Battocletti sfuma il bronzo dopo il ricorso dell'avversaria squalificata. É quarta: cosa è successo
La giuria aveva squalificato Faith Kipyegon per una violenta spinta alla rivale Tsegay. Nadia poteva godersi un bronzo a sorpresa. La festa è durata poco. Dopo un’ora e mezza il ricorso del Kenia è stato accettato
Nadia che parla arabo e italiano con la stessa grazia e precisione, Nadia che si sta per laureare in ingegneria e architettura nella sua Trento («Quando smetto vorrei progettare edifici di legno, c’è troppo cemento in giro», Nadia che ai ritiri in altura in Kenia o Marocco preferisce la minuscola Rotzo-Campolongo sull’altipiano di Asiago perché «è un posto accogliente e non troppo alto, io la soffro l’alta montagna» in compagnia di papà-coach Giuliano che «è un po’ il mio complemento, lui vulcanico e geniale e io razionale». Nadia Battocletti da Cles, Val di Non, ieri sera è arrivata quarta nei 5 mila metri. Un risultato col brivido, una storia tutta da raccontare: la giuria aveva squalificato Faith Kipyegon per una violenta spinta alla rivale Tsegay. Nadia poteva godersi un bronzo a sorpresa. La festa è durata poco. Dopo un’ora e mezza il ricorso del Kenia è stato accettato. Si attende in mattinata l’esito del controricorso dell’Italia. Ma anche se Nadia restasse quarta e le sfuggisse il podio sognato, le sue lacrime di emozione, di gioia, la sua prestazione resterebbero nella storia di questa Olimpiade.
Una ragazza italiana (mamma Jawhara marocchina, papà trentino) che si insinua in un mondo di superdonne keniane ed etiopi che nelle ultime stagioni hanno polverizzato tutti i record del mondo dai 1.500 metri alla maratona con tempi ormai maschili. «Penso a Londra, penso a Rio e penso alle gare che vedevo in tv da bambina. Anche io dicevo: sono di un altro pianeta, è impossibile provarci con loro, fanno parte di una categoria di fenomeni. Ma non ho mai mollato, come ieri sera in gara, non ho mai smesso di credere di potercela fare a eguagliarle. E adesso spero di poter essere di esempio».
Alla gara di ieri Nadia era preparata non da mesi ma da anni, anni di successi ma anche di batoste e lacrime come quelle della finale mondiale di Budapest 2023 dove arrivò ultima e staccata. Sapeva di dover correre due gare in una, come succede spesso quando ci si batte per i titoli del fondo: 3.500 metri a scrutarsi guardinghe, 1.500 di pura follia e chiodate sui polpacci. Dopo aver preso tante botte, Nadia ha imparato a convivere con la follia, a non aver paura a rispondere ad allunghi violenti, a provare sempre a chiudere i buchi come ha fatto ieri negli ultimi 600 metri. Ha portato il (suo) record italiano a 14’31’’64 e il suo finale (2’37” l’ultimo chilometro, 59” gli ultimi 400 metri, 29” gli ultimi 200 metri) è stato da atleta africana moderna, ovvero da maratoneta in potenza con la velocità di un’ottocentista, frutto di ore di allenamento svolte non puntando a essere la numero uno in Italia ma tra le numero uno del mondo.
Quando correva, Giuliano Battocletti era un cavallo pazzo, gambe e polmoni da boscaiolo come se n’erano viste poche con una vena di inquietudine che non riusciva a trasformare in risultati. Nadia e Giuliano sul podio ci salgono assieme.
Stregati da Nadia, in una serata di atletica pazzesca non possiamo dimenticare l’ennesimo primato del mondo (6,25 metri, risultato tondo) con cui Mondo Duplantis ha vinto la sua seconda Olimpiade.