempre solidi, ma si stanno riducendo in modo evidente: 76 punti tra Verstappen e Norris sul fronte dei piloti, 51 tra la RB e la McLaren su quello dei costruttori. A Milton Keynes dovrebbero rileggere la storiella della lepre e della tartaruga…
McLaren: 5
Come avere la miglior macchina, due piloti lanciatissimi e rischiare di mandare tutto al diavolo per aver gestito male e con scarsa chiarezza gli scenari della corsa. Quando il patatrac era in arrivo, e Norris, una volta ritrovatosi al comando, sembrava tentato di tirare diritto e di fare un torto al compagno, dal muretto è se non altro arrivato a Lando l’ordine perentorio di far passare Piastri. Ma Norris avrebbe potuto infischiarsene… Con altre scelte i due piloti si sarebbero trovati a lottare in condizioni più tranquille e, soprattutto, con più tempo per farlo.

Max Verstappen: 4
Da SuperMax a Isterix: Verstappen ha forse scoperto che il vero nemico è il profilo emotivo? A Budapest aveva un diavolo per capello, per una serie di ragioni: gli sviluppi della monoposto non l’hanno convinto (e per questo ha tirato botte sul volante, dopo la qualifica); il color papaya delle McLaren è diventato un incubo e pare che Max abbia giurato di non mangiare più una papaya (il frutto) in vita sua; con il team è allo «scazzo» puro, viste la sua frasaccia via radio («Non è possibile farci fregare dagli “undercut”, adesso devo rimediare ai vostri guai») e una successiva battuta del suo ingegnere («Non fare il bambino»). Urge uno stop and go: Max deve resettarsi alla svelta, se non vuole rimettere in gioco quello che pareva già deciso.