Asti, la 18enne Makka uccide il papà: «Ero stanca delle violenze che subivamo io e mia madre»

diFloriana Rullo

La giovane ha confessato. È stata lei a colpire a morte il genitore, Akhyad Sulaev, con una coltellata all'addome

Asti, la 18enne Makka uccide il papà: «Ero stanza delle violenze che subivamo io e mia madre»

L'abitazione del delitto a Nizza Monferrato

«Ho ucciso mio padre. Tutti in casa subivamo le sue violenze, soprattutto mia mamma». Dopo un'intera notte di interrogatorio Makka, 18 anni appena, è crollata confessando il delitto del padre. Un omicidio avvenuto al termine di una lite domestica.

Vittima Akhyad Sulaev, 50 anni, padre padrone che, pare, volesse avere il controllo su ogni movimento delle due donne. L'uomo è morto poco dopo essere stato colpito con un coltello all'addome nell’appartamento di famiglia in via San Giovanni, a Nizza Monferrato, nell’Astigiano. 

Comunità protetta

Sul posto sono intervenuti i carabinieri di Canelli e Nizza Monferrato ai quali sono state affidate le indagini coordinate dal pm Andrea Trucano della procura di Alessandria. 

Makka, trovata dai militari appoggiata a una parete in stato di choc, è stata subito portata in caserma dove è stata ascoltata per ore, fino a quando è crollata confessando il delitto. Ora si trova in una comunità protetta, sorvegliata dai carabinieri e dagli operatori volontari della struttura. 

Famiglia russa

Classe 2005, quasi 19enne, a detta di tutti Makka si era ben integrata nella cittadina di Nizza Monferrato. A differenza del padre, che ancora non parlava bene la lingua, lei e i suoi fratelli studiano e vanno a scuola. La famiglia russa era arrivata in Piemonte grazie ai percorsi umanitari ed erastata ben accolta da tutto il paese. Lei, primogenita, frequenta con ottimi risultati il terzo anno del liceo scientifico e, oltre allo studio, lavora di sera in un ristorante, così come anche i due genitori.

Il sindaco

I carabinieri l'hanno trovata nell'appartamento, a poca distanza dal padre ferito gravemente. Accanto, la madre e gli altri tre figli piccoli, tutti minori. «Sono dei lavoratori. Lui lavapiatti, la ragazza cameriera. Anche la mamma lavora in un locale - dice il sindaco Simone Nosenzo -. Siamo pronti ad aiutare la famiglia soprattutto con i fratelli più piccoli». 

Il movente

Un movente scatenato dalle violenze domestiche che le due donne erano costrette a subire, ormai da tempo. Nonostante non fossero mai state presentate denunce. Chi conosce la famiglia racconta di persone tranquille e riservate. Però poi, chiusa la porta dell'abitazione di via San Giovanni, le violenze  - come ha raccontato la ragazza - si perpetravano tra le mura della casa al primo piano della palazzina. 

A farne le spese, a quanto risulta, soprattutto la mamma e Makka, anche se ancora non è escluso che tra le vittime ci fossero anche i fratellini più piccoli. 

La lite e la coltellata

Ieri, venerdì 1 marzo, l'ultimo litigio scoppiato quando il padre, dopo essersi licenziato dal posto di lavoro, forse con l'intenzione di tornare in patria, ha avuto un diverbio con le due donne. Tra i motivi soprattutto i problemi economici che quella scelta, il licenziamento, avrebbe comportato. Uno scambio verbale diventato violento, si sarebbe passati dalle parole alle botte. Una situazione tale da spingere la giovane, esasperata da quanto stava accadendo alla madre, ad intervenire. 

Dal cassetto Makka ha preso un coltello e ha colpito il genitore. È bastato un solo fendente all'addome per lasciare l'uomo a terra, sul pavimento del salotto. Agonizzante. Proprio dove lo hanno trovato i soccorritori. L'uomo è morto poco dopo.

Nizza Monferrato, la 18enne Makka uccide il papà: «Ero stanca delle violenze che subivamo io e mia madre»
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Un caso che ricorda quello di Alex Pompa, il giovane che nel 2020 a Collegno, in provincia di Torino, uccise a coltellate il padre, Giuseppe, per difendere la madre nel corso dell'ennesima lite in famiglia. Il giovane colpì con 34 coltellate il padre, Giuseppe, definito come un uomo irascibile, prevaricatore, ossessivo. 

Dopo l'ennesima violenza sulla donna Alex si intromise e trafisse il genitore, servendosi di 6 coltelli uno dopo l'altro. Per i giudici di primo grado agì per "legittima difesa" durante "una lotta ingaggiata per sopravvivere". Una sentenza ribaltata dai giudici della Corte di assise di appello di Torino che invece hanno inflitto una pena, calcolata con il bilancino di precisione al netto delle attenuanti, di 6 anni, due mesi e 20 giorni di carcere per omicidio volontario.

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2 marzo 2024 ( modifica il 2 marzo 2024 | 13:34)

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